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La giornata lavorativa

Ottobre 25, 2022 by itxstra

di Francesca Bizzotto

Il mondo è sempre più interconnesso e noi godiamo della ricchezza di poter abbattere con pochi clic ogni distanza. Abbiamo il privilegio e il compito di diffondere la lingua e la cultura italiana incontrando persone da tutto il mondo. Questa meraviglia però ci chiede di “saltare” da una parte all’altra del globo e ci costringe, dunque, ad avere una giornata lavorativa piuttosto organizzata.

Calendari e app

Mentre scrivo, ci avviciniamo al cambio dell’ora. Non tutti gli Stati, però, adottano politiche di alternanza tra ora solare e ora legale; chi le mette in pratica, sposta le lancette in settimane diverse; tra i due emisferi a non coincidere è anche il verso delle lancette da spostare. Se anche a voi questo provoca un gran mal di testa, voglio suggerirvi questi due accorgimenti che vi semplificheranno la vita.

Tra i numerosi siti web e app che ci permettono di verificare l’orario in ogni angolo della terra, alcune ci permettono di salvare le località di nostro interesse da tenere sempre sott’occhio e avere una proiezione nel futuro per poter fissare le nostre lezioni senza intoppi, anche in questi momenti dell’anno. Eccone alcune di facili e gratuite:

  • worldtimebuddy.com
  • timeintersect.com
  • timeanddate.com

Se anche voi, tenete un calendario virtuale (uno tra tanti: Google Calendar, che è molto intuitivo e abbastanza personalizzabile), non dimenticate di condividerne gli appuntamenti con ciascuno studente. Se funziona bene come promemoria e riduce le possibilità che gli studenti dimentichino la lezione, è utilissimo anche per permettergli un controllo sull’orario definito. Questi strumenti infatti mostrano a ciascuno – noi e loro – il proprio orario, già convertito nel proprio fuso, e se qualcosa non torna, avremo modo di correggere in tempo.

Puntate alla regolarità e dividete il mondo!

È apprezzabile essere flessibili con i nostri studenti, ma credo che un’organizzazione ottimale richieda una certa regolarità. Quando possibile, chiedete agli studenti di fissare la loro lezione settimanale sempre allo stesso giorno e alla stessa ora. Questo riduce la possibilità di errori e il vostro “lavoro di incastro” tra tutti gli incontri sarà più snello.

Se anche i vostri studenti sono sparsi in tutto il mondo, potrebbe essere utile dividerli in gruppi a seconda delle aree geografiche. Ad esempio, il lunedì, il martedì e il giovedì mattina io incontro tutti i miei studenti neozelandesi e australiani. Al martedì e al venerdì sera concentro tutti gli americani. Questo rende più ordinata ed efficiente la mia settimana lavorativa e mi lascia alcuni spazi liberi da lezioni per svolgere gli altri compiti dell’organizzazione didattica.

Organizzate le lezioni in blocchi

Questa suddivisione in “gruppi geografici”, nel tempo, mi ha portato a organizzare le lezioni in blocchi.

Io consiglio sempre di evitare l’intermittenza negli incontri. Certo, avere fiumi di lezioni una dopo l’altra non è l’ideale, ma occupare un’intera giornata con sole 4-5 lezioni sarebbe troppo dispersivo. La soluzione, quindi, potrebbe essere quella di programmarle in blocchi di 4-5 ore separando una lezione dall’altra di pochi minuti soltanto, per garantire la puntualità e la giusta attenzione a tutti (che a volte ci fa sforare dai 30 minuti) ma anche per prenderci un bicchiere d’acqua!

In questo modo nella nostra agenda si creano degli spazi con qualche ora libera dalle lezioni. Questo è il tempo ideale per:

  • rivedere con calma e inviare gli appunti delle lezioni;
  • segnare qualche utile nota per tener traccia del percorso d’apprendimento dei singoli studenti e porre nuovi obiettivi;
  • produrre il nuovo materiale necessario e inviarlo (ogni processo creativo ha bisogno di spazi senza orologio, credo);
  • aggiornare i registri degli studenti e svolgere tutte le altre incombenze lavorative quotidiane.

Stabilite una routine

Non so se siate delle persone abitudinarie. Io non lo sono particolarmente ma, nel lavoro trovo utile scandire la giornata lavorativa in questo modo:

  • accendo il computer e apro i siti di alcune testate giornalistiche per aggiornarmi e, magari, trovare spunti utili per conversare sull’attualità durante i primi minuti di lezione;
  • svolgo i miei “blocchi di lezioni” e tutte le altre attività lavorative;
  • faccio qualche pausa (dobbiamo dare sempre il massimo con ciascuno studente, ecco perché di tanto in tanto dobbiamo alzarci, staccare gli occhi dal computer, farci un caffè…);
  • organizzo la successiva giornata di lavoro, preparando i file e verificando di avere tutto pronto;
  • mi prendo un’oretta di tempo a chiusura della giornata per rispondere alle mail e aggiornare i registri;
  • cerco di impormi un orario di fine giornata, per dedicarmi alle mie attività personali del tempo libero e da quel momento cerco di non controllare più la posta elettronica fino all’indomani.

Trovo, infatti, che proprio per rendere ogni giornata più serena e produttiva a lavoro, sia fondamentale quotidianamente dedicarsi del tempo per ricaricarsi. E se l’agenda rischia di comprimere anche questo spazio: mettete in calendario il vostro allenamento, una bella passeggiata, un’ora di lettura, un film con gli amici. Avrete anche qualcosa di bello da raccontare ai vostri studenti!

Buon lavoro,
Franci

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Pronti per le lezioni di prova?

Ottobre 18, 2022 by itxstra

di Francesca Bizzotto

Che tu sia un insegnante navigato o alle prime esperienze, la lezione di prova con un nuovo studente non ti lascia mai indifferente. Giustamente vuoi fare una buona impressione, vuoi che lo studente veda fin da subito le tue capacità e che decida, grazie a questo primo incontro, di averti come suo insegnante. Allora, come ci prepariamo al primo incontro?

Sfruttiamo al massimo il primo scambio d’email

Non usiamo il primo contatto con lo studente soltanto per accordarci sulla data dell’incontro. Cerchiamo invece di prendere già le prime informazioni sullo studente: chi è, da quanto tempo studia italiano, quali sono le sue passioni… Se siamo abbastanza fortunati da ricevere una risposta in italiano, possiamo già avere una prima idea sul suo livello linguistico e magari raccogliere alcuni preziosi spunti per preparare una buona prima lezione.

Il primo incontro come test reciproco

Se il primo incontro è una sorta di test d’ingresso informale sul nostro studente, è altrettanto vero che, dall’altra parte, sarà un test di valutazione di noi come insegnanti. Per questo già la prima lezione è condita dal desiderio di soddisfare le sue aspettative e dall’ambizione di creare fin da subito una certa sintonia. Certo, lo sappiamo, nel tempo impareremo entrambi a prendere le misure e ad apprezzarci ma, in questo caso, abbiamo solo una lezione per “conquistarlo”. Dunque, poniamoci pochi obiettivi, chiari e semplici.

Due obiettivi

Personalmente mi pongo sempre due obiettivi principali: creare una buona atmosfera e lasciargli qualcosa da “portare a casa”.

Al termine dell’incontro, infatti, il suo giudizio sulla nostra lezione si costruirà in due momenti differenti. Il primo, immediatamente, sarà concentrato su come si è sentito: lo abbiamo fatto divertire? L’abbiamo messo a suo agio? Ottimo! L’abbiamo annoiato o fatto sentire sotto pressione? Non bene. Il secondo giudizio, un po’ più lucido, si formerà a distanza di qualche ora o giorno: si chiederà “Cosa ho imparato? Sarà utile seguire le lezioni con questo insegnante?”

Dunque organizzo sempre la lezione tenendo a mente questi obiettivi.

Organizziamo la lezione

Nonostante io odi la monotonia e cambi spesso i contenuti della prima lezione, seguo sempre la stessa struttura e alcune semplici regole. Le riassumo in pochi punti:

  • Parto da un argomento a lui familiare (ispirandomi magari proprio allo scambio di mail). Questo lo metterà facilmente a suo agio, lo farà giocare in un terreno sicuro, abbassando il filtro affettivo e permettendoci di scorgere subito chi è il nostro studente.
  • Preparo materiali diversi, in modo da poter disporre di una vasta gamma di piccole attività da cui attingere in base all’andamento della lezione. Creare in itinere il percorso mi permette di modulare la difficoltà sulla base dei feedback che ricevo e “testare” il livello dello studente. Non dimentichiamoci che non sempre il livello da lui dichiarato corrisponde a quello reale. Restiamo pronti a tutto!
  • A meno che lo studente non abbia fatto richieste specifiche, organizzo sempre brevi attività per toccare diverse abilità linguistiche (un piccolo video, un brevissimo testo da leggere insieme, una foto da commentare che apra alla conversazione, …). Ma senza esagerare con il numero: il percorso deve essergli lineare, non disorientarlo saltando da destra a manca. L’intento è rendere dinamico l’incontro e presentare un esempio di lezione.
  • Prevedo sempre un “souvenir”. Come dicevo, lo studente a distanza di qualche ora ripenserà alla lezione e si chiederà “Divertente, sì! Ma cosa ho imparato?”. Ecco perché prevedo sempre che al termine della lezione lui abbia in mano qualcosa di concreto: una lista lessicale sul tema, una piccolissima (e puntuale) regola grammaticale, un gruppetto di espressioni su un ambito comunicativo particolare. Qualcosa di piccolo, ma tangibile.

Se studiamo e organizziamo nei dettagli la lezione, saremo pronti ad ogni eventuale imprevisto, potremo adattare la lezione in corso d’opera e, serenamente, ci potremo esprimere al meglio.

Naturalmente questa è una traccia che – con meno incognite e uno stato d’animo magari più leggero – possiamo seguire anche negli incontri successivi, per creare ogni volta un momento gradevole di apprendimento efficace.

Mail post lezione

Dopo la lezione, meglio senza lasciar passare troppo tempo, gli scriviamo una nuova mail per inviargli il file con gli appunti e la registrazione della conversazione. Ecco, cogliamo l’occasione per spendere due righe per ringraziarlo, offrendoci di rispondere a eventuali dubbi e, se ce n’è la possibilità, magari per lasciargli qualcosa in più sul tema della lezione. Un esempio? Abbiamo svolto la lezione sulla sua passione per gli strumenti a fiato? Inviamogli il link ad un breve video di un flautista italiano che esegue un bravo che ci piace. Sarà un ulteriore souvenir che gli dimostrerà che siamo degli insegnanti attenti.

Spero che con queste poche indicazioni, ti abbia dato l’idea che ci vuole davvero poco per prepararsi ad una prima lezione – la prima di una lunga serie – serena, efficace e d’effetto. E farci riconoscere sin da subito come insegnanti preparati e appassionati!

Buon lavoro!

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I tuoi studenti non rinnovano?

Luglio 26, 2022 by itxstra

di Francesca Bizzotto

Sarò sincera: quando ho iniziato ad insegnare online, non avrei mai pensato che sarebbe potuto diventare un lavoro a tempo pieno, con una sua regolarità. Però ho presto realizzato che mi sbagliavo sul conto dei corsi online: gli studenti possono rimanere con noi per diversi anni e continuare a fare lezione settimanalmente (o quasi). Ma come fare? Spoiler: questo articolo non vi darà alcuna ricetta segreta, ma soltanto qualche piccolo consiglio che spero vi sia utile!

La nostra didattica deve poggiare su basi solide ed essere efficace. Da questo non si prescinde. Ma, dopo anni di sana autocritica ho capito che, perché gli studenti rinnovino, oltre ad un’adeguata dose di fortuna, serve buon senso, passione e qualche piccola regola per “fidelizzarli”.

L’ascolto

Siamo abituati a sommergere i nostri studenti di domande appena li conosciamo, finché non abbiamo definito esattamente chi sono e come possiamo essergli utili! Dunque, per prima cosa, dobbiamo sicuramente elaborare un buon programma che esaurisca, il più possibile, le loro prime richieste ma che dia anche spazio a sviluppi futuri (altrimenti perché dovrebbero rinnovare il pacchetto con noi?). Poi procediamo con il programma cercando di raggiungere gli obiettivi, ma non limitiamoci a depennare gli argomenti dalla lista, assicuriamoci invece che li abbiano realmente appresi. L’obiettivo è tenere monitorato il percorso e alta la motivazione (qualunque ne sia il motore)! Allora, in realtà, la cosa più importante è non smettere mai di fargli domande!

Anche nel corso del tempo, continuate a chiedere feedback! Cercate di capire se il carico di lavoro che gli date è eccessivo, o se è fiacco, se gli argomenti e lo stile della lezione sono di loro gradimento, se la velocità del programma è adeguata al loro ritmo, se stiamo rispettando le loro aspettative, se sentono di progredire.

Certo, non dobbiamo delegare tutto a loro: siamo noi i professionisti e siamo noi che facciamo e manteniamo la rotta, ma non dobbiamo temere di chiedere. Il loro feedback vi darà conferme, vi farà raddrizzare il tiro e darà loro la certezza che a voi importa davvero della loro soddisfazione. E non abbiate paura di rimettere in discussione il programma (la velocità, i contenuti, il grado di profondità dei punti affrontati, …). Dobbiamo essere flessibili e non dimenticarci che, soprattutto nel caso delle lezioni individuali, loro chiedono un’offerta personalizzata e costantemente aderente ai loro bisogni.

E infine, alzate sempre l’asticella! Ravvivate il programma con nuove sfide e obiettivi, create delle attese! Questo darà loro la percezione della progressione, alzerà la loro autostima e troveranno un motivo in più per continuare a fare lezioni con voi.

La condivisione del percorso

Non dimentichiamoci che quello che per noi è evidente, potrebbe non esserlo per loro e potrebbero non riconoscere facilmente di aver già raggiunto un obiettivo. Palesiamo, dunque, i traguardi superati e le nuove sfide che vogliamo lanciargli: “Ho sentito che sei incerto sulla scelta tra passato prossimo e imperfetto. La prossima volta ci lavoriamo un pochino insieme. Che ne pensi?”

Rendiamoli partecipi e negoziamo sul percorso. Facciamolo in apertura della lezione, nella mail con l’invio dei materiali (per chi lo fa), facciamogli guardare la “mappa del tragitto” e realizzare a che punto siamo nel programma che abbiamo pensato per loro. Non calate dall’alto il vostro sapere, ma lavorate insieme a loro sulle strategie per costruire le abilità linguistiche che vogliono ottenere.

L’incoraggiamento sincero

Non dimentichiamoci che stanno studiando italiano e noi lo sappiamo bene di che impresa si tratta. Quindi siate positivi e incoraggianti. Raccontategli degli sviluppi che vedete in loro, della scioltezza acquisita, della maggiore comprensione che hanno sviluppato!

Non perdiamo la sincerità però. È sempre necessario mantenersi obiettivi e professionali. Elogiarli sempre non li aiuterà, esattamente come non lo fa l’ammonirli. Ricordiamoci che stanno investendo anche su di noi (dal momento che hanno deciso di averci come insegnanti) e ci stanno affidando la guida del loro percorso di apprendimento: si devono poter fidare di noi. Cerchiamo di essere leali.

La regolarità

Se vogliamo costanza, dobbiamo essere noi i primi ad essere costanti.

Tutti abbiamo bisogno di vacanze e spesso ci sono imprevisti nelle nostre vite ma, comunque intendiamo questa professione (se un secondo lavoro o il lavoro della nostra vita), evitiamo di essere intermittenti. Se non strettamente necessario, non annulliamo o spostiamo continuamente l’appuntamento, e chiediamo anche a loro di essere regolari.

Intendiamoci: ho uno studente che lavora a turni e ha figli piccoli. Capita raramente che facciamo lezione allo stesso giorno e alla stessa ora. E questo è necessario per lui, e va bene per me. Ma in quasi tutti gli altri casi, la mia regolarità è apprezzata e stimola la fiducia. E questo fa bene anche a noi, soprattutto se – anche voi, come me – in agenda dovete garantire lo spazio a decine di lezioni individuali.

Cerchiamo la regolarità anche nell’invio dei materiali prima e dopo la lezione. Cerchiamo di essere organizzati e consolidiamo dei meccanismi attorno alla lezione, per creare delle abitudini e sfruttare al meglio il momento insieme. La serietà passa anche da questo e così potremo aspettarcela anche da loro.

La cura

Ho più volte ascoltato discussioni sul tema delle attenzioni da dare agli studenti e sulla gestione del nostro tempo con loro e sono giunta ad una mia personale opinione – perché credo si tratti proprio di una scelta di carattere personale – che dunque sarà naturalmente contestabile!

Ritengo che non si tratti sempre di quantità, ma di qualità. Ad esempio, usare 5 minuti in apertura di lezione per i convenevoli, lo trovo fondamentale. Non dobbiamo diventare per forza loro amici, ma non scordiamoci che sono persone. Che siamo persone. Quei 5 minuti sono un buon riscaldamento linguistico, abbassano il filtro affettivo e ci permettono di creare un rapporto umano. Allora, raccontategli cosa avete fatto nel fine settimana, domandategli dei nipoti, chiedetegli consiglio su che libro leggere. E questo si può fare dentro e fuori dalla lezione: con i giusti limiti, rispondetegli alla mail in cui vi mandano la foto dei lavori in giardino o dell’ultima torta sfornata. Un discreto e sincero interessamento vi costa poco tempo, ma vi aiuta a costruire legami.

E, a lezione, concentriamoci davvero su di loro. Per noi possono essere soltanto 30 minuti, ma per loro sono i 30 minuti di italiano della settimana: dedicategli tutte le vostre attenzioni. A lezione siate lì per loro, voltate il telefono e non contate i minuti, se possibile. Rendete il momento prezioso e gradevole.

Il rispetto chiama il rispetto. O almeno è così nella maggior parte dei casi.

Qualche “coccola”

Infine, questo consiglio è per i più appassionati: fate qualcosa di extra!

Se ne avete il tempo, create qualcosa per loro. Un fuori programma per supportarli nello studio autonomo e fargli sentire che vi importa del loro apprendimento.

Io ho iniziato a farlo per interesse personale e perché ormai, devo dirlo, mi sono affezionata a molti di loro e faccio mie le loro battaglie con l’italiano.

Mi direte: con tutto quello che devo fare?! Certo, il nostro tempo è prezioso ma, se non avete proprio tempo, possiamo anche farla semplice! Ad esempio, trovate sui social una vignetta carina che parla di noi italiani? Condividetela! Avete preparato una scheda di grammatica per uno studente? Inviatela come “regalo” ad altri studenti a cui potrebbe essere utile. Sentite passare alla radio una nuova canzone italiana? Perché non inviargliela con il testo?! Trovate una buona ricetta sfogliando una rivista? Magari a qualcuno può interessare… Insomma, non tutto deve essere “didattica”, bastano piccole attenzioni che saranno gradite e che li faranno sentire “nei vostri pensieri”. Al posto loro, a me piacerebbe ricevere queste piccole “coccole”.

E se, nonostante tutti i nostri sforzi, decidono lo stesso di sospendere le lezioni? Può succedere. Può essere per fare una pausa, per studiare un’altra lingua, per un motivo personale, e va bene, è fisiologico. Io allora faccio così: appuro di non poterci fare effettivamente niente (ritorna l’importanza di chiedere un feedback) e rispetto la loro scelta. Quando si tratta solo di una pausa, lascio passare un po’ di tempo, settimane o mesi a seconda del motivo della sospensione, e poi mi faccio sentire con un messaggio. Credetemi, se vi sentono premurosi, moltissime volte ritornano.

Insomma, concludendo, siete insegnanti capaci e la vostra didattica è efficace. Questo lo sanno già ed è il motivo per cui vi sceglieranno ancora e ancora, ma se li trattate con “cura” e lascerete un sorriso sul loro viso quando li salutate, questo farà la differenza. E farà bene anche al vostro cuore.

Franci

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5 fonti inesauribili di idee per le nostre lezioni!

Luglio 14, 2022 by itxstra

di Francesca Bizzotto

Sono sicura che anche a voi è successo spesso: siete bloccati perché non riuscite a trovare una valida idea da cui preparare una lezione. Oppure incontrate uno studente da così tanto tempo che non sapete più dove sbattere la testa per trovare un buon argomento per la prossima lezione!

Sono un’insegnante online da 13 anni e alcuni dei miei studenti posso definirli “storici”. Si creano delle buone sinergie con loro e si lavora bene insieme ma a volte… che fatica trovare nuove idee!

È sempre necessario proporre temi diversi – ovviamente entro i confini degli interessi e del livello di italiano dello studente – per tenere alta la motivazione, tenere lontana la noia e disporre di un buon input su cui sviluppare le nostre attività di arricchimento lessicale e i vari focus morfosintattici, comunicativi, eccetera.

Certo, spesso la deformazione professionale porta molti di noi a vivere con le antenne ritte e catturare costantemente idee per le nostre lezioni. Così prendiamo nota di argomenti che sentiamo alla radio o facciamo una foto ad un cartellone pubblicitario mentre passeggiamo. Ma non sempre questo basta…

E allora ci arrabattiamo per ore, spulciando libri e siti in cerca di un buono spunto da dove partire per creare la lezione. E tante volte, è proprio questo il problema: trovare l’idea giusta.

Allora, vorrei condividere con voi una piccola strategia. È banalissima, ma spero utile anche per voi. Non per avere una lezione pronta, certo, ma per trovare rapidamente l’idea da cui cominciare.

Le mie fonti di ispirazione, mi piace considerarle come degli scaffali in continuo riassortimento, da dove pesco velocemente un’idea sempre nuova, senza perdere troppo tempo e concentrarmi invece sullo sviluppo dell’unità didattica.
Ecco i miei 5 scaffali preferiti.

Numero 1: apri il giornale!

Partiamo dalla più scontata. Spesso fa parte della nostra routine quotidiana, dunque niente di più semplice: scegliamo la notizia del giorno, un articolo di cronaca, oppure un articolo che presenta un aspetto linguistico utile per lo studente.

Oltre naturalmente a costituire di per sé un buon terreno per discutere – e dibattere perfino – sull’argomento della notizia, ci permette di sviluppare il campo lessicale coinvolto e, nella maggior parte dei casi, fare un approfondimento sull’uso di un tempo verbale o di un altro elemento linguistico.

Un altro aspetto da non trascurare è che permettiamo allo studente che riceve l’articolo di avere un contatto diretto con l’Italia, con la possibilità di averci come interpreti, non solo di un determinato fatto di attualità, ma anche dei vari aspetti culturali italiani.

Certamente, sono note a tutti le tecniche per selezionare l’articolo ed eventualmente adattarlo alle nostre esigenze, ma non dimentichiamoci di dedicare del tempo a sceglierlo con cura affinché diventi per lo studente un’attività gratificante e assolutamente non frustrante. E se avete timore a presentare un articolo, con tutte le complessità che questo comporta, considerate l’idea di utilizzarne solamente il titolo. Vi porto due esempi concreti e collaudati.

Ho inviato ad uno studente di livello A2 uno screenshot comprendente solamente titolo, sommario e immagine della notizia, e ho chiesto di sviluppare una breve produzione scritta sul tema. Abbiamo poi svolto una correzione guidata con un successivo confronto con il testo originale e conversazione sul tema.

O ancora, ho inviato 4 o 5 screenshot di notizie diverse, chiedendo allo studente di livello B2 di sceglierne una e – usando il congiuntivo – esprimere la sua opinione in merito all’argomento. Ho fatto seguire una correzione guidata, un’attività di rinforzo e un momento di conversazione.

Numero 2: oggi è la giornata mondiale di…

Questa può decisamente sembrare un’idea bislacca, ma lasciate che ve la racconti.

Avete mai notato che quasi ogni giorno è la giornata mondiale di qualcosa? Dal whisky al calzino spaiato… ce ne sono per tutti i gusti!

Sebbene, lo ammetto, non tutte le idee siano utilizzabili per il nostro obiettivo, molti giorni possiamo cogliere un buono spunto. Può essere una festa nazionale, un giorno per celebrare la nascita di un personaggio noto, o un giorno per ricordare un evento.

Spesso Google stesso o altri browser ci danno in homepage dei suggerimenti, così come molti siti elencano tutte le “giornate di” sia a livello mondiale che nazionale. Eccone uno tra questi: https://giornatamondiale.it/

Qualche esempio? Un po’ di tempo fa è stata la giornata della Carbonara che mi ha spinto a cercare uno dei tanti video sugli orrori culinari (non solo stranieri) e didattizzarlo. È la giornata del Mar Mediterraneo? Beh, c’è l’imbarazzo della scelta tra i temi ad esso collegati! Ad esempio: le migrazioni della popolazione marina, i progetti di salvaguardia ambientale o perché no, le attività di scoperta dei relitti sommersi.

Certo, questo è solo il punto di partenza, ma come dicevo poco sopra, ritengo che una buona idea costituisca già gran parte del lavoro.

Numero 3: ti presento un italiano!

Spesso è la stessa “giornata italiana di…” a suggerirci un personaggio dei tempi passati o recenti che ha lasciato in eredità qualcosa alla nostra Italia. Perché non lasciarci ispirare allora?

C’è da dire che non tutti se la sentono di scomodare sempre Dante Alighieri o Giuseppe Mazzini, oppure trovano riduttivo parlare di Federico Fellini in una lezione di un’ora.

Oltre ai personaggi più noti e più “sfruttati” per le nostre lezioni, ritengo infatti che possiamo attingere alla vastissima schiera di italiani celebri nel mondo. Fate un sondaggio tra i vostri studenti stessi! Ma poi stupiteli con nuovi personaggi che ancora non conoscono!

Le attività didattiche da sviluppare attorno alla vita di uno di questi sono infinite e facilmente immaginabili: la biografia, un’opera, l’epoca storica, l’ambito lavorativo o sociale, eccetera. Fate una rapida ricerca in internet e createvi una lista da cui scegliere, quando necessario, un personaggio.

Stefano Soldini riceve il Premio all’etica sportiva a Procida? Via con la lezione! Samantha Cristoforetti omaggia Sandra Bullock con un cosplay? Ecco un nuovo tema! Luca Ward scrive un libro sulla sua carriera? Trovate l’intervista e parlate del mondo del doppiaggio in Italia!

Numero 4: apri una mappa!

Il nostro territorio, seppure minuscolo in confronto ad altri Paesi, è un tripudio di bellezze! Ce lo ripetono costantemente e ne siamo ben consci. Sì, lo so, avete già parlato troppe volte di Roma, Venezia è inflazionata, Firenze non ne parliamo nemmeno! E allora, aprite una cartina, chiudete gli occhi e puntate il dito!

Beh, sapevate che esistono quasi 8000 comuni in Italia? E decine e decine di regioni storico-geografiche? Bene, con una rapida selezione, potrete decidere di parlare del pane di Altamura, del Canto a Tenore sardo, della Via degli Dei o del Parco dello Stelvio.

Un piccolo bonus: i siti del Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Come certamente saprete, in Italia ne sono stati riconosciuti 58 (e qualche decina è ancora in fase di valutazione), facendoci guadagnare così il primo posto nel podio mondiale per numero di siti riconosciuti.

Il sito ufficiale ne presenta la lista completa (https://www.unesco.it/it/patrimoniomondiale/index) e ci fornisce testi sull’intero Patrimonio italiano.

Numero 5: guardati intorno!

Infine, vi propongo quello che è l’approccio meno comune di tutti, ma che riserva delle belle sorprese! Viviamo circondati da stimoli e oggetti che ignoriamo per la maggior parte del tempo ma che possono essere nostri alleati quando siamo a caccia di nuovi spunti.

Spero di rendere meglio l’idea partendo da 6 esempi reali.

Se in questo momento alzo lo sguardo dallo schermo e mi guardo attorno, posso immediatamente vedere:
– un cestino d’asfodelo appeso alla parete del mio studio;
– una giovane talea di pothos che fa del suo meglio per sopravvivere;
– una vecchia radio che sorregge i libri.

Che idea mi possono ispirare questi oggetti? Forse l’arte dell’intreccio nel Mediterraneo, oppure i segreti per avere il pollice verde, o ancora il mercato degli oggetti vintage.

Ok, continuiamo. Se lo sguardo lo butto fuori dalla finestra? Vedo:
– un gruppetto di ragazze che passano ridendo e fumando;
– un uomo sulla cinquantina che sfreccia sul suo monopattino elettrico;
– il proprietario di tre cani che affanna sotto il sole ancora cocente delle 5.

E da queste scene cosa mi invento? Potrei parlare del tabagismo giovanile, ovviamente, della ritrovata socialità in questa estate di maggiore libertà, degli incidenti in monopattino e del nuovo regolamento sul loro uso, o ancora dell’influenza positiva dei nostri amici a quattro zampe fino all’impiego degli animali a scopi terapeutici.

I temi che scaturiscono da questo “scaffale” sono quelli che più si prestano a presentare aspetti socio-culturali e generano sempre interessanti confronti con gli studenti.

Bene, questi sono solamente alcuni spunti, da cui necessariamente dovremo sviluppare tutte le nostre attività didattiche, ma credo possano essere un punto di partenza.

Infine, se un’idea funziona, considerate sempre l’opportunità di adattarla e costruire input di due o più livelli diversi, e avere così materiale utile anche per classi multi-livello o per sfruttare lo stesso tema con più studenti.

Spero la lettura vi sia stata utile e sarei felice di leggere quali sono i vostri “scaffali”.

Buon lavoro!
Franci

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Insegnare italiano durante le vacanze, si o no?

Giugno 22, 2022 by itxstra

Quando si pensa di insegnare italiano durante le vacanze estive, bisogna tenere conto di tanti aspetti. Primo tra tutti, un pubblico di studenti molto diversificato. Considerare la loro provenienza è fondamentale e questo vale sia per gli insegnanti che lavorano in una scuola che ha sede in Italia, sia per chi lavora online.

Gli studenti che (non) vanno in vacanza

Tendenzialmente, gli studenti che vivono in Europa considerano il periodo estivo come un momento di pausa dalle attività quotidiane: sono quelli che, insomma, possono fare le vacanze estive proprio come le intendiamo noi italiani.

E qui occorre già fare una distinzione. Possono essere, infatti, studenti che scelgono di iscriversi a un corso di lingua proprio durante le vacanze estive (magari scegliendo di fare una vacanza-studio proprio in Italia, in una delle numerose scuole per stranieri come la Madrelingua di Bologna); oppure studenti che – dato che vanno in vacanza – decidono di interrompere alcuni corsi in essere (soprattutto quelli online).

Infine, vi sono gli studenti che vivono ad esempio nell’altro emisfero terrestre, per i quali l’estate corrisponde a una stagione fredda, in cui si esce più raramente di casa e quindi si potrebbe essere più propensi a investire in formazione a distanza.

Gli argomenti per un Italian Summer Course

Inutile ribadire che, per organizzare corsi estivi di italiano per stranieri, sia fondamentale tenere conto di tutti gli aspetti appena snocciolati.

Prima di tutto, quindi, bisogna avere ben chiaro nella testa il target di studenti a cui si sceglie di indirizzarsi. Una buona idea potrebbe essere quella di organizzare diverse versioni di corsi estivi, pensati su misura di un certo pubblico.

Facciamo un esempio, prendendo in analisi il caso in cui si scelga di organizzare un corso estivo di italiano per studenti che vengono in vacanza in Italia. In questo caso, i temi del corso potrebbero riguardare luoghi italiani da visitare (magari non troppo lontani dalla sede del corso), abitudini estive degli italiani, vari ed eventuali aspetti culturali legati all’estate. Niente di troppo pesante, insomma… Questi studenti sono venuti certamente per imparare, ma anche per divertirsi un po’.

Allo stesso modo, un corso online estivo di italiano rivolto a stranieri potrebbe essere costruito per preparare gli studenti a una eventuale vacanza in estate. Le situazioni da “coprire” potrebbero quindi riguardare i mezzi pubblici, cosa trovare in città, come ordinare al ristorante, come comunicare con la receptionist dell’hotel e così via.

Infine, un corso online per – ad esempio – australiani interessati alla lingua italiana, potrebbe vertere su argomenti che ben si prestano ad approfondimenti casalinghi: un corso sul cinema italiano, sulla letteratura, sulla storia o sulla musica, magari.

Come organizzare corsi estivi di italiano per stranieri

Infine, la variabile tempo. Sì, perché trovare il giusto compromesso tra durata del corso e periodo in cui viene organizzato non è sempre facile.

Per i corsi in sede, è consigliabile pensare a un programma part-time, di modo che gli studenti possano sì andare a scuola, ma abbiano anche del tempo libero per esplorare la città e i dintorni.

Per i corsi online preparatori a un viaggio in Italia, si potrebbe pensare a qualcosa di più intensivo, a cadenza giornaliera o bisettimanale. Come sempre, quando si parla di online, è bene tenere conto del fuso orario di ciascun partecipante (solitamente il pomeriggio o la sera italiane sono i momenti migliori).

Al contempo, gli insegnanti che scelgono di rivolgersi agli studenti che risiedono nell’altro emisfero potrebbero essere costretti a delle levatacce mattutine oppure a fare le ore piccole alla sera. Cosa non si fa per i nostri studenti!

E tu? Quest’estate insegnerai in un corso estivo di italiano per stranieri? Raccontaci la tua esperienza in un commento, se ti va 🙂

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4a Giornata di studio ASILS online – 18 giugno 2022

Giugno 7, 2022 by itxstra

Carissimi colleghi e colleghe,

siamo lieti di invitarvi alla 4a Giornata di studio ASILS online dedicata alla didattica dell’italiano L2/LS.

L’Associazione Asils (Associazione Scuole di Italiano come lingua seconda), in collaborazione con Ornimi Editions, organizza il quarto appuntamento di aggiornamento online gratuito su vari argomenti di glottodidattica applicata all’insegnamento dell’italiano a stranieri.

Tutti i webinar di formazione gratuiti saranno realizzati interamente online.

4a Giornata di studio (4 webinar) 

18 giugno 2022

Orario: 15.00 – 18.00 (ora italiana)

Per l’iscrizione gratuita cliccare QUI: https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_XrUYyLBfThO2RhLud_P9bQ

Durante i vari webinar saranno presentate e condivise attività didattiche di diverso tipo, per sviluppare diverse abilità, da usare in classe, in presenza oppure online.

Una vera opportunità per condividere idee pratiche, attività ed esperienze nell’insegnamento dell’italiano a stranieri.

Modalita di partecipazione

La partecipazione è gratuita.

Nelle settimane seguenti alla conclusione dell’evento i partecipanti riceveranno un attestato di partecipazione.

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Hai mai gestito altri insegnanti?

Maggio 26, 2022 by itxstra

Cari insegnanti di italiano per stranieri,

Come state oggi?

Le ultime due volte (questa e questa) in cui vi ho scritto, avete lasciato dei commenti così interessanti che ho deciso di provare a scrivervi più spesso. I vostri feedback mi aiutano moltissimo e spero valga lo stesso per gli altri lettori.

Tra di voi, spesso scovo professori universitari o persone che fanno il nostro lavoro da moltissimi anni (sicuramente più di me).

Quindi ho pensato, oggi, di sottoporvi una domanda a cui forse molti di voi potrebbero rispondere positivamente: Vi è mai capitato di gestire altri insegnanti?

Competenze didattiche e organizzative

A me sì, da un anno a questa parte. E non c’è lavoro per cui provi sentimenti più contrastanti!

All’inizio, ero davvero impreparata e cercavo di sopperire alle competenze che mi mancavano (nemmeno le sapevo nominare, a dire il vero) con un tentativo di controllare la situazione. Un controllo esagerato.

In altre parole, pretendevo che ogni insegnante si comportasse come me, a lezione. “Io in questo caso faccio così e in quest’altro faccio cosà”, ripetevo continuamente. Non lasciavo loro nessuna libertà di sperimentare metodi diversi dai miei.

Piano piano, ho imparato a delegare e a fidarmi. Per fare questo, devo dire, ho dovuto prima predisporre un sistema organizzativo stabile, fatto di file condivisi e di riunioni mensili pianificate. Incoraggiavo il gruppo di insegnanti che mi ero ritrovata a gestire a scrivermi ogniqualvolta avessero un dubbio.

In questo, devo dire, creare un gruppo di WhatsApp è stato fondamentale, seppure sia stato difficile cercare di non guardarlo o di non scrivervi nel fine settimana (penso sempre che il weekend sia sacro e che ogni lavoratore abbia diritto a “staccare”, non importa quanto flessibile sia il tipo di lavoro che fa).

Vedere il modo in cui alcuni insegnanti facevano lezione, mi ha portata a esplorare strade didattiche che non avevo mai usato prima. Un esempio è la condivisione di un video durante una lezione di conversazione. Ho sempre pensato che questo tipo di materiale andasse bene per corsi tematici di gruppo, piuttosto che per lezioni individuali. E invece mi sono ricreduta: se utilizzati nelle giuste dosi, possono stimolare lo studente positivamente.

Le competenze didattiche che ciascun insegnante ha, tuttavia, sono distinte da quelle organizzative e ancora diverse da quelle gestionali. Mi sono ritrovata, con mio grande stupore, a interrompere insegnanti che iniziavano a raccontarmi nel dettaglio le loro questioni con uno studente o il loro calendario e i rispettivi impegni. Stop. Linea superata, mi dicevo. Perché chi ha il compito di gestire delle persone non può permettersi di immagazzinare informazioni non utili allo scopo. Un puzzle si fa se si guarda l’immagine dall’alto e non se si cerca di dare un senso al singolo pezzettino.

“Scrivi allo studente e organizzatevi in autonomia”, era la mia risposta, “poi mi fai sapere”.

Certo, dare fiducia alle persone è molto rischioso. Ultimamente sto avendo diversi problemi con un’insegnante inesperta, distratta, decisamente inaffidabile. L’istinto sarebbe di lasciarla fuori dal progetto, ma una parte di me vede in lei quello che io ero all’inizio: impreparata a insegnare perché non l’avevo mai fatto.

Ma da qualche parte bisogna pure iniziare, giusto?

 

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Insegnamento e malattia

Maggio 16, 2022 by itxstra

È da un po’ che non scrivo, perché sono stata costretta a prendere una pausa dal lavoro. Il motivo è semplice: la salute… Che ha deciso di venire a mancare per due mesi buoni. Ora che – fortunatamente – sto meglio, ho deciso di parlare proprio di questo tema: della salute, anzi, della malattia e del suo rapporto con il lavoro di insegnante di italiano. Tu come gestisci questo – spesso – inevitabile imprevisto nel tuo lavoro? Ti racconto cosa mi è successo…

Quando il lavoro dipende da te

Facciamo un passo indietro. Ti ricordi quando ti avevo raccontato di quello strambo progetto di insegnamento in un ristorante di Londra? Ti avevo promesso che ti avrei raccontato la mia scelta finale (non mi sono dimenticata, eh). Ebbene, alla fine avevo accettato e… Non avrei potuto fare scelta migliore! Inaspettatamente, ogni cosa si è incastrata perfettamente grazie a una buona pianificazione da parte mia insieme agli organizzatori (il proprietario del ristorante, il cuoco e il caposala). Devo dire che, una buona parte del successo del progetto va riconosciuta ai partecipanti stessi: educati, motivati, costanti. Ogni lunedì sera arrivavano entusiasti pronti a scoprire qualcosa di più sul piatto di pasta che avrebbero mangiato quella sera, a fare due chiacchiere con i nuovi amici appena conosciuti, a partecipare alle mie lezioni per prepararsi al loro primo viaggio in Italia.

Come puoi immaginare, la mia persona era una parte importante della serata, nel senso che rappresentavo il 50% dell’esperienza (l’altra metà consisteva ovviamente in location + accoglienza + cibo).

Ecco che quindi capirai il mio stato d’animo quando, a tre ore dall’ultimo incontro, ho dovuto dare forfait.

Come gestire gli imprevisti prima di una lezione pianificata

Non è la prima volta che mi capita un imprevisto di questo tipo, solo che tutte le altre volte si trattava di lezioni online. In quei casi, mi sforzavo di inviare una email o un messaggio (a seconda del livello di confidenza e del tipo di contatto a disposizione) allo studente, scusandomi per lo scarso preavviso e domandando la disponibilità a ripianificare la lezione. Certe volte, semplicemente decidevamo di “saltare” quell’incontro e di rivederci la settimana successiva (con l’impegno di recuperare la lezione saltata alla fine del pacchetto di lezioni). Semplice e piuttosto indolore, anche se devo dirti che, in alcuni casi, stavo così male che ho dovuto chiedere a una persona vicina di inviare la comunicazione al mio posto, sotto dettatura.

Con gli eventi in presenza, però, la storia è diversa. In questi casi, infatti, le persone coinvolte possono essere molteplici. Figuriamoci nel caso in cui una delle parti è un ristorante che, quindi, ha dovuto provvedere agli ingredienti per cucinare la cena a un certo numero di persone.

Cosa ho fatto, quindi? Mi sentivo davvero in colpa per quello che stava succedendo, ma non potevo certo stare lì a piangermi addosso. Così, ho telefonato al proprietario avvisandolo che non avrei potuto esserci quella sera. Gli ho poi proposto una strada alternativa: mi sono occupata io stessa di inviare la comunicazione ai partecipanti, invitandoli a recarsi ugualmente al ristorante per consumare la cena, dove avrebbero potuto discutere di una data in cui recuperare la lezione online. Avrei ovviamente fatto in modo di essere libera a tutti i costi.

In conclusione, devo dire che mi sono sentita molto fortunata: le persone con cui ho collaborato si sono dimostrate molto comprensive e mi hanno compensato economicamente per l’intero progetto, come da accordi, nonostante l’imprevisto. Mi sono chiesta, però, se in altri contesti sarebbe accaduto lo stesso e se esistano dei modi per evitarlo. Forse, dovrebbero semplicemente esistere mondi in cui i diritti vengono rispettati. O forse, in parte, dipende anche da noi?

Tu cosa ne pensi? Se ti va, scrivi un commento che possa generare una discussione costruttiva 🙂

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7 errori da insegnante inesperta che non faccio più

Marzo 25, 2022 by itxstra

Sono insegnante di italiano come lingua straniera da oltre tre anni e, a discolpa del fatto che possano sembrare pochi, ribatto dicendo che non faccio altro. Non è un hobby, è un lavoro a tempo pieno che sperimento giorno dopo giorno, lezione dopo lezione. Con questa lista, vorrei rivolgermi a chi forse ha appena intrapreso questo percorso o desidera cominciare a lavorare come insegnante di italiano a stranieri. Queste sono le cose che avrei voluto sentirmi raccontare tre anni fa…

1. Dimenticarmi del fuso orario

Lavorare online significa tenere in considerazione una serie di fattori che la presenza non prevede. Primo tra tutti, il fuso orario. Lo sapevi che in Europa si passa dall’ora solare a quella legale (e viceversa) in date diverse rispetto agli Stati Uniti? E ancora diversa è la situazione rispetto all’Australia, che si trova in un altro emisfero. E poi, ci sono alcuni Paesi (solo per citarne uno, la Georgia, così come tutti quelli del Continente Africano) che non adottano mai l’ora legale. Cosa significa tutto questo? Che bisogna prestare molta attenzione quando un corso a cadenza settimanale viene organizzato a cavallo degli equinozi. Per rimanere sempre aggiornata, io utilizzo uno strumento gratuito che si chiama TimeBuddy, dove posso facilmente confrontare la mia time zone con quella dei miei studenti, verificando eventuali cambiamenti tramite il calendario. Un consiglio che mi sento di dare agli insegnanti è quello di cercare di mantenere fisso l’orario dello studente, adattando il proprio di conseguenza.

2. Pensare che la responsabilità sia solo dell’insegnante

All’inizio mi struggevo e mi colpevolizzavo se vedevo che lo studente non faceva progressi. Mi sforzavo di spiegargli le cose, di dargli dei compiti, di ripetere con pazienza concetti che gli avevo già ribadito più volte. Non è sempre così, ovviamente. Alcuni studenti si mostrano collaborativi, ripassano quello che è stato fatto durante la lezione e si appassionano a contenuti italiani che trovano gratuitamente sul web. Qual è la differenza? Nel primo caso, lo studente mette tutta la responsabilità sull’insegnante, come se quest’ultimo/a avesse la bacchetta magica e fosse in grado – in un’ora a settimana nei migliori dei casi – di trasmettergli tutta la sua conoscenza. Nel secondo caso, l’insegnante è una guida. Il suo compito è rendere lo studente sempre più sicuro di sé e motivato, trovando argomenti di discussione interessanti e suggerendogli materiale di approfondimento in linea con i propri interessi (quelli dello studente). Sento spesso molte insegnanti lamentarsi del fatto che i propri studenti abbiano iniziato a seguire un tale podcast o un tale canale YouTube per imparare l’italiano. La loro critica ha origine dalla paura che questi content creators possano in qualche modo “rubargli il lavoro”. Non è così! Il ruolo dell’insegnante è importantissimo ma non è incompatibile con l’auto-apprendimento dello studente.

3. Fidarmi della percezione degli studenti

Prima di iniziare un percorso di apprendimento con uno studente, gli sottopongo alcune domande come per esempio: Perché vuoi imparare italiano? Quali sono i tuoi obiettivi? Quale pensi che sia il tuo livello attuale? Vuoi fare più conversazione o più grammatica? Le risposte a queste domande forniscono un aiuto prezioso per creare un corso di italiano che sia il più possibile soddisfacente e utile per un particolare studente. Ma attenzione, non bisogna fidarsi troppo! C’è una linea, personalissima nella testa di ciascun insegnante, che non deve essere superata. Questo confine si forma con l’esperienza, che insegna che – molto spesso – lo studente non ha proprio le idee chiarissime. È bene ascoltare le sue esigenze ma non le indicazioni su come sviluppare il modo per rispondervi. Il perché può deciderlo lo studente, ma il come, il cosa e il quando spettano all’insegnante.

4. Spiegare

I giornalisti e in generale gli scrittori, nel loro lavoro seguono un principio tanto semplice quanto illuminante: Show, don’t tell. Significa che, nel momento in cui si vuole trasmettere un messaggio, è molto più efficace mostrare un fatto, piuttosto che raccontarlo in modo prolisso e retorico. Lo stesso concetto può essere applicato all’insegnamento dell’italiano. Vuoi che lo studente impari a utilizzare la forma del lei? Lascia che se la guardi da solo, a casa, prima della lezione, e poi proponigli di simulare una conversazione tra due sconosciuti in un ambiente pubblico. Vuoi che lo studenti impari l’imperativo? Raccontagli una ricetta, mentre gli mostri l’immagine del piatto finale. Insomma, la lingua serve soprattutto per comunicare, non solo per spiegare.

5. Non lasciare traccia

Una lezione di italiano non si esaurisce solo nel tempo effettivo in cui lo studente incontra l’insegnante. Di fatto, c’è un’importantissima parte antecedente e un’altrettanto importante parte successiva. Quella antecedente è da intendersi come preparatoria, che può significare anche solo rileggere quello che è stato fatto la volta precedente. Questo è possibile solo se l’insegnante si impegna a tenere meticolosamente traccia di come si è svolta la lezione, appena questa finisce. Quando infatti si gestiscono più corsi individuali o di gruppo con più studenti, può risultare difficile stare al passo con la vita di tutti i partecipanti. Nel mio personalissimo registro (io ne uso uno online, uno strumento che si chiama Trello) mi appunto ogni dettaglio che so che potrebbe tornarmi utile. Per esempio, per creare una buona connessione con lo studente, durante il cosiddetto small talk che precede ogni lezione, mi piace fagli domande personali: “Come è andato il compleanno di tua figlia?”, “Hai trovato la lampada che cercavi?”, “Come sta tua madre?”. Se non tenessi traccia delle informazioni che lo studente mi fornisce ogni volta, mi dimenticherei sicuramente molti dettagli e potrei risultare superficiale e noncurante.

6. Riempire scatole

Non smetterò mai di ripeterlo: gli studenti non sono scatole da riempire. Ecco perché, con il tempo, ho smesso di fornire loro liste asettiche di vocaboli, di coniugazioni, di preposizioni… perché senza un certo contesto significativo, entreranno da un orecchio e usciranno dall’altro. In realtà, sì che mando loro un piccolo vocabolario, ma si tratta di parole che abbiamo scoperto durante la lezione. Spesso aggiungo delle immagini, per facilitare la memorizzazione, ma nulla di più. Ancora meglio è quando cerco di spronare lo studente a riutilizzare tali nuove parole. “Perché non provi a scrivermi 7 frasi utilizzando quel vocabolario? Ogni giorno, raccontami quello che hai fatto!” è una delle attività più consolidate e ben riuscite di sempre.

7. Non darmi tempo

Infine, ho imparato a pensare a me stessa. È vero, è importante coprire la giornata con quante più ore di lavoro sia possibile ma… i soldi non sono tutto. Anzi, spesso questa tendenza può rivelarsi controproducente e portare a guadagnare meno di quello che si pensasse. Il motivo è semplice: se non ci si dà tempo per prendere fiato tra una lezione e l’altra, la qualità della lezione sarà sempre più scarsa. Come conseguenza, gli studenti saranno sempre più insoddisfatti e si finirà per perderli come clienti. Quante volte, in passato, mi è capitato di arrivare in ritardo a una lezione online solo perché quella precedente aveva sforato l’orario. E può succedere, è normale! Se però non ci si dà tempo tra una lezione e l’altra il risultato è disastroso: si finisce per mostrarsi impazienti con lo studente precedente e mortificati con quello successivo. Non molto professionale, vero?

Ti ritrovi in quello che dico o c’è qualche punto su cui non sei totalmente d’accordo?

Fammi sapere cosa ne pensi in un commento, se ti va! Altrimenti, leggi altri articoli.

 

Grazie, ci sentiamo presto!

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E tu avresti accettato?

Marzo 9, 2022 by itxstra

Sono arrivata a Londra da poco più di un mese e ho già trovato un nuovo lavoro come insegnante di italiano per stranieri. Incredibile eh? Quello che pensavo anch’io… Prima di rendermi conto di quanto la città sia viva, specialmente dal punto di vista lavorativo, tanto dal non rendere molto difficile trovare qualcosa da fare.

Le persone vanno e vengono, a Londra, e la vivacità del mercato immobiliare ne è la più evidente testimonianza: per trovare un appartamento in affitto ci sono delle vere e proprie gare tra i candidati che cercano di conquistarsi la fiducia del padrone di casa.

E il lavoro non è da meno, tanto che quello di cui sto per parlarti me lo sono trovata prima di partire, quando ancora ero in Italia.

Ho usato un trucchetto che mi sento di condividere con te (è uno dei miei più preziosi segreti, sai?) cioè ho utilizzato lo strumento gratuito di Google Alert, che mi informa ogni volta che qualcuno pubblica una nuova pagina su Google che da qualche parte includa una certa parola chiave (impostata da me).

Ed ecco come mi è comparso, direttamente nella casella di posta elettronica, un annuncio che titolava “Italian Teacher for Monday Dinners in London” e che come luogo di lavoro aveva… Un ristorante!

Dopo aver inviato una email per manifestare interesse (e curiosità!) riguardo al lavoro, sono stata contattata dal proprietario per una breve videochiamata conoscitiva. Fin da subito il proprietario mi ha dato l’impressione di non curarsi troppo della parte “educativa” del progetto, quanto piuttosto dell’aspetto legato all’intrattenimento.

Ma io in quel momento ero sommersa dagli scatoloni del trasloco e, a dire il vero, non avevo proprio capito bene ogni cosa che mi avesse detto questa persona, che parlava un inglese molto colloquiale e… Molto veloce!

Fatto sta che sono partita e nel bel mezzo della seconda fase di delirio (se hai mai affrontato un trasloco, so che puoi capirmi) il proprietario del ristorante mi ha ricontattata per un lunch meeting.

Ora, ti lascio immaginare la situazione. Io che, con un quaderno in borsa e la testa piena di pensieri, mi allontano sempre più dalla mia zona di comfort e apro la porta del ristorante. L’ambiente è accogliente e silenzioso, perché il locale non è ancora aperto al pubblico.

Il caposala mi fa cenno di seguirlo in una zona più piccola, dove il proprietario e la moglie mi attendono seduti a una tavola apparecchiata. Iniziano “i convenevoli” in inglese e subito mi trovo di fronte a diversi ostacoli. Il modo di parlare del proprietario è davvero difficile da comprendere, considerate le mie limitate competenze linguistiche di questo periodo. E poi arriva il menù: cosa scelgo? Capirò in seguito che la proposta del cuoco è di utilizzare ingredienti italiani per creare piatti innovativi di ispirazione italiana. Una bellissima idea ma anche un grande punto di domanda quando non conosci la traduzione inglese delle pietanze.

Chiacchieriamo del più e del meno (il cosiddetto small talk) e ogni tanto accenniamo al corso di italiano di cui dovrei occuparmi.

Capisco che il corso sarà organizzato una volta a settimana in due turni, uno a partire dalle 18:30 e l’altro a partire dalle 20. Il primo turno è dedicato alle famiglie con bambini, il secondo ai soli adulti. Ai partecipanti verrà proposta una cena con lezione di italiana annessa.

Bello, vero?

Magnifico… Se sei un partecipante.

Se sei l’insegnante, sono un altro paio di maniche.

Sono sicura che, come collega, ti saranno venute in mente alcune domande come:

  • Quanti partecipanti?
  • Quali sono gli obiettivi del corso?
  • Qual è il livello dei gruppi?

Ebbene, ho scoperto presto che queste sono domande da insegnante, non da imprenditore.

Tranne la prima, la cui risposta è stata “Quanti più partecipanti riusciremo ad attirare, meglio è!”

(Ok, ora puoi sostituire la parola partecipante con “cliente”.)

E se te lo stai chiedendo, sì, ho messo subito le mani avanti: ho detto che i gruppi che di solito organizzo vanno da un minimo di tre a un massimo di cinque partecipanti, altrimenti diventa davvero difficile riuscire a coinvolgerli tutti e quindi a ottenere dei risultati, anche solo in termini di motivazione personale a continuare lo studio dell’italiano.

E poi il livello, è importantissimo! I gruppi “misti” possono funzionare se i partecipanti sono collaborativi, ma qualcuno di loro sarà sempre svantaggiato e si finisce fare un minestrone che non piace a nessuno (senza contare il lavoro doppio che deve fare l’insegnante per dosare la difficoltà delle attività).

E vogliamo parlare dei bambini? Un corso che si rivolge ai bambini ha dei contenuti completamente diversi da uno che si rivolge agli adulti.

Infine, parliamo dei compensi. La proposta che mi è stata fatta è di 120 Sterline britanniche a serata (due turni), inclusa la cena. L’orario effettivo di lavoro è dalle 18:30 alle 21:15, ma ovviamente è bene arrivare una mezz’ora prima per sistemare il proiettore. E la preparazione, come spesso accade, in questo caso non è inclusa.

Io, alla fine, una decisione l’ho presa. Ma prima di raccontartela sono curiosa di sapere… Tu avresti accettato?

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