Italiano per stranieri!

Come insegnare l'italiano L2, material gratuiti

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Non chiamateli (solo) compiti delle vacanze

Agosto 23, 2021 by barbara

Ieri era Ferragosto, una festa tutta italiana che i nostri studenti stranieri avranno sicuramente imparato a conoscere se non perché gliel’hai spiegata tu, perlomeno perché tu a Ferragosto non hai lavorato (spero!). La settimana di Ferragosto, volente o nolente, è infatti un momento di pausa per tutti in Italia: negozi e bar chiusi, aziende e scuole chiuse, motivo per cui molti progetti didattici “sono fermi”. Quale momento migliore, quindi, per assegnare i compiti delle vacanze ai tuoi studenti? Se hai scordato di farlo o se pensi che non sia utile, aspetta un momento… ti sto per spiegare perché non si tratta (solo) di compiti delle vacanze…

Compiti delle vacanze di italiano per stranieri: sì o no?

Ti ricordi quando andavi a scuola e gli insegnanti ti assegnavano i famigerati compiti delle vacanze estive? Non so tu, ma io li ho sempre fatti a metà. “Piantati lì” tra un bagno nel mare e una passeggiata sulle Dolomiti. Insomma… cosa mi avrebbe potuto spingere a completarli se non la mera paura di ricevere un brutto voto a settembre? Il problema è che, una volta ricominciata la scuola, nessuno li controllava mai e io, come i miei compagni di classe, lo sapevamo bene.

Diverso era il caso in cui i compiti consistevano nella lettura di libri. Qualche volta, la storia mi prendeva e riuscivo a portarla a termine sotto l’ombrellone, ma la maggior parte delle volte i libri erano così complicati per la mia età che finivo per addormentarmi e per lasciare il segnalibro sempre nello stesso punto.

Insomma, questi ricordi mi hanno fatto domandare se avesse senso assegnare dei compiti delle vacanze ai miei studenti di italiano. La risposta che mi sono data è che ha senso solo se tali compiti rispettano alcune caratteristiche.

Quali compiti di italiano per stranieri?

Secondo me, i compiti delle vacanze per studenti stranieri devono essere:

  • Limitati: nel tempo e nella quantità. Questo significa che devono avere una deadline (cioè una data di consegna ben precisa) e devono essere calcolati in base al tempo di “vacanza”, ovvero il tempo che intercorre tra la fine delle lezioni e il loro nuovo inizio dopo la pausa estiva.
  • Informativi: legati all’attualità o più in generale alla cultura italiana, meglio se con riferimenti al periodo estivo. La loro funzione, infatti, non deve limitarsi all’esercizio pratico, ma deve in qualche modo sopperire all’assenza dell’insegnante in un dato lasso di tempo.
  • Personalizzati: No ai pacchetti preconfezionati, uguali per tutti (vedi libri delle vacanze). Una precisazione: personalmente non ho niente contro gli eserciziari, ma penso che si tratti di uno strumento che gli studenti possono procurarsi in autonomia (anche su consiglio dell’insegnante). Invece, i compiti delle vacanze che un insegnante assegna ai suoi studenti di italiano dovrebbero essere pensati in base al percorso fatto insieme fino a quel momento e focalizzati sulle debolezze che l’insegnante ha riscontrato nell’apprendente. Neanche a dirlo, i compiti devono ovviamente essere adatti al livello dello studente.
  • Variegati: cioè volti a stimolare diverse competenze (comprensione orale, comprensione scritta, produzione scritta e – perché no – persino orale). Tra le attività possibili si annoverano: ascolto di podcast, visione di video, lettura di articoli, scrittura di commenti e registrazione di vocali.
  • Originali: si tratta senza dubbio del punto più importante. Qui l’insegnante potrà dimostrare tutta la sua bravura (soprattutto creatività e inventiva) nella didattizzazione di materiali autentici.
  • Controllati: una volta tornato/a dalle ferie, prenditi tutto il tempo necessario, ma non dimenticarti di correggere i compiti dei tuoi studenti, specialmente se si tratta della prima volta. Questo punto è molto importante per mantenere viva la loro motivazione, con conseguenti benefici sul piano dell’apprendimento e su quello economico (uno studente motivato vorrà proseguire le lezioni in futuro!)

Il vero valore dei compiti delle vacanze

Come forse avrai intuito, il senso di assegnare dei compiti delle vacanze ai tuoi studenti durante le tue ferie non si esaurisce solo nel praticare l’italiano intanto che tu non ci sei. Il vero valore dei compiti delle vacanze risiede nel mantenere o rafforzare il legame con i tuoi studenti: attraverso i compiti dimostri loro quanto ci tieni a loro e quanto sai essere professionale.

Più gli studenti percepiranno che quelle attività sono pensate appositamente per loro, più ai loro occhi aumenterà il tuo valore come insegnante e più la loro motivazione a studiare per ricompensare il tuo sforzo si accrescerà.

Nel tempo, i risultati di questo approccio all’insegnamento (valido in generale, non solo in questa specifica occasione) si vedranno eccome: gli studenti si fidelizzeranno, attiveranno un passaparola proficuo e diventeranno sempre più collaborativi, rendendoti il lavoro non sono più semplice ma anche molto più gratificante.

E tu cosa ne pensi? Hai mai assegnato dei compiti delle vacanze ai tuoi studenti? Se ti va, raccontaci come è andata in un commento.

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Come insegnare ad adattarsi alla lingua italiana

Agosto 10, 2021 by barbara

Questa mattina un mio studente inglese era molto felice. Durante la nostra sessione settimanale di conversazione in italiano, mi ha infatti raccontato di un incontro con un uomo italiano in un ristorante in Inghilterra. Per farla breve, il mio studente ha avuto modo di parlare italiano con l’uomo in una situazione quotidiana e inaspettata, rispetto all’ambiente protetto in cui si collocano normalmente le nostre interazioni.

La vera gioia, a dire il vero, era tutta mia. Quell’incontro ha visibilmente giovato al mio studente su più livelli: su quello della fiducia prima di tutto, ma anche su quello dell’adattabilità.

Il mio studente si è sentito gratificato per essere stato in grado di comprendere e rispondere in modo accurato a uno sconosciuto italiano, fuori dalla sua zona di comfort. Ma quello che il mio studente in realtà ha fatto, ha un valore ancora più profondo dal punto di vista linguistico: si è adattato.

In parole povere, l’adattabilità linguistica riguarda non solo la padronanza della lingua da un punto di vista strettamente linguistico, quanto la comprensione della situazione in cui l’atto comunicativo è inserito: qual è il ruolo dei parlanti, qual è il contesto, qual è lo scopo, qual è il repertorio linguistico del gruppo di riferimento, quali sono le regole della comunità ecc.

Si può insegnare ad adattarsi alla lingua italiana?

Io credo di sì. Credo che la consapevolezza sia la base di qualsiasi progresso e che un buon insegnante non sia quello che mette nella testa dello studente delle nozioni come se dovesse riempire una scatola, ma piuttosto fornisce allo studente gli strumenti per acquisire la conoscenza in modo autonomo.

Prendiamo il racconto del mio studente. Come potrebbe essere utilizzato a scopi didattici?

Ecco alcune domande che gli ho fatto:

  • L’uomo parlava velocemente o lentamente?
  • Di cosa avete parlato? Quale lessico avete incontrato?
  • Da quale parte dell’Italia veniva l’uomo?
  • Che età aveva l’uomo?
  • Come definiresti il contesto in cui avete interagito? Formale o informale?

L’adattabilità alle variazioni della lingua italiana

Le risposte alle precedenti domande permettono di rendere lo studente più consapevole rispetto alle possibili variazioni della lingua italiana.

La lingua italiana presenta un gran numero di variazioni che richiedono una certa adattabilità linguistica tanto da parte di stranieri, quanto di madrelingua.

Secondo la sociolinguistica, tali variazioni possono essere classificate in base a cinque dimensioni: diacronica, diatopica, diafasica, diastratica e diamesica.

La dimensione diacronica riguarda il tempo. La lingua infatti è mutevole: cambia nel tempo anche rispetto a un passato vicino. I neologismi vengono introdotti nell’italiano quotidianamente e il modo migliore per acquisirli, qualora non si vivesse in Italia, è leggere i giornali ogni giorno. Ma non solo neologismi! Pensa a parole come “tampone” o “assembramento”: il loro uso durante la pandemia è aumentato incredibilmente, tanto da essere paragonabile a quello di parole quotidiane come “casa” o “spesa”.

La dimensione diatopica concerne lo spazio, ovvero l’origine spaziale, la distribuzione geografica e l’area di appartenenza dei parlanti. Rientrano qui non solo i dialetti, ma anche tutti quegli italiani regionali che rendono la nostra lingua così variegata. Uno straniero che sa dire “cornetto” a un barista napoletano e “brioche” a un barista milanese per ottenere la stessa colazione, ha sicuramente una marcia in più!

La dimensione diafasica si riferisce allo stile e al registro linguistico. Questo significa riconoscere che in base ai ruoli degli interlocutori è meglio scegliere una formula rispetto a un’altra. Per permettere ai nostri studenti di raggiungere questa sensibilità linguistica, non dobbiamo fare altro che metterli di fronte a diverse situazioni in cui farli riflettere sullo stile comunicativo nel complesso, al di là di un mero arricchimento lessicale.

La dimensione diastratica riguarda il piano sociale. Questa è la dimensione che più mi piace affrontare come insegnante, perché spesso i miei studenti si fossilizzano sulla “correttezza” della lingua, senza tenere conto dell’esistenza di migliaia di micro lingue (e non sto parlando dei dialetti). Parlo piuttosto della lingua dei giovani, di quella degli anziani, di quella degli abitanti di un quartiere popolare, piuttosto che di chi vive in quartieri residenziali. Si tratta del “gergo”, la cui funzione più interessante a mio parere è l’intento criptico, cioè la volontà di non farsi comprendere dagli esterni al gruppo.

Infine, la dimensione diamesica fa riferimento al mezzo di comunicazione. Storicamente si era soliti ragionare in termini dicotomici, laddove da una parte c’era la lingua scritta e quindi formale, dall’altra quella parlata e quindi informale. Oggi si preferisce immaginare un continuum lungo il quale si collocano una serie di comunicazioni, più o meno lunghe, che avvengono tramite una serie di strumenti talvolta a metà tra scritto e orale, tra formale e informale: pensiamo alla chat di WhatsApp (e ai messaggi vocali) tra colleghi o a un post-it lasciato sul frigorifero con scritto sopra la lista della spesa: una bellissima mescolanza di scritto e orale, formale e informale.

 

Prima di insegnare ai nostri studenti come adattarsi alla lingua italiana, dobbiamo avere ben chiaro quali sono le variazioni della lingua e imparare, prima di tutto, a trasmettere questa ricchezza.

Sei d’accordo? Lascia un commento oppure, se ti va, leggi altri articoli.

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Come trovare nuovi studenti di italiano (Seconda parte)

Luglio 27, 2021 by barbara

La scorsa volta ci siamo lasciati con la prima parte di questo tema che coinvolge noi insegnanti di italiano per stranieri: come trovare nuovi studenti di italiano?

Oggi ci concentreremo sulle lezioni online, in particolare sul caso di chi lavora come libero professionista, e vedremo anche nel dettaglio degli esempi concreti su come trovare nuovi studenti di italiano in queste circostanze.

Trovare nuovi studenti con la libera professione

I liberi professionisti (specialmente chi lavora al 100% in questa modalità) lo sanno bene: per trovare nuovi studenti di italiano (e in generale nuovi clienti) è fondamentale creare attorno a sé una rete di relazioni virtuose.

Questa premessa dovrebbe valere per tutte le cose della vita, a mio parere, ma risulta particolarmente cruciale per tutti quegli insegnanti che non hanno un’azienda o una scuola alle spalle su cui fare affidamento.

Per “rete di relazioni” si intendono per esempio colleghi che fanno il nostro stesso mestiere, persone straniere potenzialmente interessate a imparare l’italiano, scuole e aziende con cui collaborare. Inutile dire che si tratta di un lavoro lungo, che dura anni (ma che dico, dura tutta la carriera!) e i cui frutti si vedono con un po’ di pazienza.

Finché un giorno non si iniziano a ricevere telefonate e email. Quelle del presidente della cooperativa che era stato piacevolmente colpito da come avevi gestito un corso e te ne vuole affidare un altro. Quelle di amici dei tuoi studenti che vogliono provare a imparare italiano con te.

E così via, giorno dopo giorno.

Quindi come si trovano nuovi studenti di italiano?

Come avrai intuito, ci sono due modalità.

  • Modalità tradizionali: ricerca di un intermediario in base ai propri obiettivi e interessi (vedi prima parte)
  • Modalità online:
    • lavorando sulla propria presenza online
    • cercando un intermediario online
    • con il passaparola

Tutti questi punti, in realtà, sono strettamente correlati tra loro.

Di fatto, il passaparola può essere trasversale: dall’offline arrivare all’online e viceversa.

La propria presenza online (avere un sito web, una pagina Facebook, il profilo su una piattaforma come italki) può rafforzare la propria rete o generarne una nuova.

Gli “intermediari online” (appunto, una di quelle piattaforme che permettono di creare un proprio profilo come insegnante e quindi di accedere alla rete di studenti che seguono la piattaforma in questione) possono a loro volta generare un passaparola proficuo.

Tuttavia, la presenza online non basta. Bisogna “lavorarci su”.

Intendo dire che professarsi “un’insegnante qualificata in cerca di studenti” non può che essere solo un punto di partenza.

L'”online” ha le sue regole, che dopotutto non sono così diverse da quelle dell'”offline”.

Insomma, bisogna dimostrare il proprio valore.

La prima cosa da fare è indiscutibile: erogare un servizio di qualità. Le lezioni dovrebbero essere ben strutturate (o perlomeno pensate), devono avere una solida base tecnologica (l’insegnante dovrebbe avere piena padronanza della piattaforma ed essere in grado di renderla accessibile allo studente), i contenuti della lezione dovrebbero essere interessanti per lo studente, il clima dovrebbe essere amichevole e inclusivo e così via.

La seconda cosa da fare è curare l’aspetto promozionale: puoi essere l’insegnante più qualificato della Terra, ma devi anche farti conoscere alle persone giuste e nel modo giusto.

Lo potrai fare raccogliendo recensioni, che a Google piacciono molto e le premia rendendoti più visibile sui motori di ricerca. Lo potrai fare attraverso la creazione di contenuti interessanti per i tuoi potenziali studenti: esercizi, informazioni culturali, notizie sull’Italia che possano essere di loro interesse.

Una precisazione importante: di nuovo, dovresti avere ben chiaro qual è il tuo “target”. Ti faccio un esempio banale: se volessi raggiungere studenti anglofoni, allora sarebbe meglio impostare tutta la comunicazione in inglese… non pensi? (NB. La comunicazione è diversa dal contenuto, che invece dovrà ragionevolmente essere in italiano).

Ultimi ingredienti fondamentali per trovare nuovi studenti di italiano?

Non perdere mai la motivazione, mantenere costanza e metterci sempre tanta, tanta passione.

 

E tu cosa ne pensi? Lascia un commento oppure leggi altri articoli.

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Come trovare nuovi studenti di italiano? (Prima parte)

Luglio 16, 2021 by barbara

Oggi vorrei discutere con te un tema che riguarda molti di noi, che amiamo il nostro lavoro come insegnanti di italiano per stranieri e vorremmo anche che fosse sostenibile, insomma “che ci dia da mangiare”.

In questa sede non mi soffermerò sulla questione dei compensi; infatti abbiamo già parlato di quale debba essere il giusto compenso per un insegnante, nello specifico online.

Ora andiamo proprio alla radice della questione: dove si trovano gli stranieri interessati a imparare o migliorare l’italiano? Ma soprattutto: COME?

Italia: Settore pubblico e settore privato

La prima questione da considerare riguarda il settore in cui operiamo professionalmente, che può essere pubblico o privato.

Come sai, per accedere ai lavori del settore pubblico si procede per concorsi e bandi. Ad esempio, se possiedi tutti i requisiti, potresti accedere alla classe di concorso A23, che è relativamente nuova (è stata istituita nel 2016) e riguarda proprio l’insegnamento dell’italiano per discenti di lingua straniera nella scuola secondaria e nei CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti).

Se non avessi ancora tutti i requisiti per il concorso pubblico, ma volessi ugualmente fare esperienza nel settore, puoi sempre procedere tramite MAD (Messa a disposizione) per quanto riguarda la scuola secondaria, oppure controllare i bandi per progetti europei presso i CPIA, entrando quindi in graduatoria in base a punti che dipendono dalla tua formazione e dalla tua esperienza (un esempio famoso è il cosiddetto progetto FAMI).

Dall’altra parte, c’è il settore privato, che funziona con logiche completamente diverse. Per farti conoscere da uno dei soggetti che potrebbero aver bisogno di assegnare un corso di italiano L2 o LS a un/un’ insegnante come te, non devi fare altro che preparare un buon curriculum vitae da inviare.

Tali soggetti possono essere, ad esempio:

  • Scuole di lingua
  • Enti di formazione
  • Cooperative sociali
  • Associazioni di volontariato
  • Aziende con dipendenti stranieri

Italiano L2 e Italiano LS in Italia

A questo punto, è importante aprire una parentesi su chi sono gli studenti che stai cercando. Infatti, in base al “target” (parola presa in prestito dal marketing che a sua volta deriva dal linguaggio bellico e significa in sostanza “obiettivo”, inteso come persone da raggiungere) la questione cambia.

Se il tuo obiettivo sono gli studenti di italiano LS, allora sarà più facile per te rivolgere lo sguardo verso città turistiche italiane che sono meta di tutte quelle persone che vogliono imparare italiano per svago.

Se invece il tuo obiettivo sono gli studenti di italiano L2, allora dovrai rivolgerti a tutte quelle realtà presenti sul territorio che supportano i migranti nel loro percorso di integrazione in Italia.

Gli intermediari del settore privato in Italia

Ed eccoci arrivati a un’altra questione cruciale: gli intermediari del settore privato. In base ai tuoi obiettivi o alle tue preferenze, infatti, ti ritroverai a bussare alla porta di “intermediari”, ovvero quelle realtà che ti potranno mettere in contatto con gli studenti.

Come abbiamo visto prima, tali intermediari possono essere aziende, enti, scuole, associazioni… qualche volta persino attori del turismo (hotel, ristoranti) interessati a svolgere attività con stranieri (per esempio, un corso di cucina italiana per turisti stranieri… in italiano!).

In tutti questi casi, dovrai stipulare un contratto di collaborazione per il progetto di insegnamento che ti verrà assegnato, a meno che tu non diventi un dipendente della realtà stessa con un contratto di lavoro subordinato.

Di solito, chi comincia questo tipo di collaborazioni lo fa come soggetto privato (per intenderci, attraverso l’emissione di una ricevuta di collaborazione occasionale) oppure tramite fatturazione (se in possesso di partita IVA).

***

Per oggi ci fermiamo qui, ma la seconda parte è già pronta!

Nel frattempo, se ti venissero dubbi o domande o avessi voglia di scriverci la tua esperienza, ti invitiamo a lasciare un commento.

A presto!

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Dilemmi morali

Giugno 30, 2021 by barbara

Quando si tengono lezioni di conversazione online in italiano con studenti stranieri, il rischio di imbattersi in discussioni sociopolitiche è alto.

Ti faccio due esempi tratti dalla mia esperienza personale.

Ti ricordi il periodo “delle Sardine”? Oggi sembra passato un secolo da quando il “Movimento delle sardine” animava le piazze delle città italiane con centinaia di piccoli pesciolini a simboleggiare l’attivismo politico italiano emerso durante la campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia-Romagna del 26 gennaio 2020. (Invece, non sono passati neanche due anni, quelli della pandemia.)

In quel periodo, i miei studenti – che leggono quotidianamente le notizie in italiano o perlomeno quelle sull’Italia – mi chiedevano spesso informazioni a riguardo. Erano curiosi e così lo ero io. Per questo, decisi di partecipare all’ultima grande manifestazione di Bologna (certo, con il senno di poi avrei evitato una tale aggregazione di persone, ma allora eravamo ancora ignari di tutto e questa è un’altra storia).

In quei giorni mi capitò di fare una lezione di prova gratuita con una persona anglofona. Andammo sull’argomento e, quando gli accennai la mia esperienza, mi interruppe per ridermi in faccia e sghignazzare: “Non dirmi che sei una di quelle sardine?!”.

Sì, il suo italiano era piuttosto buono.

Il secondo esempio è più recente, risale a due giorni fa, quando ho tenuto la prima lezione di italiano con uno studente residente in un Paese UE. Non conosco ancora nulla di questa persona, ci siamo appena conosciuti.

La prima lezione gli è piaciuta e ha deciso di acquistarne altre dieci, tuttavia ci siamo accordati per cominciarle successivamente, perché sarebbe partito con la famiglia per un lungo viaggio in Italia.

“Vado in macchina così evito i controlli”, mi ha detto.

Quando non siamo d’accordo con i nostri studenti

Inutile dire che nel mio lavoro mi sorgono sempre molti dubbi.

Il dubbio che lo sconosciuto che mi trovo davanti abbia dei valori molto diversi dai miei, il dubbio che la moralità di quella persona sia molto diversa dalla mia (sul concetto di diversità ci torniamo), il dubbio che avrei dovuto difendere le mie idee o dire quello che pensavo (avrei dovuto?)

Ci ho pensato su molto e ho capito che devo imparare a convivere con questo dilemma: dare priorità alla lezione come contenitore o come contenuto?

Mi spiego meglio. L’obiettivo di una lezione di conversazione, correggimi se sbaglio, è quello di spronare lo studente a conversare, stimolando le sue capacità di ascolto, di interazione e di produzione orale. Per farlo, ti ho già raccontato come cerchi di trovare un argomento di discussione comune e di come questo inevitabilmente porti a esprimere delle opinioni, da entrambe le parti.

Certo, si può rimanere sempre su un “terreno neutrale”, ma quanto può durare una relazione in cui si parla solo di cucina, di giardinaggio o di cosa abbiamo comprato al supermercato? Prima o poi, gli studenti principianti passeranno di livello e vorranno esplorare nuove situazioni per ampliare il loro vocabolario.

La diversità di opinioni in una lezione di italiano

Sono andata a rileggere le indicazioni presenti nella la griglia di autovalutazione (self-assessment grid) secondo il CEFR (Common European Framework of Reference for Languages) per quanto riguarda le competenze di interazione e produzione orale di livello B2. Te ne riporto alcuni estratti:

Interazione orale – Riesco a partecipare attivamente a una discussione in contesti familiari, esponendo e sostenendo le mie opinioni.

Produzione orale – Riesco a esprimermi in modo chiaro e articolato su una vasta gamma di argomenti che mi interessano. Riesco a esprimere un’ opinione su un argomento d’attualità, indicando vantaggi e svantaggi delle diverse opzioni.

La parola “opinioni” ritorna diverse volte, anche nelle descrizioni di altri livelli, così come la parola “discussione”. È quindi inevitabile incontrare diversità di opinioni durante una lezione di italiano? E se il dibattito fosse il vero motore che motiva lo studente allo sforzo cognitivo con conseguenti benefici sull’apprendimento di una lingua?

Non lo so, forse dovrei appellarmi a Hegel e alla sua concezione di dialettica . O forse, per comprendere il valore della contrapposizione tra tesi e antitesi, basterebbe ritrovarsi in una lezione di italiano.

***

E tu? Hai mai affrontato dilemmi morali durante le tue lezioni di italiano? Come gestisci le diversità di opinioni tra te e i tuoi studenti? Se ti va, racconta la tua esperienza in un commento!

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Parliamo di conversazioni

Giugno 18, 2021 by barbara

Con un principiante non si può fare conversazione, ovviamente.

Ti ripropongo questa frase, scritta da un’insegnante di italiano per stranieri in una community online.

(Te l’avevo accennata qui, ti ricordi?)

Quando l’ho letta, ho pensato subito ai principianti più assoluti che conosco: i bambini.

Quando imparano a parlare, si può dire che i bambini facciano conversazione?

Una definizione di conversazione

La conversazione è uno scambio verbale tra due o più partecipanti, come tipo di attività socialmente organizzata, prevalentemente di carattere informale e basata sulla lingua parlata.

Tale definizione proposta dall’enciclopedia Treccani prosegue evidenziando l’aspetto dell’interattività, che presenta le seguenti caratteristiche (secondo una mia elaborazione – puoi verificare qui la fonte):

  • la presenza di due o più persone
  • codice, lingua e scopi condivisi, diversi in base al tipo di comunicazione e ai soggetti coinvolti
  • l’alternanza di turni
  • l’attribuzione vicendevole di conoscenze e credenze da parte degli interlocutori
  • la negoziazione di significato

Ok, abbiamo chiarito le condizioni necessarie affinché possiamo definire una certa situazione “una conversazione”. Ora vediamo un esempio.

Un esempio di conversazione in italiano

Due persone si ritrovano sedute l’una di fronte all’altra su un treno. Il primo è un signore di mezz’età, elegantemente abbigliato e con una ventiquattrore in mano. La seconda è un’adolescente in infradito, con una borsa da mare appresso. Lui è impegnato in una telefonata di lavoro, mentre lei manda un vocale a un’amica. Parlano la stessa lingua, ma quando concludono le loro attività, non iniziano nessuna conversazione perché non hanno niente in comune.

Poi, guardano fuori dal finestrino e si accorgono che sta iniziando a piovere. Lui ne è innervosito, fa un commento ad alta voce e i due iniziano a parlare del tempo. Così, l’uomo scopre che la ragazza sta andando in vacanza e ci rimarrà un settimana. La pioggia non la preoccupa, perché la sua destinazione è ancora lontana e perché – comunque – ci sono altri giorni disponibili per prendere il sole. Lei, scopre che l’uomo fa il pendolare e vive da solo: ha lasciato i panni stesi sul balcone e fino a sera non potrà tornare per ritirarli. Si bagneranno tutti.

Qualcosa in comune

Cosa impariamo da questa storia?

  • Che due persone iniziano una conversazione solo se ne hanno voglia
  • Che due sconosciuti iniziano a parlare del tempo perché è l’unica cosa che hanno in comune

Una lezione di conversazione con un principiante assoluto, non si discosta molto da questa situazione, con la differenza che certamente la volontà c’è: le due persone sono motivate a parlare perché condividono uno stesso scopo.

Quello che manca è qualcosa in comune. Qualcosa su cui concentrarsi per iniziare una conversazione.

Il ruolo dell’insegnante

È qui che il ruolo di insegnante diventa fondamentale: deve trovare qualcosa su cui lavorare insieme. Questo può essere una fotografia (magari presa da questo sito), la pagina di un manuale di livello A1 (qui e qui ci sono alcuni esempi), il primo capitolo di una lettura semplificata in italiano (la mia preferita è questa).

A quel punto, l’insegnante dovrà essere abile a stimolare lo studente a leggere e ripetere parole e frasi semplici, basate su quello che entrambi stanno osservando.

Si può chiamare “conversazione” quella?

A te la parola!

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Ti racconto una lezione di italiano: conversazione B1/B2

Giugno 11, 2021 by barbara

Faccio parte di diversi gruppi di insegnanti di italiano per stranieri, online e non. Trovo questi ambienti molto stimolanti: qualche volta vi leggo affermazioni che mi fanno arrabbiare (l’altro giorno una donna ha detto una frase del tipo “ovviamente non si può fare conversazione con un principiante”*), altre volte le discussioni sono davvero un pozzo di conoscenza.

Ho notato che uno degli argomenti più “caldi” riguarda i temi di conversazione con gli studenti. In pratica, dopo un po’ di tempo, gli insegnanti faticano a trovare nuove idee da proporre agli studenti. Questo accade specialmente con studenti avanzati, diciamo di livello B1/B2. Come forse puoi immaginare, il racconto della propria vita quotidiana si esaurisce velocemente.

Come fai tu in questi casi? Personalmente, dò sfogo alla mia creatività 😉

Ho cercato articoli di giornale, video di YouTube, episodi di podcast… e alla fine ho capito che c’è un genere di contenuto italiano estremamente facile da didattizzare e molto versatile: l’intervista.

Ti racconto una lezione di conversazione in italiano basata su un’intervista

La prima cosa che faccio è assegnare un compito a casa con una settimana di anticipo prima della lezione.

Il compito in questo caso è la visione di un’intervista a video.

Se lo studente è di livello B1 (indicativamente, perché come sai i livelli variano a seconda delle competenze: lettura, comprensione, produzione scritta, produzione orale) allora propongo un video sottotitolato (come ad esempio quelli di Freeda o di The Pillow).

Se invece il livello è un B2, allora è meglio un video senza sottotitoli.

Prendiamo quest’ultimo caso: ti invito a visionare questa intervista a Dacia Maraini.

L’intervista comprende 10 domande alla famosa scrittrice. Tra queste, la maggior parte possono essere riproposte allo studente stesso, dopo essere state leggermente modificate.

Ecco come ho deciso di modificarle:

1. Che tipo di lettrice/lettore sei?
2. Quali sono i temi e i luoghi ricorrenti nei libri che leggi?
3. Quale romanzo consiglieresti a un’amica?
4. Qual è la tua parola preferita?
5. C’è una parola che detesti?
7. Qual è il tuo rapporto con la lingua italiana?
9. Quanto ti senti italiana/o?
10. Come descriveresti l’Italia vista dall’estero?

Hai capito, vero? In questo modo, lo studente (o la studentessa) è maggiormente invogliata a prestare attenzione alla risposta dell’intervistata, perché poi toccherà a lui (o a lei) rispondere.

Ho provato questo tipo di attività con diversi studenti e ogni volta ho avuto risultati sorprendenti, sempre molto positivi dal punto di vista della ricettività (e così si risolve anche questo problema sollevato da una lettrice poco tempo fa).

Per esempio, una studentessa ha iniziato a raccontarmi molte storie personali, senza mai menzionare l’intervista. Un’altra, più riservata, ha preferito spostare il discorso sulle risposte date da Dacia Maraini, dandomi la sua opinione a riguardo. Ancora, un’altra persona ha preferito scrivermi le risposte e me le ha mandate prima della lezione: in questo modo ci siamo concentrate sugli aspetti sintattici della sua produzione scritta, più che sul contenuto della stessa.

Insomma, le interviste in italiano permettono di prendere numerose strade, tutte interessanti da un certo punto di vista e tutte preziose per chi, come noi, ogni giorno cerca nuovi modi per stimolare i propri studenti stranieri che vogliono imparare italiano in modo autentico.

 

E tu, hai mai usato le interviste per insegnare italiano ai tuoi studenti? Se ti va, racconta la tua esperienza in un commento!

Grazie 🙂

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PS.

* La prossima volta, ti spiego perché secondo me è possibile fare una lezione di conversazione in italiano anche con un principiante 😉

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Il senso di un corso di italiano multilivello online?

Maggio 28, 2021 by barbara

È successo tutto molto velocemente. Un attimo prima mi trovavo tranquilla davanti al mio computer e l’attimo dopo eccomi con un nuovo impegno in calendario: un corso di italiano per stranieri con lezioni bisettimanali, di tre ore ciascuna.

Buono, penserà qualcuno. Anche solo per il fatto che si tratta di lavoro e lavorare è sempre una buona cosa, coi tempi che corrono. E poi che fortuna! L’azienda committente (nella fattispecie una società cooperativa) ha deciso di affidarlo proprio a me.

Già. Peccato che, solo dopo aver accettato, mi sono stati rivelati i dettagli del progetto e cioè che il corso sarebbe stato indirizzato a sette donne di origine africana, residenti in Italia (“Italiano L2”) e… con livelli linguistici differenti. Ah, il tutto online.

Tu hai mai tenuto un corso di italiano multilivello online? Io non l’avevo mai fatto.

Cosa aspettarti da una lezione online di un gruppo multilivello

Ti faccio un breve riassunto di come è andata la prima lezione, usando alcune parole chiave, ne bastano poche:

  • Scopa. Quella che la signora nigeriana passava sul pavimento mentre io parlavo dall’alto dello scaffale della sua cucina, appoggiata al barattolo del riso. Mi ha spostata verso l’ora di pranzo.
  • Ramadan. In base al calendario o alla luna, il Ramadan avrebbe potuto finire in concomitanza con la successiva lezione di italiano, a cui quindi la maggior parte delle corsiste non avrebbe partecipato. Il dibattito è cominciato alle 9 del mattino e alle 12 non era ancora finito.
  • Facce. Ogni volta che chiedevo di “aprire la “chat”, il team smartphone intonava: “Barbara, io non vedo tua faccia!”. Ogni volta che facevo partire la condivisione dello schermo, il team tablet rispondeva: “Ci sono le facce a destra!”

Non solo problemi tecnici…

I problemi tecnici sono una variabile da considerare in qualsiasi corso online, specialmente all’inizio, ma non sono insormontabili. Si può imparare a usare Skype o Zoom o Google Meet. Tutto si può imparare, prima e durante le lezioni: solo così, sbagliando e provando, gli studenti si potranno abituare al nuovo strumento (per loro è probabile che lo sia!). Piano piano tutto andrà meglio, ma c’è un aspetto che non si può cambiare: la diversità degli studenti.

La signora nigeriana si è messa a fare i lavori di casa perché la lezione le risultava priva di valore: non capiva una parola di quello che dicevamo io o gli studenti più avanzati.

D’altra parte, due delle corsiste – con una laurea presa nel loro Paese e residenti in Italia da più di dieci anni – sapevano già tutte le risposte prima ancora che le altre partecipanti potessero capire le domande.

Due cose che ho imparato sui corsi multilivello

  1. Avere un libro da seguire è molto utile, ma non basta. Ho acquistato un manuale di livello intermedio in versione digitale, da condividere con le corsiste: ho potuto così spronare le principianti a commentare le immagini in modo semplice e spingere le più avanzate ad argomentarle con idee e supposizioni. Questo mi è servito per indagare meglio le loro esigenze e le loro lacune, per poterle colmare la volta successiva con slide e altro materiale che ho creato ad hoc.
  2. Diversificare le attività è fondamentale. Ho scelto consapevolmente di non dividere il gruppo in sottogruppi, ma di rimanere sempre insieme, ma ho diversificato le attività: le principianti leggevano per prime i dialoghi, le avanzate ne facevano un riassunto per il gruppo e infine le intermedie svolgevano gli esercizi. Ognuna di loro doveva poi scrivermi qualcosa a riguardo nella chat: chi una parola più semplice, chi una frase più complessa. La stessa cosa è valsa per la produzione orale.

Ha senso fare un corso di italiano multilivello online?

Un corso multilivello, a prescindere, non dovrebbe nemmeno esistere. Questo era il mio pensiero prima di ritrovarmici dentro fino al collo. Perché la realtà è un po’ diversa dalla teoria che ti spiegano nei manuali di didattica dell’italiano a stranieri. La realtà è fatta di compromessi, economici e pratici, e – per fortuna – è fatta anche da chi crede nel valore dell’inclusione.

Certo, oggi ti ho raccontato un caso un po’ estremo e anche piuttosto particolare, ma non del tutto eccezionale. I progetti di Italiano L2 con migranti sono spesso caratterizzati da una commistione di influenze culturali e da diversità anagrafiche e linguistiche.

Dopotutto, imparare una lingua straniera è in sé un percorso di confronto con la diversità e in fondo il senso sta proprio nel darle valore. Tu cosa ne pensi?

Se ti va, fammi sapere il tuo pensiero in un commento. (Perché il corso non è ancora finito…)

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Come si strutturano le lezioni di italiano online?

Maggio 14, 2021 by barbara

Strutturare una o più lezioni di italiano online presenta delle diversità rispetto alla situazione in aula. Le differenze vanno dalle più evidenti, come l’impossibilità degli studenti di muoversi per interagire liberamente con gli altri compagni o quella di utilizzare giochi che coinvolgono il corpo o altri oggetti, a quelle meno evidenti.

Scopriamo insieme queste ultime, attraverso un’attenta analisi di tutte le tipologie di lezioni online che potresti avere necessità di strutturare. Ma prima, ripassiamo insieme le fasi della lezione e vediamo se e come possiamo applicarle anche online.

Le fasi di una lezione online

Ti abbiamo già parlato della fasi di una lezione e forse ti ricordi che avevamo menzionato il fatto che esistono diversi modelli. Uno di questi è chiamato PPP framework e ho deciso di utilizzarlo per spiegarti come normalmente strutturo le mie lezioni online di italiano. Il nome del modello deriva dalle fasi che lo costituiscono: Presentation, Practice, Production. Versioni più dettagliate prevedono anche una fase iniziale di Warm-Up e una declinazione dell’ultima fase in Controlled Practice e Free Practice, più il Cooler finale. A conti fatti, ci ritroviamo con 5 fasi.

1. Come strutturare lezioni di conversazione in italiano online

Le lezioni di conversazione di italiano online, non hanno bisogno di una grande struttura.

Tuttavia, col crescere della relazione tra studente e insegnante, chiacchierare del più e del meno può diventare insufficiente a tenere viva la motivazione dell’apprendente, che vorrà addentrarsi in temi sempre più stimolanti. Quello seguente è il modo, rodato più volte, in cui strutturo le lezioni di conversazione di italiano online:

  1. Warm-up: il cosiddetto small talk, ovvero “le chiacchiere” vengono confinate qui. Ci salutiamo con le formule consuete che oramai gli studenti hanno appreso e poi chiedo loro di raccontarmi della settimana appena trascorsa.
  2. Presentation: per dedicare il maggior tempo possibile alla conversazione, faccio in modo che questa fase sia antecedente alla lezione. Mando a ciascuno studente del materiale autentico da leggere, guardare o ascoltare durante la settimana, al fine di essere allineati su un certo tema da discutere insieme.
  3. Controlled practice: invito gli studenti a parlarmi del tema della settimana (es. le impressioni su un video, su un articolo o sull’episodio di un podcast); è questo il momento in cui, mentre loro parlano, io prendo appunti.
  4. Free practice: propongo loro di lavorare su alcune frasi da loro pronunciate, individuando i problemi e cercando soluzioni. Infine, confermo le loro intuizioni o aggiungo spiegazioni laddove necessario.
  5. Cooler: chiedo un riscontro su come sia andata l’attività, domando quale tipo di materiale vogliano ricevere per la volta successiva (audio, visuale, scritto…) oppure se c’è un tema particolare di loro interesse, che vorrebbero approfondire. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento alla settimana seguente.

2. Come si dovrebbero strutturare delle lezioni di italiano di coppia online?

Nello stesso identico modo, ma tenendo bene a mente un aspetto importante.

Se i partecipanti alla lezione sono due, ma utilizzano lo stesso account, l’insegnante non potrà controllare i turni di parola dei partecipanti. Il microfono infatti sarà condiviso, così come il destinatario della messaggistica (per capirci, non sarà possibile inviare loro messaggi privati come succede, ad esempio, nei gruppi).

Se uno dei due studenti sovrasta l’altro (cosa che accade spesso, ad esempio, nel caso in cui i partecipanti siano moglie e marito), è molto probabile che la frequenza degli errori aumenti.

Quindi, mi appunto le frasi o le parole (pronunciate da chi ha parlato maggiormente) che potrebbero essere migliorate e, al momento giusto, le ripropongo nella chat. In pratica le scrivo e poi le invio in modo che la coppia possa ragionarci su.

Di solito chiedo loro di riflettere insieme su quale possa essere il problema e su quale possano essere possibili soluzioni. Continuo così, finché l’equilibrio di presa di parola tra i due si sia ristabilito.

3. Come strutturare lezioni di gruppo online (italiano per stranieri)

Le lezioni di gruppo, anche se online, hanno bisogno di una struttura più definita: non basterà mandare qualcosa da discutere prima della lezione, perché i gruppi sono più complessi da gestire. Lo spazio per l’improvvisazione c’è, ma bisogna saperlo maneggiare.

Infatti, preparare una presentazione è fondamentale. Serve per canalizzare l’attenzione dei partecipanti, per avere una sorta di “mappa condivisa” per muoversi con più facilità all’interno della lezione.

La presentazione non dovrà essere lunga e complessa, al contrario. Basteranno, ad esempio, 5 slide: una per ogni fase della lezione.

  1. Warm-up: di solito propongo la foto di un piatto che ho cucinato nel weekend, di un posto che ho visitato, di un libro che ho letto e sotto scrivo una domanda: “Cos’hai fatto tu nel fine settimana?”. Niente di più semplice per attivare la conversazione.
  2. Presentation: presento il tema attraverso una foto, il link a un testo, un video… la condivisione dello schermo permette di fare magie, con gli spettatori sempre in prima fila.
  3. Controlled practice: mostro alcune espressioni da usare o del lessico specifico o alcuni verbi declinati in un certo tempo. Una slide di questo tipo aiuta gli studenti a impegnarsi nella produzione orale sul tema che stiamo affrontando a lezione.
  4. Free practice: la funzione della chat della piattaforma online che si sta utilizzando diventa preziosissima in questa fase. Cerco sempre di invitare gli studenti a scrivere qualcosa e a inviarlo a tutti tramite chat. Questo mi permette di stimolare commenti, fare domande al diretto interessato e approfittarne per correggere un po’ di grammatica.
  5. Cooler: per finire, propongo un piccolo gioco, magari collegato all’inizio della lezione. Ad esempio, mostro agli studenti tre diverse foto di attività da fare il fine settimana o tre diversi piatti. Poi, chiedo loro cosa pensano che farò il prossimo weekend. La settimana successiva lo rivelerò.

Due considerazioni finali

Prima ancora di strutturare una lezione di gruppo online, l’insegnante di italiano deve diventare molto bravo o brava a destreggiarsi tra i tasti “condividi schermo” e “interrompi condivisione”. Imparare a utilizzare al 100% la piattaforma online che si propone agli studenti è importantissimo. Per esempio, lo sapevi che Zoom dispone della funzione “lavagna” e che è possibile impostare l’audio in modo condiviso (per esempio nel caso si volesse proporre la visione di un video). Informarsi è il primo passo per una lezione di successo.

Infine, una questione meno tecnica ma non meno importante. Per me, lo spazio di parola degli studenti è sempre prioritario e il cosiddetto teacher talking time deve essere secondo. Tuttavia, il turno di parola dell’insegnante deve essere rilevante: basterà trasmettere anche solo un concetto in una lezione, ma questo deve essere chiaro e arrivare in modo diretto. Deve essere memorabile.

E tu? Come hai strutturato finora le lezioni di italiano online con i tuoi studenti? Se ti va, raccontalo in un commento!

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Qual è il giusto compenso per un insegnante di italiano online?

Aprile 27, 2021 by barbara

Insegno italiano agli stranieri da poco più di due anni. Mi sono fin da subito specializzata nell’insegnamento dell’italiano online, ma ho avuto qualche esperienza anche in presenza, presso scuole e aziende private.

Ho una laurea specialistica in un ambito non linguistico, ma ho conseguito una certificazione per insegnare italiano agli stranieri presso un’università italiana.

Ho esperienza d’insegnamento con moltissimi studenti anglofoni, alcuni ispanofoni, pochi francofoni e saltuari casi provenienti da luoghi diversi: Turchia, Germania, Polonia, Croazia e due differenti Paesi africani.

Quanto può valere, secondo te, una mia ora di lavoro come insegnante di italiano online?

Domanda difficile? Ok, vediamo se posso aiutarti con qualche dettaglio in più.

La frequenza con cui insegno italiano è quotidiana: tutti i giorni parlo con almeno due studenti, per un totale di 20 lezioni individuali settimanali. È da diverso tempo che non insegno a gruppi, mentre ho imparato a gestire con sicurezza le lezioni individuali.

Ho sviluppato nel tempo un approccio per me efficace, basato su un semplice principio: personalizzare il più possibile le lezioni per mantenere alta la motivazione del mio studente o della mia studentessa.

Il tempo che dedico a ciascuno non si esaurisce nello spazio della lezione, ma prosegue con la ricerca e l’invio di compiti da svolgere per la volta successiva.

Nello spazio in cui le nostre videocamere e i nostri microfoni sono accesi, invece, mi impegno a mantenere un equilibrio tra autorevolezza e confidenzialità: voglio che lo studente si senta a suo agio e si crei tra noi un clima amichevole, ma deve anche percepire il valore del denaro speso per parlare con me ogni settimana.

Quel denaro, qualche volta finisce direttamente nelle mie tasche (perché lo studente mi ha contattato direttamente), altre volte passa attraverso l’intermediario che me lo ha “procurato”, nella fattispecie una scuola o un’azienda.

Ora sapresti rispondermi?

Quanto valgo, secondo te, come insegnante di italiano per stranieri?

Forse sei tra quelli che pensano che io sia ancora una principiante. Due anni di esperienza complessiva sono davvero pochi, specialmente quando ci sono persone che hanno dedicato la loro vita alla formazione e magari vantano pure qualche pubblicazione.

O magari sei tra chi reputa l’esperienza più rilevante, quando si tratta di insegnamento. Dopotutto, 20 studenti sono molti e organizzare corsi personalizzati per ciascuno di loro dev’essere un bell’impegno!

E poi, c’è la questione dell’online. Come avrai capito, io lavoro principalmente in questa modalità, che permette di ridurre i costi al minimo: niente libri, niente benzina per raggiungere scuole lontane, niente slide da preparare dal momento che si tratta perlopiù di lezioni di conversazione.

Sono certa, che mentre leggevi la mia storia avrai fatto un paragone con la tua. Forse è simile su certi aspetti, ma diversissima per altri.

Di una cosa, però, sono certa: entrambi ci siamo chiesti almeno una volta quale sia il giusto compenso da richiedere (o pretendere?) quando ci viene proposto di iniziare un nuovo corso di italiano per stranieri.

Mi piacerebbe molto sapere qual è la tua, di risposta…. O magari di storia 😉

Racconta la tua storia | Leggi gli altri articoli

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