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Come insegnare l'italiano L2, material gratuiti

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Terza età ed insegnamento (parte 2): il docente

Dicembre 14, 2017 by itxstra

di Marika Romano 

Terza età ed insegnamento (parte 1): lo studente anziano

Il docente che insegna agli individui anziani deve possedere una ottima dose di empatia, disponibilità, flessibilità e molta pazienza.

Ci sono alcuni fattori da tenere in considerazione:

Udito

Gli studenti anziani hanno spesso problemi di udito perciò è importante che gli insegnanti abbiano alcuni accorgimenti e seguano alcune regole:

  • parlare chiaramente e più lentamente
  • regolare il volume di video ed esercizi d’ascolto
  • ripetere i listening un paio di volte
  • assicurarsi che non ci siano rumori che disturbano la classe
  • utilizzare video (non troppo lunghi) o spezzoni di film che permettano allo studente di leggerne il contesto

Quando insegno in Inghilterra, devo forzarmi a rallentare la mia parlata che immancabilmente accelera non appena arrivo in Italia!

Vista

La riduzione della vista è un fattore importante da considerare nel contesto didattico dato che l’apprendimento umano avviene per vie visive all’80%.

Il docente dovrebbe:

  • stampare il testo a lettere più grandi per facilitarne la lettura
  • assicurarsi che gli studenti possano vedere la lavagna
  • scrivere in modo chiaro alla lavagna
  • che la stanza sia sufficientemente illuminata

Problemi motori

Molti anziani hanno spesso problemi di mobilità o soffrono di dolori articolari, quindi è importante che:

  • le sedie siano comode (alcuni si portano un cuscino da casa)
  • se ci sono giochi di ruolo, magari far sì che siano i più agili a muoversi nella classe. Sono assolutamente da evitare attività troppo energiche

Memoria

È risaputo che nelle persone anziane in generale c’è una diminuzione della memoria a breve termine e un declino della velocità di rielaborazione. L’insegnante può aiutare lo studente a superare questo declino cognitivo in vari modi:

  • ripetere sistematicamente la grammatica e il lessico. A volte può essere frustrante dover rifare e ridire le stesse cose ma, come ho già detto, ci vuole molta pazienza
  • incoraggiare gli studenti ad utilizzare strategie personali. Molti dei miei studenti ‘agganciano’ una parola italiana ad una simile inglese oppure inventano acronimi per ricordare una sequenza
  • lasciare loro più tempo per potersi esprimere
  • ripetere più volte gli esercizi di ascolto o un video. Le lezioni in generale sono più diluite

Il piacere di apprendere

Ovviamente l’insegnante deve ricordare che l’apprendimento di una lingua deve essere vissuto come un’esperienza positiva e non stressante. Moltissimi studenti anziani temono il fallimento; magari in passato sono stati degli studenti ‘scarsi’ o hanno già provato ad imparare una lingua senza alcun risultato. È fondamentale che l’insegnante faccia sentire gli studenti a proprio agio, non li metta in situazioni stressanti, stemperi l’ansia e non li giudichi duramente. Un po’ come insegnare ai bambini!

É importante quindi:

  • evitare i test cronometrati che sono fonte di ansia
  • concedere più tempo per completare le attività
  • promuovere un’atmosfera rilassata e amichevole
  • sostenere positivamente gli studenti, apprezzandone i progressi

Molto spesso consiglio ai miei studenti di guardare indietro nel tempo per constatare quanto abbiano appreso fino a quel momento e fare un confronto con la situazione passata. Questo è un ottimo incentivo per poter proseguire, soprattutto quando ci sono momenti di sconforto e frustrazioni. Inoltre, in quanto insegnante in un paese straniero, paragono la mia situazione alla loro. Anch’io, anche se in misura molto minore, vivo le stesse frustrazioni. Non salgo su un piedistallo ma faccio sì che si sentano nella mia stessa barca.

Ah, dimenticavo: la mia studentessa più anziana ha appena compiuto ottanta anni!

Lettura consigliata

Un interessante estratto di Maria Cecilia Luise, Terza età e educazione linguistica. Narrazione e letterature come spazio per la memoria, la saggezza e la creatività.

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Terza età ed insegnamento (parte 1): lo studente anziano

Dicembre 14, 2017 by itxstra

di Marika Romano 

Il progressivo invecchiamento della popolazione è uno dei tratti significativi del XXI secolo. Si stima che entro il 2050 la percentuale di anziani aumenterà dall’11% al 22 % della popolazione totale. Solo in Italia raggiungerà il 35,9%.

I cambiamenti socioculturali e le migliori condizioni di salute hanno modificato lo stile di vita degli anziani.

La cosiddetta terza età, che di solito viene fatta iniziare intorno ai 65 anni, non è più vista come un punto di declino, ma come una nuova fase della vita e come un’opportunità di sviluppo e apprendimento continuo.

Di fatto oggigiorno gli anziani viaggiano molto più rispetto a una volta, sono tecnologicamente più alfabetizzati, sono coinvolti in attività sociali, di volontariato e di apprendimento. Molti studenti anziani desiderano imparare una lingua straniera per vari motivi: per socializzare, per ritardare lo sviluppo dell’Alzheimer, per combattere il declino cognitivo o per realizzare un sogno nel cassetto.

Questo cambiamento ha favorito il fiorire di numerose iniziative formative, formali e non formali, indirizzate a questo nuovo pubblico di apprendenti. Essendo un fenomeno piuttosto recente, manca ancora una glottodidattica geragogica, una didattica delineata, documentata e rivolta specificatamente agli anziani.

Come sono gli studenti anziani?

Rispetto agli adolescenti, gli anziani hanno un bagaglio culturale maggiore, hanno esperienze di vita, sono sempre contenti di parlare delle loro esperienze personali ed esprimere un’opinione, senza reticenze. Si crea un gruppo più aperto, interessante e vario.

Gli studenti della terza età normalmente non sono interessati ad acquisire un certificato, crediti o diplomi. Sono spinti da una motivazione intrinseca: studiano per il piacere di imparare, per il gusto di rispondere ad una sfida personale, per arricchire la propria vita con nuove esperienze, per socializzare o perché era un sogno nel cassetto. Di solito sono molto più motivati rispetto ai giovani discenti. Come dice Balboni, la motivazione che spinge un adulto a intraprendere un nuovo e faticoso percorso formativo, è “ l’energia che mette in moto hardware e software e che si suddivide in dovere, bisogno e piacere” (2002, 38).

Col passare degli anni ho imparato che la socializzazione gioca un ruolo importantissimo nell’apprendimento. Gli studenti instaurano tra loro un ottimo rapporto, frequentano i corsi per ritrovarsi con i compagni, formano un gruppo che molto spesso si ritrova al di fuori dell’ambito scolastico. È uno degli aspetti che mi piace di più, il lato umano: affrontare una nuova esperienza assieme, combattere la solitudine e farsi nuovi amici.

Un altro aspetto da considerare è l’atteggiamento positivo (generalmente) che hanno nell’apprendere una lingua. Sono sempre molto rispettosi sia dei compagni che dell’insegnante, specialmente se madrelingua. Per me è un vero piacere insegnare a loro e allo stesso tempo imparo moltissimo a livello linguistico, umano e culturale.

Ci sono, ovviamente, alcuni fattori da considerare quando s’insegna alle persone anziane.
Vedremo in dettaglio nella seconda parte delle linee guida per il docente che insegna agli anziani.

Terza età ed insegnamento (parte 2): il docente

Bibliografia

Balboni P.E., a cura di (1996), Lo studio delle lingue nelle università della terza età, Vicenza, Del Rezzara.
— a cura di (2004), Educazione letteraria e nuove tecnologie, Torino, UTET.

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Insegnare italiano nel Regno Unito (parte 2)

Novembre 15, 2017 by itxstra

di Marika Romano 

(Già letto ‘Insegnare italiano nel Regno Unito (parte 1)‘?)

Nella prima parte abbiamo visto che opportunità ci sono.

Ovviamente questa situazione si riferisce al pre-Brexit. Nessuno purtroppo sa ancora cosa succederà e se ci saranno dei cambiamenti in futuro.

Dove e come?

Vediamo caso per caso:

1) ASSISTENTE DI LINGUA

L’Assistente di lingua svolge la propria attività presso scuole di vario ordine e grado (escluse le Università) sotto la guida di un docente di lingua italiana per un periodo di circa 8 mesi per 12 ore settimanali.

Per i requisiti consultare il sito del MIUR che pubblica ogni anno, di solito in dicembre, un bando di concorso per la selezione di assistenti di lingua italiana.

2) LETTORE UNIVERSITARIO

Intraprendere questa carriera anni fa era molto più facile, era sufficiente avere una laurea. Ora è praticamente quasi impossibile senza fare un PhD (dottorato) che dura 3-4 anni.

Durante il dottorato si possono svolgere alcune ore d’insegnamento nella propria facoltà, in seminari, in laboratorio, svolgendo direttamente lezioni o come assistente del professore.

I requisiti necessari sono: una Laurea Triennale (voto minimo 100), un Master o Laurea Specialistica e per quasi tutte le materie un dottorato attinente o almeno essere inserito in un Dottorato di ricerca. Non è necessaria l’abilitazione all’insegnamento, anche se molto spesso viene ‘offerta’ la possibilità di farla durante il dottorato.

Per il lavoro di Lettore, si può inviare CV e cover letter direttamente alle università inglesi o consultare il sito del Ministero degli Affari Esteri (Il MAE) per consultare le opportunità in corso.

Qui il link di un organigramma utile e chiaro: http://www.leru.org/files/general/UK-England.pdf (.pdf)

3) INSEGNARE NEGLI ISTITUTI ITALIANI DI CULTURA

Gli Istituti Italiani di Cultura promuovono e diffondono la cultura e la lingua italiana. Per insegnare presso tali strutture occorre partecipare a concorsi pubblici, i cui bandi sono pubblicati nella Gazzetta Ufficiale e consultabili sui siti degli istituti stessi.

Nel Regno Unito ci sono a Londra, Edinburgo e Dublino.

Negli Istituti Italiani di Cultura inoltre è possibile seguire il corso per ottenere l’abilitazione all’insegnamento dell’italiano, il diploma in Teaching Italian as a Foreign language (TIAFL).

4) DOCENTE PRESSO SCUOLE STATALI E PRIVATE

Per insegnare nelle scuole statali e dell’obbligo è necessario avere l’abilitazione all’insegnamento attraverso l’ottenimento del Qualified Teacher Status (QTS), conseguibile in Inghilterra. Nelle scuole private invece a volte non viene richiesto.

Per ottenere l’abilitazione in Inghilterra la strada più comune (ma non l’unica) è il PGCE. La sigla sta per PostGraduate Certificate of Education ed equivale al nostro TFA (tirocinio formativo attivo).

Se si ha già l’abilitazione all’insegnamento in Italia, per verificare il riconoscimento dei vostri titoli di studio, basterà contattare il Department for Business Innovation & Skills oppure il NARIC.

Importante! Tutti gli insegnanti abilitati che vogliono lavorare con i bambini devono presentare un certificato di buona condotta (il DBS). Per maggiori informazioni contattare il Criminal Records Bureau.

E ricordatevi, non esistono concorsi pubblici come in Italia! Ogni scuola pubblica l’annuncio, crea una lista di candidati idonei e fa la selezione dopo una serie di colloqui.

Come ho detto in precedenza, c’è poca domanda nelle scuole pubbliche e di solito viene richiesto l’insegnamento di una seconda lingua, oltre all’italiano (spagnolo o francese).

5) DOCENTE PRESSO ENTI PRIVATI O SCUOLE DI LINGUE

Esiste la possibilità d’insegnamento anche al di fuori della scuola. Alcune compagnie private, banche, agenzie private di lingue, offrono occasionalmente corsi di lingua per i loro dipendenti. Molto spesso non è richiesta alcuna abilitazione.

6) INSEGNANTE PER L’ADULT EDUCATION O ISTRUZIONE PER ADULTI

Ci sono alcuni centri nel Regno Unito che si dedicano all’insegnamento agli adulti interessati ad imparare una lingua per un interesse personale (i cosiddetti ‘leisure courses’).

Questi centri cercano spesso insegnanti d’italiano in quanto, come ho detto in precedenza, l’italiano è una lingua molto richiesta dagli adulti.

Per insegnare in questi corsi non è sempre richiesta un’abilitazione e a volte nemmeno l’esperienza.

7) INSEGNANTE PRIVATO INDIVIDUALE O SU SKYPE (tutor)

Questa è la via più facile in quanto non serve alcun certificato. Però il lavoro è saltuario e non è sicuro.

Esistono molti siti dove poter inserire il proprio profilo. Alcuni trattengono una percentuale per ogni ora insegnata, altri richiedono l’acquisto dei dati dell’insegnante da parte dello studente.

Spero vi sia tutto chiaro!

SITI UTILI

Istituto Italiano di Cultura: http://www.icilondon.esteri.it/iic_londra/it/

ALL (The Association for Language Learning): www.all-languages.org.uk/

Comitato Di Assistenza Scuole Italiane: www.coasit.org/

Ministero dell’Istruzione inglese: www.gov.uk/government/organisations/department-for-education

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: www.miur.gov.it/

British Council, informazioni per candidarsi al F.L.A. (Foreign Language Assistant): https://www.britishcouncil.org/language-assistants/la-in-uk/apply

MAE Ministero degli Affari esteri: www.esteri.it/mae/it/

Un sito utilissimo su cui trovare l’elenco completo delle scuole private inglesi è www.ukprivateschools.com

National Academic Recognition Centre (NARIC): www.naric.org.uk/naric/

Criminal Records Bureau: www.gov.uk/government/organisations/disclosure-and-barring-service

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Insegnare italiano nel Regno Unito (parte 1)

Novembre 15, 2017 by itxstra

di Marika Romano

Vorresti insegnare italiano nel Regno Unito? Ci stai pensando da un po’?

Ecco alcune cose che devi sapere prima.

Molti italiani che vanno nel Regno Unito considerano spesso l’insegnamento dell’italiano come un’attività di ripiego e di passaggio.

Insegnare la lingua italiana però non è un lavoro che tutti possono svolgere. In primo luogo, è necessaria una buona padronanza della lingua inglese.

In secondo luogo, essere madrelingua non è un requisito sufficiente di per sé. Saper parlare bene italiano non equivale ad avere un’ottima conoscenza della grammatica e soprattutto, non significa avere la capacità di spiegarne le regole agli studenti, in particolar modo agli studenti anglofoni che hanno poca dimestichezza con la grammatica in generale.

In terzo luogo, oltre all’esperienza lavorativa, sono quasi sempre richieste qualifiche necessarie per svolgere la professione d’insegnante.

Infine, c’è da aggiungere che nel Regno Unito la richiesta d’insegnanti d’italiano nelle scuole superiori è piuttosto limitata, non essendo una lingua insegnata diffusamente. I ragazzi in generale preferiscono imparare lo spagnolo o il francese.

Inoltre il governo ha imposto notevoli tagli all’istruzione a discapito delle lingue straniere in generale. Ne consegue, quindi, che essendoci poca domanda, la concorrenza è sempre più agguerrita. Stesso discorso vale per le università.

La situazione cambia per quando riguarda l’insegnamento agli adulti, dove l’italiano è invece la lingua preferita.

Una cosa importante da sapere è che non esistono concorsi pubblici come in Italia!
Ogni scuola pubblica l’annuncio, crea una lista di candidati idonei e fa la selezione dopo una serie di colloqui.

Ma vediamo insieme che opportunità ci sono per chi volesse intraprendere questa strada.

Quali opportunità?

Si può lavorare come:

  • assistente di lingua italiana
  • lettore universitario
  • insegnante negli Istituti Italiani di Cultura
  • docente presso scuole statali e private. Molto spesso è richiesta la conoscenza di almeno una seconda lingua (di solito spagnolo o francese)
  • docente presso enti privati o scuole di lingue
  • insegnante per l’adult education o istruzione per adulti (di solito sono corsi serali)
  • insegnante privato (tutor)

Per quanto riguarda la mia esperienza personale qui in Inghilterra, svolgo tre lavori part-time: docente presso una scuola statale, tutor privata e insegnante nei corsi serali per adulti (‘leisure courses’).

Nella seconda parte vedremo più dettagliatamente caso per caso.

Insegnare italiano nel Regno Unito (parte 2)

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Una lezione utile, divertente e GRATUITA!

Agosto 29, 2017 by itxstra

Sono fondamentalmente consapevole di quanto siano importanti le attività che possono motivare i miei studenti a leggere nella lingua che stanno studiando.

Iniziando a leggere in italiano, gradualmente diventeranno più autonomi e così capaci di imparare dal mondo circostante, non solo dalle lezioni che facciamo insieme.

Quindi una lezione di lettura, ogni tanto, è molto utile!

Ma cosa leggere?

Il problema è che non voglio demotivare nessuno con testi troppo complessi, e neppure violare qualche copyright…

Una soluzione può essere rappresentata dalle letture graduate oppure dai testi in italiano con traduzione a fronte.

Due format diversi, entrambi validi.

Come docente di lingua, sono sempre alla ricerca di materiali gratuiti e adatti alle mie classi.

Perciò vorrei segnalare il sito EasyReaders.Org (appartiene allo stesso gruppo di italianoxstranieri.com).

In questo momento si possono trovare vari ebook gratuiti, per studenti di italiano che per le altre lingue (inglese, tedesco, spagnolo, francese, ecc.)

‘Il ristorante‘ è una lettura graduata, ideale per i principianti.

‘La sorpresa‘, invece, è un testo in italiano con traduzione (in inglese) a fronte.

Entrambi sono disponibili a costo zero: non serve fornire una carta di pagamento, né dati personali (eccetto l’indirizzo email).

E’ infatti sufficiente aggiungere i libri al carrello per ordinarli, indicare l’indirizzo email, e aspettare la mail con il collegamento per scaricare gli ebook (formato .pdf).

Quindi, magari in quelle giornate un po’ lunghe, oppure quando tutti sono stanchi di grammatica, leggere un capitolo in classe tutti insieme potrebbe essere sia gradevole che utile!

O in alternativa, visto che il tempo è sempre limitato, perché non preparare delle copie da distribuire agli studenti come compito a casa?

Visita il sito EasyReaders.Org

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Guida all’uso delle parole

Gennaio 23, 2017 by itxstra

In un’ipotetica biblioteca minima che ogni insegnante di italiano per stranieri dovrebbe conoscere c’è un testo che sicuramente deve avere un posto d’onore in uno scaffale centrale:

Guida all’uso delle parole

Parlare e scrivere semplice e preciso per capire e farsi capire

Tullio De Mauro, Editori Riuniti, Roma, 1980

(In questo articolo facciamo riferimento alla XII edizione).

L’obiettivo di De Mauro nella stesura della Guida non è uno solo, anzi. Un testo apparentemente così semplice, di così facile lettura, offre in realtà moltissimi spunti di riflessione per chiunque si occupi di comunicazione, di parlar bene, di parlar chiaro. Per chiunque voglia farsi capire, insomma, e farsi capire davvero.

Non un manuale di didattica, non un testo pensato precisamente per chi insegni, né tantomeno per chi insegni italiano agli stranieri. Una riflessione, piuttosto, una riflessione (al solito, quando si ha il piacere di leggere De Mauro) strutturata e matura, che, partendo da un’affermazione quasi banale (se parli e scrivi semplice e preciso è più facile che tu ti faccia capire), tocca moltissimi temi fondamentali per tutti coloro che della comunicazione efficace fanno un punto fermo nella propria missione professionale. E chi, più di un insegnante di italiano a stranieri, deve preoccuparsi di comunicare in maniera efficace e precisa?

De Mauro parte dal chiedersi cosa sia la comunicazione, cosa il linguaggio, traccia una breve storia della scrittura, parla della diffusione della scrittura, dell’alfabetizzazione… Si parla molto del destinatario, del messaggio, del linguaggio necessario e di quello creativo, si parla (molto) di parole, e si fornisce un testo nel testo: il vocabolario di base della lingua italiana. Dopo aver dato una definizione di “vocabolario di base”, infatti, De Mauro (con i suoi) propone “una lista di parole che costituiscono il vocabolario di base della lingua italiana”. Si tratta di una lista di circa 7000 vocaboli che, sulla base dei parametri della frequenza, della dispersione, e dell’uso, costituiscono un nucleo di parole che consente di esser compresi da circa l’80% degli italiani.

È bene ribadirlo: la Guida all’uso delle parole non è strutturata, pensata o elaborata in funzione della didattica dell’italiano L2/LS: l’obiettivo è un altro, ed è decisamente più sociolinguistico (come spesso avviene con De Mauro) che glottodidattico. La prima edizione di questo testo è datata 1980: siamo agli albori della ricerca italiana sulla didattica delle lingue, e la Guida, se da un lato si pone in maniera molto precisa su temi a noi vicini, dall’altro non è fatta specificatamente per chi insegna, soprattutto per chi insegna italiano a stranieri. Si parla molto di alfabetizzazione, sì, ma in termini di capacità di produzione e comprensione di testi (soprattutto scritti) da parte di italofoni con un basso livello di scolarizzazione. Si parla di comunicazione precisa, chiara, semplice ed efficace, ma non della comunicazione in aula.

Tutte le riflessioni della Guida, però, sono riproponibili, e senza grosse forzature, al nostro campo.

Sì, è vero, l’alfabetizzazione non ci riguarda poi così tanto. Gli stranieri che studiano l’italiano, e lo dice più di qualche studio, hanno di solito un livello di scolarizzazione e di alfabetizzazione nella loro L1 piuttosto alto, e studiano la nostra lingua dopo aver già appreso almeno un altro idioma straniero. È possibile modellare su questi studenti una riflessione pensata per italofoni con una scarsa alfabetizzazione? In che termini?

Alzi la mano chi non ha mai lavorato con i migranti. Il lavoro con questa categoria unica di studenti, con peculiarità e bisogno molto definiti, è nient’altro che un lavoro di alfabetizzazione. La lingua è uno strumento unico, indispensabile, per questi studenti più che per molti altri, di inclusione sociale, una prima, piccola, fragile chiave per aprirsi un posticino nel mondo. E i nobili temi dell’alfabetizzazione, tanto cari a De Mauro, ritornano, trentacinque anni dopo, con molta veemenza. Un migrante che non conosce l’italiano è molto più facilmente vittima di abusi, di sfruttamento, di esclusione sociale. La lingua è una leva indispensabile per poter tentare di sollevare il macigno dell’emarginazione: e questo accadeva qualche decennio fa in un’Italia che iniziava a riflettere sull’alfabetizzazione di massa, che pendeva dalle labbra del maestro Manzi, e avviene oggi, in un Paese dove le stesse questioni si riaprono per proiettarsi su chi ha e ha avuto l’assoluta necessità, il bisogno vitale, di attraversare mari, deserti e sofferenze per provare ad approdare qui da noi.

L’analisi della Guida sulla comunicazione efficace e semplice, inoltre, è uno spunto interessante che si adatta a una riflessione ben nota in glottodidattica, quella sul teacher talk.

Il teacher talk, giova ricordarlo, è quella forma molto semplificata di parlato dell’insegnante (in classi L2/LS) che mira a farsi capire dalla classe, a non sovraccaricare i poveri studenti con uno stimolo linguistico al di fuori della loro portata. Il vantaggio di questa varietà semplificata dell’italiano è che i nostri studenti faranno quel piccolo sforzo necessario alla comprensione, sforzo che facilita di gran lunga l’apprendimento, e che comunque è alla loro portata. Lo svantaggio, soprattutto secondo alcuni autori, è la perdita dell’autenticità: a che serve, ci si domanda, che lo studente, soprattutto principiante, capisca tutto (o quasi) in aula e poi brancoli nel buio dell’incomprensione non appena uscito da scola? Il dibattito sull’autenticità dell’input è immenso, non è questa la sede per darne conto.

È utile, però, riflettere, e De Mauro in questo ci aiuta non poco, sulla differenza tra una produzione semplice e una produzione semplificata. Che cosa vuol dire parlare semplice? È un impoverimento linguistico? È un output che noi useremmo con un altro madrelingua, o che risulterebbe assurdo, forse puerile? Un’attenta lettura della Guida pare utile per questo: per capire cosa stiamo dicendo. Con quale varietà di italiano entriamo in classe? La semplificazione che operiamo, soprattutto con i principianti, ha un qualche senso linguistico o è un solo un collage di quei pochi pezzi che i nostri studenti possono capire senza soluzione di senso e continuità? C’è modo di monitorare con attenzione e consapevolezza la nostra lingua, prima di pretendere di insegnarla?

Sono domande, tante domande, che prima o poi è necessario farsi (e rifarsi).

E che trovano nella Guida all’uso delle parole, se non una risposta, almeno una base per una riflessione sana.

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Grammatica della fantasia, di Gianni Rodari

Novembre 22, 2016 by itxstra

di Roberto Gamberini

Ha scritto tanto Gianni Rodari: decine di romanzi, racconti, filastrocche, incursioni nella letteratura fantastica e perle di pagine per l’infanzia tra le più belle della nostra narrativa. Lo scrittore piemontese fa spesso capolino nei corsi di italiano L2/LS: didattizzato da molti autori, i suoi testi sono spesso utilizzati nei libri di italiano per stranieri, vuoi per la ricchezza stilistica e lessicale, vuoi per l’originalità e la creatività che indubbiamente stimolano nel lettore.

Il pensiero di Rodari, meglio, il suo processo creativo, ci viene raccontato in un libro; anzi: Rodari divulga, diffonde, condivide le sue esperienze creative in un testo interessantissimo e dalle molteplici possibilità di lettura:

Grammatica della fantasia
Introduzione all’arte di inventare storie.

In questo articolo si fa riferimento all’edizione Einaudi Ragazzi del 1997.

La Grammatica, a voler ridurre a mera storia editoriale questo testo chiave, è il frutto degli Incontri con la Fantastica, dei seminari (“conversazioni”, le chiama Rodari) sulla creazione di storie che il nostro autore tenne a Reggio Emilia, all’inizio degli anni ’70, davanti a un pubblico di maestri, educatori, bibliotecari, e qualche semplice appassionato. A proposito, Rodari: “Il libretto […] non rappresenta […] né il tentativo di fondare una Fantastica in tutta regola, pronta per essere insegnata e studiata nelle scuole come la geometria, né una teoria completa dell’immaginazione e dell’invenzione, per la quale ci vorrebbero ben altri muscoli e qualcuno meno ignorante di me”. Si tratterebbe, a volersi fidare di queste parole, quasi di una chiacchierata tra amici registrata e sbobinata forse a tempo perso. Un volumetto in cui “si parla di alcuni modi di inventare storie per bambini e di aiutare i bambini a inventarsi da soli le loro storie”, in cui “si tratta solo dell’invenzione per mezzo delle parole e si suggerisce appena […] che le tecniche potrebbero facilmente essere trasferite in altri linguaggi, dal momento che una storia può essere raccontata da un narratore singolo o da un gruppo […]”.

C’è altro. È evidente da subito che c’è altro. E c’è altro che serve a noi insegnanti di lingua per fare, per creare, per sviluppare.

Se non si fosse capito, la Grammatica è un testo pensato per bambini. Un sussidio per chi lavora coi bambini, per chi li conosce, li chiama per nome, per chi stimola in loro il processo creativo e raccoglie i frutti della crescita del potenziale linguistico degli studenti più piccoli. Un libro per maestri, educatori, per genitori consapevoli e per chiunque sia a contatto col mondo dei più piccoli.

E noi? Noi insegnanti di italiano a stranieri? Molti di non hanno esperienza con bambini e ragazzi, anzi: il mercato dell’italiano L2 (e ancor di più LS) è tendenzialmente destinato agli adulti (fatta eccezione per le recenti aperture ministeriali e per pochissimi altri contesti). Per quale ragione Rodari dovrebbe parlare, a distanza di più di quarant’anni, anche a noi?

Noi abbiamo le nostre grammatiche, i nostri sussidi paradidattici, abbiamo i libri di testo supercomunicativi, internet, le LIM, abbiamo gli iPad, le tecniche suggestopediche e i gruppi Facebook. Eppure… Quante volte ci troviamo in difficoltà nel dover proporre alle nostre classi delle attività di produzione scritta? Quanto spesso riduciamo tutto a “Racconta cosa hai fatto nel fine settimana” o a “I tuoi progetti per il futuro”? Difficilmente osiamo quando si tratta di scrivere. Raramente andiamo al di là degli aspetti quotidiani (ma mai troppo personali, mai sia che lo studente si senta invaso nella sua sfera privata). Complice una certa tendenza a far produrre elaborati scritti ben guidati dal faro di una supposta utilità (il messaggio di posta elettronica, la lettera all’amministratore di condominio, volendo anche lo status FB, quando ci va di fare i moderni, i social), spesso, molto spesso, dimentichiamo gli aspetti più ludici e creativi della produzione scritta, libera o guidata che sia.

E in questo la Grammatica è un ausilio più che valido, una piccola miniera di attività che, sebbene pensate per sviluppare la creatività e la fantasia di bambini italiani che devono imparare a scrivere, si adattano perfettamente ai contesti di insegnamento dell’italiano L2/LS, anche (forse soprattutto) alle classi di adulti. Un approccio ludodidattico, insomma? Non proprio, o meglio, non del tutto. Diciamo piuttosto una bella antologia di esercizi, di stimoli e spunti di riflessioni che portano sì in classe un’atmosfera informale, rilassata e giocosa, ma che possono rimanere delle singole attività perfettamente integrate e integrabili in una didattica di stampo marcatamente comunicativo.

Cosa accadrebbe se il protagonista del racconto che scriviamo con i nostri studenti fosse un omino di vetro che ha le caratteristiche proprie del materiale che lo compone? Un omino, trasparente, fragile, colorato, lavabile? E se Cappuccetto Rossi incontrasse Pollicino nel bosco? Se Pinocchio capitasse nella casetta dei Sette Nani (Insalata di favole, la chiama Rodari). Insomma: dai giochi di parole alle fiabe scomposte, dalle creazioni che spaziano nel campo dell’assurdo a lavori colti e filologici sulle favole italiane, la Grammatica è un testo imperdibile, e incredibilmente è un sussidio che si fa apprezzare con classi di tutti i livelli, dall’A1 al C2, in tutti i contesti, più o meno formali, con studenti di ogni età e di (quasi) qualsiasi livello di scolarizzazione.

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La didattica ludica: giocare per apprendere una nuova lingua

Novembre 7, 2016 by itxstra

di Michela Guida

Gli studenti di una classe di italiano L2/LS non sono più evidentemente nell’età in cui il gioco è la parte fondamentale della loro vita. Di fronte alla proposta di un insegnante che chiede di iniziare a giocare a “Un, due, tre stella!”, alle “Belle statuine”, al “Gioco dei mimi” ecc. quale sarebbe la reazione di una classe?

Le risposte più comuni si possono dividere in due categorie: ci sono studenti che amano mettersi in gioco e vogliono divertirsi, come le persone mature. I più giovani, invece, non accettano il gioco come metodo di apprendimento.

Il gioco è il modo più giusto per conoscere, per capire, per formarsi una mentalità creativa. Esso chiede una partecipazione globale dell’individuo, e comunica attraverso i sensi.

La lezione è obbligatoria, ma il gioco non può esserlo per sua natura, per questo dipende sempre dalla personalità dell’insegnante se inserire o meno questo genere di attività in una lezione di italiano.

Quanto deve durare un’attività ludica? Dipende dal momento della lezione in cui viene inserita, può durare cinque ma anche venti minuti, l’importante è che non occupi tutta la lezione. Il messaggio che arriverebbe agli studenti è quello di mancanza di professionalità e svogliatezza dell’insegnante.

Le attività ludiche che si possono proporre alla classe spaziano dai giochi di società ai giochi dell’infanzia. Per quanto riguarda questi ultimi, si tratta di giochi universali che si sono tramandati grazie a una tradizione orale lunga secoli. Sono molto popolari, tutti li conoscono con l’unica differenza che cambiano nome di regione in regione, di paese in paese. Quindi sarà possibile essere accomunati ad una persona proveniente dall’altra parte del mondo per un gioco che si faceva da bambini.

Per evitare di essere fraintesi dagli studenti e motivarli a svolgere un’attività ludica in classe, l’insegnante non dovrebbe usare mai le parole gioco e giocare con gli studenti. È auspicabile utilizzare invece termini quali attività o esercizio. Se l’insegnante decide di integrare queste tecniche nel suo programma, deve tenere conto dell’età dello studente, dei suoi interessi e della sua abilità linguistica.

Il ruolo dell’insegnante è fondamentale poiché è l’elemento decisivo dell’aula. Il suo umore è l’ago della bilancia, deve creare in classe un’atmosfera accogliente e i suoi obiettivi devono essere, nell’ordine: divertire, motivare e insegnare.

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Testi paralleli italiano-inglese: OFFERTA GRATUITA!

Novembre 3, 2016 by itxstra

Un breve messaggio promozionale per testi paralleli italiano-inglese ora disponibili sul sito easyreaders.org (promosso dalle stesse persone che gestiscono questo sito…) Coperta: Colpo di forbici, testo parallelo italiano/inglese

Questa settimana c’è un omaggio ideale per i docenti di italiano L2: un e-libro, in formato .pdf,  assolutamente gratuito!

Si chiama ‘Colpo di forbici‘. E’ possibile stamparlo, copiarlo o anche distribuire copie del file agli studenti perché lo leggano a casa.

Interessante, no?

Il livello è A1 ma è valido per studenti a tutti i livelli.

C’è il testo originale in italiano, e dopo ogni capitolo, il testo tradotto in inglese.

Per chi ha studenti/clienti di madrelingua inglese, o che conoscono bene la lingua, potrebbe rappresentare una base per una serie di lezioni.

Oppure uno stimolo per l’auto studio…

Clicca qui per avere dettagli.

Per ordinarlo, basta un minuto.

Non c’è bisogno di alcuna forma di pagamento, numero di carta di credito o altro.

E’ 100% gratuito, almeno fino a domenica, dopodiché costerà £7.99.

Dopo aver compilato il modulo d’ordine, arriverà automaticamente una mail con il collegamento per il download.

P.S.

Non esitare a condividere questa mail con colleghi, studenti, ecc.!

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Tecnologie multimediali e lezioni di italiano – parte 2

Ottobre 18, 2016 by itxstra

di Daniela Di Noia

(Leggi: Tecnologie multimediali e lezioni di italiano – parte 1)

Abbiamo visto in un altro articolo come le nuove tecnologie possano entrare a far parte degli strumenti utili a lezione. Scene di film tratte da film o dvd possono risultare molto efficaci. Ma anche internet, tramite siti come Youtube, può fornirci del buon materiale. Se è meglio evitare usare scene di film tratte da Youtube perché la qualità non sempre è così buona, si possono invece usare altri filmati presenti sul sito: magari un video di qualche blogger che parli di un argomento affrontato a lezione.

Molto utili possono essere i video delle canzoni: spesso infatti su Youtube si possono trovare i video delle canzoni con il testo della canzone: un bell’esercizio potrebbe essere quello di far ascoltare la canzone fornendo il testo incompleto e chiedendo agli studenti di completare la canzone; dopo un paio di ascolti si può semplicemente far vedere loro il video con il testo e far fare così un’autocorrezione. Questa è una tecnica molto utile anche in caso di lezioni individuali o addirittura via Skype, basta non dare subito il link del video!

Ovviamente si possono usare le canzoni anche senza avere una connessione internet, basta avere uno stereo e un cd; si possono creare intere unità didattiche partendo dal testo della canzone scelta, esistono anche manuali interamente dedicati a questo.

Le tecnologie moderne vengono usate molto soprattutto nei laboratori linguistici dove spesso lo studente lavora da solo al computer e può quindi fare esercizi scritti, di comprensione, di ascolto con autocorrezione direttamente al PC.

La presenza di tablet e smartphone poi rende molto più immediata la comprensione da parte dello studente: soprattutto nelle scuole private si vedrà spesso lo studente cercare il significato di parole o un’immagine sul proprio cellulare. Si potrebbe anche sfruttare questo loro essere sempre connessi facendo creare agli studenti un dizionario di classe da poter modificare e consultare online in qualunque momento.

È bene quindi che anche gli insegnanti siano al passo con i nuovi sviluppi tecnologici!

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