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Insegnanti italiani in Spagna 1. Il settore pubblico

Luglio 17, 2019 by itxstra

Cari giovani professori,

Se avete intenzione di cercar fortuna all’estero e volgete lo sguardo verso la penisola iberica, così affine per lingue costumi e stile di vita al Bel Paese beh… ciò che viene di seguito fa al caso vostro!
Nei prossimi due articoli cercherò di darvi quante più informazioni utili possibili circa il sistema educativo spagnolo statale e privato, e le modalità di accesso.

Per arrivare a lavorare nella scuola pubblica dovete seguire la lunga ed estenuante procedura che vi illustro qui di seguito:
1. Portate il vostro documento di laurea con relativo Learning Agreement da un traduttore certificato (traductor jurado). Non potete tradurlo voi. Troverete la lista completa di traduttori certificati cliccando su “listado actualizado” nella pagina: http://www.exteriores.gob.es/Portal/es/ServiciosAlCiudadano/Paginas/Traductoresas—Int%c3%a9rpretes-Juradosas.aspx
Suggerisco vivamente di chiedere un “presupuesto” (preventivo) al traduttore;

2. Ottenuto tale documento, dovrete mandarlo al Ministero dell’Educazione spagnolo.
Per informazioni dettagliate rimando al sito del Ministero: http://www.exteriores.gob.es/Consulados/BATA/es/ServiciosConsulares/Paginas/Homologaci%c3%b3n-t%c3%adtulos-universitarios.aspx ;

3. Se avete anche un Master, potrete convertirlo ma solo dopo aver ricevuto l’omologazione della laurea. Tempo d’attesa per ciascun documento: un anno;

4. Già dopo l’ottenimento della omologazione della laurea, potete iscrivervi a un Master per l’insegnamento della durata di un anno. Per selezionarlo basta scrivere nel motore di ricerca “Master formación profesorado” e la città spagnola in cui ci si trova. Compariranno decine di risultati;

5. State ancora leggendo? Perché gli step finora elencati richiedono un investimento di tempo di due o tre anni. Se siete degli ossi duri e il posto fisso in terra iberica è la vostra ambizione beh… completati i passaggi precedenti non vi resta che preparare l’esame di stato chiamato “Oposiciones para profesorado”. Si svolgono indipendentemente in tutte le regioni spagnole. Se passate le Oposiciones in Asturia resterete a lavorare in tale regione, non potrete spostarvi in Catalogna, per esempio. L’organizzazione è approssimativa a dir poco. In certe regioni l’esame è più facile, in altre più difficile…

6. Coloro che hanno passato l’esame con un voto inferiore a quello di chi ha ottenuto il posto, si troveranno nel limbo degli “Interinos”. Essi iniziano a fare supplenze laddove ve ne sia bisogno e a guadagnare punti per salire in graduatoria. In realtà si tratta di un escamotage per regolarizzare il precariato.

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Usare i proverbi per insegnare italiano

Luglio 10, 2019 by itxstra

I proverbi sono un grande alleato quando si insegna italiano agli stranieri.

In primo luogo perché la nostra lingua vanta un repertorio pressoché sconfinato di proverbi e, dunque, pescando in questo mare di saggezza popolare, non resteremo mai a corto di vocaboli, usi insoliti di verbi, preposizioni, formule comparative, eccetera.

In secondo luogo perché ci consentono di mettere direttamente in contatto l’alunno con il cuore della tradizione italiana. La quasi totalità di coloro che imparano la nostra lingua è interessata a toccare con mano ciò che sta oltre le regole di grammatica, la pronuncia corretta e la sintassi impeccabile (quando così non fosse, è compito del buon insegnante far nascere questo tipo di interesse!).

Inoltre, le massime e modi di dire a cui dà vita la saggezza popolare sono un prodotto proprio di qualsiasi cultura umana. Pertanto costituiscono immediatamente un ponte tra realtà più o meno distanti. Si può affermare, in effetti, che le lezioni in cui si parla di proverbi sono tra quelle in cui l’identità culturale dell’alunno è maggiormente coinvolta.

Si istituisce una relazione bidirezionale docente-discente in cui ciascuno apporta elementi che arricchiscono l’altro.

Durante una lezione in cui si fa riferimento alle massime popolari, l’alunno individuerà sicuramente, per un certo numero di proverbi italiani, una traduzione più o meno letterale, nella propria lingua.
Le immagini mentali bizzarre, comuni, ridicole, realistiche o surreali, associate abitualmente al significato letterale del proverbio, sono come quadri che saltano in mente.
Il loro potere aiuta a fissare, assieme alle rime, presenti in molti proverbi, termini e strutture nella mente di chi apprende.

È conveniente introdurre un proverbio di tanto in tanto come esempio per una spiegazione.
Quando si presenta un proverbio nuovo è utile lasciare qualche minuto all’alunno perché possa “masticarlo e assimilarlo”, insomma: familiarizzare con esso.
Conviene lasciargli il tempo necessario perché provi a tradurlo letteralmente e, poi, a indovinarne il significato.

Da evitare una carrellata di proverbi, specialmente se affini nel loro significato, poiché creano solo confusione e non si dà all’alunno il tempo di assimilarli… Chi troppo vuole nulla stringe!

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Attività per l’alunno principiante: ricette in cucina

Giugno 27, 2019 by itxstra

Un elaborato scritto che non si riduca a semplici frasi ed elementari descrizioni di amici, case o animali da compagnia, sembra un prodotto lontano anni luce, quando gli alunni sono agli inizi. Già solo da leggere, figuriamoci da scrivere!

Eppure, proporre all’alunno di produrre un testo completo, efficace e (almeno in linea teorica) pubblicabile ne mantiene viva la motivazione… Come fare perché raggiunga in poco tempo questo obiettivo? Semplice!

Utilizzando le ricette di cucina.

Per scrivere una ricetta c’è bisogno di conoscere unicamente:

A) una dozzina di verbi all’infinito (tagliare, sbucciare, frullare, mescolare, separare, spremere, bollire, cucinare, aggiungere, lasciare, raffreddare, servire);

B) alcune preposizioni: di, con, per, a, in ;

C) una decina di nomi di utensili e apparecchi da cucina (coltello, cucchiaio, bicchiere, piatto, frullatore, padella, pentola, forno, griglia, frigorifero);

E gli ingredienti?

Ecco il secondo punto vantaggioso dello scrivere ricette! Lo studente apprenderà vocaboli di uso frequente con una finalità pratica immediata: dar vita a un testo completo ed efficace. Si assiste qui a una inversione rispetto al metodo tradizionale che utilizza il testo o le frasi ripetitive per far memorizzare i vocaboli. La parola nuova è invece protagonista e ricercata.

Alcuni suggerimenti:

1- Chiedete ai vostri studenti di fare uso di post-it da attaccare sugli ingredienti e strumenti della loro cucina. È un metodo infallibile e divertente per fissare nuovi termini nella memoria.

2- Nel caso di uno studente individuale, proponetegli di scrivere un ricettario con un piccolo glossario allegato. Nel caso di una classe, chiedete agli studenti, a rotazione, di leggere la propria ricetta ai compagni perché possano prendere appunti e, quando ciò sia fattibile, anche di portarne una dimostrazione pratica

3- Mostratevi interessati alle ricette tradizionali del luogo di provenienza dell’alunno. In questo modo lui/lei si sentirà a proprio agio per quel che riguarda i contenuti e potrà concentrarsi sull’uso corretto dell’italiano

4- Leggete ricette italiane durante la lezione e lasciatele agli alunni perché possano realizzarle a casa (senza sbirciare sul vocabolario però!)

La lezione è servita!

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Pronuncia e intonazione (2): cose da NON fare

Giugno 21, 2019 by itxstra

La parte (1) si trova qui

1) Non chiedere senza dare. Se il capitolo “pronuncia ed intonazione” non fa parte del nostro piano didattico, è perfettamente inutile correggere occasionalmente errori relativi ad esso. In un certo senso è persino ingiusto, poiché non lo abbiamo stabilito come argomento degno di essere preso in considerazione da parte dell’alunno. Se invece abbiamo introdotto il tema già da alcune lezioni, (come? Date un’occhiata alla parte 1) possiamo iniziare a correggere pronuncia e intonazione.

2) Evitare gli eccessi. L’enfatizzare eccessivo di pronuncia e intonazione risulta posticcio quando non in armonia con la conoscenza reale e sedimentata della lingua. Non imponiamo allo studente la meta di una pronuncia impeccabile e un’intonazione formidabile in tempi brevi. Piuttosto, prefiggiamoci come obiettivo a lungo termine per lui/lei un modo di parlare chiaro ed efficace. È importante che l’alunno sappia “come lo direbbe un italiano”, questo lo aiuterà enormemente nella comprensione. È cruciale, poi, che si impegni a riprodurre tale modo ma senza uno sforzo esagerato. Altrimenti risulterà caricaturale.

3) Non buttarsi giù. Gli esercizi di pronuncia non danno immediatamente i propri frutti. Anzi, per settimane ci sembrerà che l’alunno non avanzi di un millimetro Per questo motivo è molto importante non scoraggiarsi. Eh lo so, sembra scontato… Ma mantenere alto il morale dell’alunno e il proprio è fondamentale! Il miglioramento “a scatti” ha una sua logica: i muscoli devono allenarsi a produrre nuovi movimenti, e dunque, suoni.

4) Non alzare troppo velocemente il livello. Per evitare di demoralizzare l’alunno (vedi il punto 3) è meglio non metterlo nelle condizioni di sbagliare molto. Iniziamo da cose semplici e alziamo gradualmente l’asticella. È meglio avere pochi errori su cui lavorare piuttosto che (forse galvanizzati dai primi successi) lanciarsi subito verso ardue imprese.

5) Non abusare delle correzioni. Quando lo sforzo non è concentrato unicamente su pronuncia e intonazione, meglio essere flessibili nelle correzioni. Sta alla sensibilità di ciascuno stabilire quando insistere o meno. È bene, in ogni caso, essere coerenti: nella stessa lezione/fase della lezione o si corregge sempre uno stesso errore o lo si ignora. Altrimenti manderemmo un messaggio contraddittorio.

6) Non limitarsi all’esercizio di inizio lezione. Per velocizzare il processo di apprendimento è sempre utile registrare tanto noi stessi quanto l’alunno. Inoltre potremmo suggerirgli attività di ascolto da svolgere a casa. Troverete una fonte pressoché inesauribile di materiale da ascoltare (e ripetere!) qui.

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Pronuncia e intonazione (1): come e quando lavorarci su

Giugno 21, 2019 by itxstra

Per rispondere subito ai due quesiti direi che è bene affrontare la pronuncia e l’intonazione in parallelo a tutti gli altri elementi linguistici, in modo breve ma costante. Si possono considerare un riscaldamento quando si comincia la lezione.

Il cervello dell’alunno recupererà così, fin da subito, il programma “pronuncia e intonazione” e (si spera!) lo manterrà aperto durante tutta la sessione. Svilupperà inoltre un’abitudine ad aprire tale programma ogni qualvolta si sintonizzi sul canale “italiano”.

Ecco dunque un esercizio semplice da svolgere 5/7 minuti:

Prendiamo come spunto le frasi dell’inizio della conversazione nel caso di principianti. Mi riferisco a principianti nello studio della pronuncia e dell’intonazione (potrebbero essere persone che hanno già un livello B o persino C).

Insistiamo sui punti deboli dell’alunno (ad esempio, marcando in modo secco le R e le vocali nel caso degli inglesi, magnificando la differenza tra B e V nel caso degli spagnoli, distinguendo la E e la A nel caso dei turchi, eccetera).

Per prima cosa pronunciamo e facciamo ripetere parola per parola allo studente. Soffermiamoci su ciascuna delle parole in questione, suggerendo altri vocaboli che abbiano assonanza nella ritmica o nella pronuncia. L’obiettivo è una rapida ‘full immersion’ in un certo suono. L’alunno non deve ripeterle tutte, bensì concentrarsi solo sulla parola di partenza (ad esempio, se la parola è “azione”possiamo proporre “relazione, variazione, presentazione, animazione”…) per poi tornare a insistere un paio di volte sulla parola trattata (azione). Ora tocca a lui/lei ripetere.

Recuperiamo, a questo punto, sequenze di tre o quattro parole e chiediamogli di ripeterle.

Infine, facciamo la stessa cosa con la frase intera, senza curarci dell’intonazione generale. Altrimenti si mette troppa carne al fuoco.

Trattiamo, invece, l’intonazione nella fase finale dell’esercizio. Ripetiamo un paio di volte la frase e, nel caso in cui l’alunno abbia difficoltà, proponiamogliela per iscritto. Per alcune persone è utile visualizzare la dinamica.

Stabiliamo, in questi casi, un codice con l’alunno. Ad esempio, frecce o linee che marchino le salite e discese di tono (come un elettrocardiogramma), X o punti per le micro-pause all’interno della frase.

La parte (2) si trova qui

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L’importanza delle letture graduate

Maggio 20, 2019 by itxstra

Se sei un’insegnante di italiano avrai di sicuro, almeno per un periodo della tua vita, studiato un’altra lingua. O almeno avrai provato a studiarla. L’avrai fatto alla scuola dell’obbligo, o all’università, o in un corso di lingua all’estero, o in modalità auto-studio. Qualcuno di voi potrebbe anche aver praticato la lingua con amici stranieri, colleghi, clienti, fidanzati o amanti. Devo dire che praticare la lingua con un fidanzato o un amante ha sempre portato ad ottimi risultati, ma questo ovviamente dipende dalla durata della relazione…

Se ripenso alla mia esperienza con lo studio dell’inglese, mi immagino che sia andata allo stesso modo un po’ per tutti. Classe 1981, ho cominciato con l’inglese alle scuole superiori (alle medie da noi al sud si studiava ancora il francese, di cui mi innamorai subito ed è ancora oggi una delle lingue che parlo meglio). La mia insegnante di inglese aveva sempre i denti sporchi di rossetto e ci spiegava la grammatica scrivendo le frasi e le regole alla lavagna. Il suo era un approccio formalistico-deduttivo, insomma il più classico degli approcci glottodidattici. Le attività erano, in ordine sparso, apprendimento degli aspetti morfosintattici, dettato, traduzione e lettura soprattutto di testi classici della letteratura inglese. In particolare, con la letteratura, la Prof leggeva ad alta voce e noi ascoltavamo. Qualche volta chiedeva a noi di leggere ad alta voce e, alla fine della lettura, non verificava mai la nostra comprensione del testo.

Ma che noia! E che inutilità. A me le ore di inglese piacevano lo stesso, perché andavo matta per le lingue straniere, ma i miei poveri compagni, quelli che prendevano sempre quattro e non ricordavano mai niente, forse non avevano proprio tutte le colpe…

Se solo potessi, andrei a riprendere quei compagni nel passato e gli proporrei di ricominciare a studiare l’inglese. Ma non con i testi di letteratura della Prof col rossetto sui denti. Gli proporrei delle letture graduate, come quelle che oggi propongo ai miei studenti di italiano. Partendo dal livello A1, fino ad arrivare al C2, le letture graduate sono così organizzate: divise in capitoli, includono delle attività sul testo che permettono di verificare la comprensione della lettura (vero o falso, risposta multipla, matching, ecc…) e un glossario utilissimo con tanto di traduzione.

I miei studenti non possono più farne a meno. Hanno cominciato con la prima lettura A1, per poi provarne altre due o tre e poi passare al livello successivo e così via. Non solo le letture graduate migliorano la comprensione scritta e il lessico, ma, soprattutto, aumentano entusiasmo, motivazione e autostima, tre elementi chiave per lo studio di una lingua straniera.

Ecco il link alle letture graduate che i miei studenti usano ed apprezzano tanto: https://easyreaders.org/product-category/italian/ 
https://easyreaders.org/catalogue/

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Notizie di attualità semplificate

Maggio 13, 2019 by itxstra

Mi ricordo ancora la prima volta che un mio studente, Andrew, inglese, mi chiese di consigliargli un giornale da leggere. “Mi piacerebbe leggere un giornale italiano” disse, “per vedere se riesco a capire cosa c’è scritto”. “Lo so che i giornali sono difficili da leggere, anche nella propria lingua” continuò “ma vorrei provare. Quale quotidiano mi consigli?”

“Mmmmmm, e che ne so” pensai tra me e me, un po’ spiazzata dalla domanda. Faccio fatica anch’io a leggere i giornali italiani, un po’ per la difficoltà degli argomenti, un po’ per il linguaggio tecnico, un po’ per gli elementi culturali propri dell’attualità italiana che sono difficilissimi da trasmettere ad uno straniero.

“La Repubblica” gli dissi, senza riflettere troppo. Ma lo sapevo anch’io che non era un buon consiglio. Nei giorni seguenti lo trovai sempre chino sul tavolo centrale della nostra biblioteca, le dita delle mani nei pochi capelli che gli spuntavano sulla testa, a prendere a morsi il suo dizionario tascabile italiano-inglese. Mi perseguitava con le sue domande sul lessico, la struttura della frase, le parole, i nomi, i concetti. Era veramente stato il peggior consiglio della storia dell’insegnamento dell’italiano a stranieri, lo ammetto, anche per uno studente di livello C1 come lui, tanto motivato e che tornava a Bologna ogni anno nella speranza di poter diventare un C2.

Per farmi perdonare, lo invitai al concerto di Cristina Donà, all’Arena del Sole, in via Indipendenza, e gli regalai pure il biglietto. Così almeno recuperai la sua motivazione e il suo entusiasmo ormai quasi sepolti. E poi un giorno ripresi l’argomento e gli dissi che anche noi italiani capiamo solo una certa percentuale di quello che leggiamo sui quotidiani, e che quindi tutto era semplicemente ok.

Oggi, quel cattivo consiglio non lo darei mai più. Oggi uso easyitaliannews.com per consigliare la lettura e l’ascolto delle notizie di attualità, politica, Italia e esteri. Adatte a tutti i livelli, dall’A1 al C2, e semplificate, sono molto apprezzate dagli studenti e non c’è studente che non sia in grado, dopo l’ascolto o la lettura o entrambi, di esprimere un giudizio o commento sull’argomento della notizia. Easyitaliannews.com aiuta con l’apprendimento della lingua ma è anche uno stimolo ad approfondire argomenti di attualità sia italiani che esteri.

Consiglio altamente l’utilizzo di questo sito per le vostre lezioni. Gli studenti potranno iscriversi inserendo il loro indirizzo email e potranno anche cercare le edizioni precedenti nell’archivio.

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Easy Italian News – notizie scritte in modo chiaro e semplice!

Ottobre 8, 2018 by itxstra

Siete alla ricerca
di un giornale gratuito
che offra notizie
scritte in modo chiaro
e con un linguaggio semplice
ma allo stesso tempo
non troppo facile
da annoiare gli allievi
che hanno superato
il livello principiante?

Oggi vi presento
Easy Italian News,
un nuovo sito GRATUITO
dove troverete
notizie italiane e straniere,
oltre a sport,
arte ed eventi.

C’è anche l’audio,
molto utile per chi
vuole migliorare
la comprensione
della lingua orale.

Ogni articolo è scritto
in frasi brevi,
stile “poesia”,
così gli allievi
non devono
perdersi dietro a frasi complesse
e di difficile comprensione.

Nella prima pagina
del sito,
nella colonna a sinistra,
è possibile inserire
la propria email
per ricevere
le varie edizioni
del ‘giornale’
appena escono.

Il giornale
ha tre edizioni:
il martedì, il giovedì
e il sabato.

A sinistra trovate
tutte le edizioni
del giornale,
così potrete
sempre usare gli articoli,
anche fra qualche mese.

Questo giornale
è molto utile
sia per le lezioni di grammatica
che per quelle di
ascolto e conversazione.

Alla fine di
ogni articolo
sono presenti i link
da cui sono state tratte
le notizie.

E’ possibile utilizzare gli articoli
per fare
esercizi individuali
o a gruppi,
come punto di partenza
per dibattiti
in base all’argomento scelto,
o per delle semplici conversazioni
a seconda del
livello dei vostri allievi.

Ad esempio,
potreste usare
l’edizione del 06 ottobre
per dividere la classe
in gruppi
e assegnare ad ognuno
un tema
su cui discutere.

Oppure usare
l’audio
per fare un dettato
a tutta la classe.

O anche
utilizzare i link
dei vari giornali,
presenti sotto ad ogni articolo,
per mettere a confronto
il modo in cui
viene trattato
lo stesso argomento.

Queste sono
solo alcune idee,
ma le possibilità
sono numerose
e in base agli
articoli pubblicati
ogni settimana,
avrete sempre
nuovo materiale
per rendere interessanti
le vostre lezioni!

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Terza età ed insegnamento (parte 2): il docente

Dicembre 14, 2017 by itxstra

di Marika Romano 

Terza età ed insegnamento (parte 1): lo studente anziano

Il docente che insegna agli individui anziani deve possedere una ottima dose di empatia, disponibilità, flessibilità e molta pazienza.

Ci sono alcuni fattori da tenere in considerazione:

Udito

Gli studenti anziani hanno spesso problemi di udito perciò è importante che gli insegnanti abbiano alcuni accorgimenti e seguano alcune regole:

  • parlare chiaramente e più lentamente
  • regolare il volume di video ed esercizi d’ascolto
  • ripetere i listening un paio di volte
  • assicurarsi che non ci siano rumori che disturbano la classe
  • utilizzare video (non troppo lunghi) o spezzoni di film che permettano allo studente di leggerne il contesto

Quando insegno in Inghilterra, devo forzarmi a rallentare la mia parlata che immancabilmente accelera non appena arrivo in Italia!

Vista

La riduzione della vista è un fattore importante da considerare nel contesto didattico dato che l’apprendimento umano avviene per vie visive all’80%.

Il docente dovrebbe:

  • stampare il testo a lettere più grandi per facilitarne la lettura
  • assicurarsi che gli studenti possano vedere la lavagna
  • scrivere in modo chiaro alla lavagna
  • che la stanza sia sufficientemente illuminata

Problemi motori

Molti anziani hanno spesso problemi di mobilità o soffrono di dolori articolari, quindi è importante che:

  • le sedie siano comode (alcuni si portano un cuscino da casa)
  • se ci sono giochi di ruolo, magari far sì che siano i più agili a muoversi nella classe. Sono assolutamente da evitare attività troppo energiche

Memoria

È risaputo che nelle persone anziane in generale c’è una diminuzione della memoria a breve termine e un declino della velocità di rielaborazione. L’insegnante può aiutare lo studente a superare questo declino cognitivo in vari modi:

  • ripetere sistematicamente la grammatica e il lessico. A volte può essere frustrante dover rifare e ridire le stesse cose ma, come ho già detto, ci vuole molta pazienza
  • incoraggiare gli studenti ad utilizzare strategie personali. Molti dei miei studenti ‘agganciano’ una parola italiana ad una simile inglese oppure inventano acronimi per ricordare una sequenza
  • lasciare loro più tempo per potersi esprimere
  • ripetere più volte gli esercizi di ascolto o un video. Le lezioni in generale sono più diluite

Il piacere di apprendere

Ovviamente l’insegnante deve ricordare che l’apprendimento di una lingua deve essere vissuto come un’esperienza positiva e non stressante. Moltissimi studenti anziani temono il fallimento; magari in passato sono stati degli studenti ‘scarsi’ o hanno già provato ad imparare una lingua senza alcun risultato. È fondamentale che l’insegnante faccia sentire gli studenti a proprio agio, non li metta in situazioni stressanti, stemperi l’ansia e non li giudichi duramente. Un po’ come insegnare ai bambini!

É importante quindi:

  • evitare i test cronometrati che sono fonte di ansia
  • concedere più tempo per completare le attività
  • promuovere un’atmosfera rilassata e amichevole
  • sostenere positivamente gli studenti, apprezzandone i progressi

Molto spesso consiglio ai miei studenti di guardare indietro nel tempo per constatare quanto abbiano appreso fino a quel momento e fare un confronto con la situazione passata. Questo è un ottimo incentivo per poter proseguire, soprattutto quando ci sono momenti di sconforto e frustrazioni. Inoltre, in quanto insegnante in un paese straniero, paragono la mia situazione alla loro. Anch’io, anche se in misura molto minore, vivo le stesse frustrazioni. Non salgo su un piedistallo ma faccio sì che si sentano nella mia stessa barca.

Ah, dimenticavo: la mia studentessa più anziana ha appena compiuto ottanta anni!

Lettura consigliata

Un interessante estratto di Maria Cecilia Luise, Terza età e educazione linguistica. Narrazione e letterature come spazio per la memoria, la saggezza e la creatività.

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Terza età ed insegnamento (parte 1): lo studente anziano

Dicembre 14, 2017 by itxstra

di Marika Romano 

Il progressivo invecchiamento della popolazione è uno dei tratti significativi del XXI secolo. Si stima che entro il 2050 la percentuale di anziani aumenterà dall’11% al 22 % della popolazione totale. Solo in Italia raggiungerà il 35,9%.

I cambiamenti socioculturali e le migliori condizioni di salute hanno modificato lo stile di vita degli anziani.

La cosiddetta terza età, che di solito viene fatta iniziare intorno ai 65 anni, non è più vista come un punto di declino, ma come una nuova fase della vita e come un’opportunità di sviluppo e apprendimento continuo.

Di fatto oggigiorno gli anziani viaggiano molto più rispetto a una volta, sono tecnologicamente più alfabetizzati, sono coinvolti in attività sociali, di volontariato e di apprendimento. Molti studenti anziani desiderano imparare una lingua straniera per vari motivi: per socializzare, per ritardare lo sviluppo dell’Alzheimer, per combattere il declino cognitivo o per realizzare un sogno nel cassetto.

Questo cambiamento ha favorito il fiorire di numerose iniziative formative, formali e non formali, indirizzate a questo nuovo pubblico di apprendenti. Essendo un fenomeno piuttosto recente, manca ancora una glottodidattica geragogica, una didattica delineata, documentata e rivolta specificatamente agli anziani.

Come sono gli studenti anziani?

Rispetto agli adolescenti, gli anziani hanno un bagaglio culturale maggiore, hanno esperienze di vita, sono sempre contenti di parlare delle loro esperienze personali ed esprimere un’opinione, senza reticenze. Si crea un gruppo più aperto, interessante e vario.

Gli studenti della terza età normalmente non sono interessati ad acquisire un certificato, crediti o diplomi. Sono spinti da una motivazione intrinseca: studiano per il piacere di imparare, per il gusto di rispondere ad una sfida personale, per arricchire la propria vita con nuove esperienze, per socializzare o perché era un sogno nel cassetto. Di solito sono molto più motivati rispetto ai giovani discenti. Come dice Balboni, la motivazione che spinge un adulto a intraprendere un nuovo e faticoso percorso formativo, è “ l’energia che mette in moto hardware e software e che si suddivide in dovere, bisogno e piacere” (2002, 38).

Col passare degli anni ho imparato che la socializzazione gioca un ruolo importantissimo nell’apprendimento. Gli studenti instaurano tra loro un ottimo rapporto, frequentano i corsi per ritrovarsi con i compagni, formano un gruppo che molto spesso si ritrova al di fuori dell’ambito scolastico. È uno degli aspetti che mi piace di più, il lato umano: affrontare una nuova esperienza assieme, combattere la solitudine e farsi nuovi amici.

Un altro aspetto da considerare è l’atteggiamento positivo (generalmente) che hanno nell’apprendere una lingua. Sono sempre molto rispettosi sia dei compagni che dell’insegnante, specialmente se madrelingua. Per me è un vero piacere insegnare a loro e allo stesso tempo imparo moltissimo a livello linguistico, umano e culturale.

Ci sono, ovviamente, alcuni fattori da considerare quando s’insegna alle persone anziane.
Vedremo in dettaglio nella seconda parte delle linee guida per il docente che insegna agli anziani.

Terza età ed insegnamento (parte 2): il docente

Bibliografia

Balboni P.E., a cura di (1996), Lo studio delle lingue nelle università della terza età, Vicenza, Del Rezzara.
— a cura di (2004), Educazione letteraria e nuove tecnologie, Torino, UTET.

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