Italiano per stranieri!

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Quando Easy Italian News salva la lezione (e perché)

Gennaio 28, 2020 by itxstra

di Barbara Bassi

Uno degli aspetti che non avevo considerato quando ho iniziato a lavorare come insegnante di italiano per stranieri è il fatto che non mi sarei dovuta occupare solo di lingua. Certo, i miei studenti vogliono imparare la morfologia e la sintassi della lingua italiana, vogliono arricchire il loro vocabolario ascoltandomi parlare e vogliono diventare più fluenti provando a conversare. Ma c’è di più.

Il punto è che non sono più bambini che possono sorprendersi con poco, a cui le cose più interessanti del mondo sono ancora ignote. No, gli studenti di italiano sono adulti, grandi e vaccinati. Conoscono bene il loro mondo e provano una forte curiosità verso quello italiano, in cui non sono cresciuti e la cui cultura trovano affascinante. Sono interessati alle notizie di attualità, hanno le loro idee politiche e hanno una gran voglia di confrontarsi con il loro interlocutore madrelingua. Vogliono raccontare e raccontarsi, perché sulle loro spalle il bagaglio di esperienze è grande.

Personalmente trovo tutto questo non solo di una ricchezza inestimabile, ma anche molto stimolante per poter costruire lezioni di italiano migliori: più autentiche e più proficue. Il vero problema è: Come? Come rendere loro accessibili contenuti che spesso sono di difficile comprensione anche per noi italiani? Viviamo infatti in un mondo complesso, pieno di sfaccettature culturali che si trasmettono attraverso la lingua (anche se spesso non ce ne rendiamo conto).

La soluzione, come spesso accade, mi è arrivata proprio da loro. Molti dei miei studenti, infatti, ascoltano (e leggono) quotidianamente Easy Italian News, una risorsa 100% gratuita. Si tratta di un concentrato di notizie il cui contenuto viene semplificato, senza stravolgerne il cuore. Circa ogni due giorni, un team di esperti si occupa di selezionare le notizie più rilevanti del momento, suddividendole nelle categorie tipiche di un quotidiano (Italia, Estero, Sport, Tecnologia…), proprio come avviene nella redazione di un giornale. Cosa c’è di speciale? Che le notizie vengono lette lentamente da una voce italiana, con tanto di trascrizione per una migliore comprensione. Gli studenti possono quindi ascoltare oppure leggere, lavorando su due importanti competenze.

Ma non è finita qui. Avete presente quando avete moltissime lezioni da pianificare, poco tempo e zero idee? Anche in questo caso Easy Italian News può venire in vostro aiuto. Vi basterà iscrivervi alla newsletter per ricevere via email la nuova pubblicazione (senza dover controllare ogni volta se c’è qualche novità) e dire ai vostri studenti di fare lo stesso. Automaticamente, avrete già la lezione pronta: all’ordine del giorno ci sarà proprio la newsletter che entrambi avrete ricevuto. Con gli studenti più avanzati potrete così discutere uno dei temi proposti, con gli studenti principianti potrete lavorare sulla struttura delle frasi presenti nella trascrizione e chiedere loro di provare a pronunciarle correttamente. Niente di più facile (e interessante!)

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Strategie e tattiche per insegnare una lingua straniera a un principiante via Skype

Dicembre 23, 2019 by itxstra

di Barbara Bassi

Non so se abbiate mai provato a insegnare via Skype a un principiante. Se no, vi assicuro che è davvero un’esperienza intensa. Se invece aprite quotidianamente Skype per fare lezione con i vostri studenti, certamente capirete quanto possa essere sfidante approcciarsi a persone di livello A0 o A1 attraverso tale mezzo di insegnamento.

Insegnare una lingua straniera a un principiante via Skype è di fatto un’attività che richiede molte energie. Tanto per cominciare, bisogna far fronte alla ridotta lettura della comunicazione non verbale (per quanto la fotocamera posseduta da ciascuno dei due interlocutori sia buona, essa concederà uno spazio di interazione limitato). Secondo, occorre trovare strumenti di lavoro alternativi, in mancanza di carta e penna, di una lavagna o di giochi educativi da poter fare insieme. Infine, è importante essere il più chiari possibile, perché tra la propria voce e l’orecchio dello studente non ci sono solo pochi centimetri di “aria”, ma con buone probabilità centinaia di chilometri!

La strategia del coinvolgimento

Tra le strategie educative più efficaci, vi è senz’altro quella del coinvolgimento. Cosa significa questo? Che l’obiettivo principale di ogni lezione sarà quello di focalizzare l’attenzione su di un particolare oggetto, facendo dimenticare allo studente tutto il resto. Per superare il blocco iniziale che qualsiasi principiante avrà, infatti, è importante che questi sia coinvolto al 100% e impegnato a risolvere “il problema” che l’insegnante gli avrà posto in un determinato momento. Per vincere la paura dovrà dimenticarsi della sua posizione svantaggiata e dovrà scordarsi persino dell’inglese (o della sua lingua materna) per evitare la tentazione di utilizzarla per comunicare. La strategia del coinvolgimento può prevedere diverse tattiche: vediamone alcune.

Insegnare con le immagini

Trovo molto utile far ruotare una lezione di mezz’ora intorno a una o più immagini. Queste ultime devono essere scelte accuratamente: tanto per cominciare è importante che siano il più possibile neutre (non devono avere connotazioni politiche o dare pretesti per giudicare una certa categoria sociale), inoltre dovrebbero essere il più ricco possibile di elementi da discutere, infine sarebbe meglio se si riferissero a un tema interessante per lo studente.

Un esempio: dopo la prima lezione conoscitiva con una ragazza cino-americana ho scoperto che lei ama molto il design degli interni e la volta successiva le ho quindi proposto fotografie di cucine, salotti e camere da letto arredati in modo originale e con stili diversi.

Come procedere però? Bisogna anzitutto insegnare allo studente come utilizzare bene Skype e come aprire la chat (la dicitura inglese è “Open conversation” e compare quando si passa il cursore sul simbolo bianco della nuvoletta); successivamente si procederà con una serie di domande semplici quali: “Cosa c’è nella fotografia?” o “Cosa vedi nell’immagine?” o ancora “Quante cose rosse ci sono nella foto?”. Lo studente proverà a rispondere, voi potrete scrivergli la risposta corretta nella chat e poi fargliela leggere e ripetere finché non avrà acquisito la formula e sarà in grado di utilizzarla per rispondere alla domanda successiva (e che soddisfazione in quel momento!)

La lettura e il dettato

Forse vi sembrerà noioso e scontato, ma per una persona che non ha mai avuto a che fare con la lingua italiana persino la capacità di leggere e scrivere una parola può diventare una grande conquista. In particolare, durante la prima lezione effettiva, io cerco di “giocare” con i suoni. L’ideale sarebbe inviare prima della lezione un file Word con una serie di immagini associate a parole. Es. ghianda, cielo, pace, colomba, gelato ecc. I suoni come “ci e gi”, “che e ghe”, “ce e ge” sono infatti il primo ostacolo che uno studente A0 deve affrontare. Leggete la parola scandendone bene la sonorità, lasciate che lo studente si concentri sull’ascolto e poi chiedetegli di ripetere. All’inizio sarà facile ma, mano a mano che aggiungerete parole e chiederete a lui/lei di ripeterle da capo, sarà sempre più complicato. Per verificare che lo studente abbia acquisito tali competenze, proponetegli un test ma abbiate la premura di presentarlo in modo ludico, come una sfida. Di fatto si tratterà di un dettato di parole non presenti nella lista, ma che hanno al loro interno i medesimi suoni affrontati precedentemente. Lo studente potrà scriverle direttamente nella chat e poi premere invio.

La chat, un potente strumento per insegnare online

Come avrete intuito, la chat di Skype è uno strumento importantissimo per insegnare una lingua online. Tenetela sempre aperta e invitate lo studente a fare lo stesso fin da subito, se necessario spiegandovi nella lingua veicolare che avete in comune. Utilizzate la chat ogni volta che formulate una domanda complessa (cioè sempre dato che il vostro studente non sa proprio nulla di italiano) e sforzatevi di ripete più volte la frase, prima senza supporto scritto e poi leggendo lentamente quanto digitato. In questo modo lo studente sarà in grado di comprendere meglio come si scrivono i suoni in italiano, potrà essere aiutato nella comprensione del significato di ciò che gli state comunicando e avrà una traccia di quanto fatto a lezione quel giorno. Sì, perché la chat di Skype non scompare una volta che vi sarete congedati e avrete chiuso la chiamata.

Ecco fatto, vi ho mostrato alcune possibili strategie e tattiche che potrete utilizzare con i vostri studenti principianti durante le lezioni online. Tempo fa vi avevamo suggerito altre attività per l’alunno principiante. Naturalmente, si tratta di meri spunti e anzi vi invitiamo a suggerirci altri esercizi che avete testato o che vi piacerebbe provare. Sempre che non siano il vostro segreto professionale, sia chiaro.

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Perché un metodo di insegnamento funziona con certi studenti e come fare con gli altri

Dicembre 16, 2019 by itxstra

di Barbara Bassi

Quando si insegna bisogna affrontare diverse difficoltà. Prima di tutto, non serve solamente la conoscenza data dagli anni passati a studiare teorie di apprendimento e metodi di insegnamento (oltre ai contenuti specifici della materia che si vuole insegnare), ma bisogna anche acquisire una certa esperienza. Con il tempo, si sperimenterà la diversità di insegnare in aula rispetto che online, così come le differenze tra fare lezione a un adulto o a un bambino. Nonostante queste basilari considerazioni, può succedere che alla fine di una lezione ben riuscita – così come di una fallimentare – ci si domandi PERCHÉ? Perché un metodo di insegnamento funziona solo con certi studenti? Ma soprattutto, come fare con gli altri? Proviamo insieme a sviscerare il problema con calma.

Diversi background culturali, attitudini e tipi di intelligenza

Ci sono tante variabili in gioco quando si parla di apprendimento. Prima di tutto c’è il cosiddetto background culturale, ovvero quei preconcetti legati all’idea di lezione che provengono dalle abitudini degli studenti sperimentate nel proprio Paese d’origine e a loro volta legate a certi valori e consuetudini. Poi, entrano in gioco le attitudini, ovvero quelle innate disposizioni per una certa attività. C’è chi predilige i lavori manuali, chi ama analizzare la lingua dal punto di vista grammaticale perché ha una mente matematica, chi ama la lettura dei giornali e la discussione su temi di attualità non badando troppo agli errori di sintassi. Infine, ci sono i diversi tipi di intelligenza. Citando Paolo E. Balboni nel libro “Le sfide di Babele”, queste ultime sono basate sulla dominanza emisferica cerebrale, cioè la caratteristica propria di ogni persona di affidarsi preferibilmente alle modalità «destre» o «sinistre» del cervello. È a questo principio che fa riferimento Gardner, lo psicologo di Harvard che individua diverse tipologie di intelligenza presenti in ogni persona ma in combinazioni e con dominanze diverse, che possono dipendere dalla persona stessa, dall’ambiente e dalla cultura di appartenenza.

Qual è il miglior metodo di insegnamento di una lingua straniera?

Bella domanda. Come avrete intuito, non esiste un’unica risposta; tuttavia si potrebbe riassumere la questione con una sola parola: flessibilità. È infatti necessario un alto livello di flessibilità quando si insegna una lingua che, per lo studente, è straniera. L’insegnante, infatti, non deve solo preoccuparsi che ciò che vuole trasmettere all’alunno sia utile e interessante, ma deve anche avere cura del fatto che tale contenuto non venga frainteso per via di barriere linguistico-culturali. L’insegnante, insomma, deve mettersi nella condizione di essere ricettivo/a al 100%, attivando tutti i suoi sensi e ascoltando la sua intelligenza emotiva. Come in tutte le relazioni, infatti, le “giornate no” sono sempre dietro l’angolo, la motivazione potrebbe essere scarsa e il programma pensato per quella lezione potrebbe non rivelarsi così adatto come si pensava inizialmente. La capacità di improvvisare è quindi una dote che non dovrebbe mai mancare a un bravo insegnante di italiano per stranieri. Al contempo, la sua lezione non potrà mai basarsi unicamente sulle circostanze del momento: è fondamentale che vi sia un piano preciso, strutturato sulla base di obiettivi condivisi. Tale piano non può essere uguale per tutti gli studenti e ora vi farò due esempi tratti dalla mia esperienza per farvi capire meglio.

Il primo riguarda E., una studentessa australiana con cui mi sono incontrata ogni settimana per 30 minuti via Skype nell’arco di quasi un intero anno. Il suo obiettivo era quello di prepararsi per un viaggio in Italia con tutta la famiglia, quindi durante le nostre lezioni abbiamo non solo conversato per migliorare le sue capacità di ascolto e comunicative, ma spesso ci siamo concentrate sulla lettura del sito web di un museo che era interessata a visitare, su quello di Trenitalia per esplorare le diverse tipologie di biglietti e affrontare il lessico del viaggio in treno, infine abbiamo simulato una conversazione tra lei e la zia (da cui sarebbe stata ospite per un periodo) riguardo a come caricare la lavatrice per fare il bucato.

Il secondo caso è quello di F., la dipendente di un’azienda presso la quale mi reco due mattine a settimana per insegnarle italiano. F. è americana e ha vissuto per molti anni in Perù; questo significa che la sua lingua materna è l’inglese, di cui ha studiato la grammatica. Al contempo F. parla spagnolo correttamente e fluentemente, pur non conoscendone le regole. Tutto questo, però, l’ho scoperto strada facendo e inizialmente il mio approccio con lei è stato tradizionale: sono partita con spiegazioni su articoli determinativi e indeterminativi, sul genere del nome e così via. Mi sono basata sulla mia conoscenza dello spagnolo, la cui grammatica è molto simile a quella italiana, facendo parallelismi che la potessero aiutare (a mio parere). Niente di più sbagliato. Questo metodo con lei non funzionava, perché la sua esperienza di apprendimento di una lingua straniera (lo spagnolo) era stata immersiva, d’impatto e situazionale. Inutile dire che, cambiando metodo, le cose sono decisamente migliorate per entrambe.

Cambiare metodo di insegnamento rispetto allo studente che ci si trova di fronte, oltre a modificare in itinere il programma pensato per la lezione nel caso in cui le circostanze lo richiedano, non è cosa facile. Sì, perché il vero problema non consiste tanto nel riconoscere che una certa persona sia più propensa ad apprendere attraverso un metodo rispetto a un altro, quanto essere in grado di cambiare il proprio metodo di insegnamento. Ebbene sì, anche noi insegnanti abbiamo la nostra comfort zone e inoltrarci al di fuori di essa potrebbe comportare dei rischi, primo tra tutti l’inefficacia della lezione. Come fare quindi con tutti quegli studenti che ci dicono, esplicitamente o implicitamente, che il nostro modo di lavorare con loro non funziona? Con un atto di coraggio. Si prova, si sbaglia, si migliora, si impara, si raggiungono gli obiettivi. Questo, a mio parere, è il male minore rispetto alle conseguenze della cecità di chi persevera con un metodo che non porterà a nulla di buono per quel particolare studente e in quella particolare situazione. E voi, cosa ne pensate?

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Rapporto insegnante alunno a lungo termine: il confine sottile tra professionalità e amicizia

Dicembre 9, 2019 by itxstra

di Barbara Bassi

Da quando lavoro come insegnante di italiano a stranieri, spesso ho avuto modo di riflettere su quella che dovrebbe essere la migliore relazione tra insegnante e studente. Sì, perché – volente o nolente – questa è una professione in cui l’aspetto relazionale è fondamentale. In questa sede sono già state affrontate interessanti situazioni come quella in cui l’insegnante è giovane e l’alunno è adulto, ma qui mi piacerebbe sapere più in generale cosa ne pensate del rapporto docente-studente. Per voi quando è lecito che si trasformi in amicizia e quando invece è meglio che rimanga confinato alla sfera professionale? Ragioniamoci un po’ insieme.

Il ruolo dell’insegnante nella relazione con lo studente

Quando si comincia un corso, come per esempio lezioni di italiano online, il ruolo dell’insegnante è fondamentale. La maggior parte delle volte, infatti, lo studente si iscrive al corso per curiosità e non ha idea di cosa aspettarsi (spesso ha anche un po’ di timore, quello positivo che prova chi si mette in gioco). Nella prima lezione, che sia di prova o già acquistata, il docente si gioca il tutto per tutto. Quell’ora o quei 30 minuti determineranno infatti non solo la scelta dello studente di proseguire o meno le lezioni con lui/lei, ma anche la facilità di gestire gli incontri futuri. Come avviene in un qualsiasi contratto o patto, infatti, i termini del rapporto tra le parti devono essere chiari fin da subito. Alla fine della lezione, oltre ad aver appreso qualcosa di nuovo sulla lingua italiana (si spera!), lo studente deve aver capito qual è lo spazio entro il quale può svilupparsi il suo rapporto con l’insegnante. Può fargli domande personali? Lo può contattare via email per chiedere dei compiti extra? Può raccontarsi in modo libero senza aver paura di essere giudicato? Può chiedergli dei consigli? Non esiste un’unica soluzione per queste domande, esistono risposte in grado di costruire un rapporto insegnante-alunno ottimale.

La libertà nel rapporto docente studente

Date le considerazioni appena espresse, bisogna fare una precisazione. Occorre cioè distinguere il caso della relazione docente-studente obbligatoria – quella che avviene durante gli anni della cosiddetta scuola dell’obbligo – dal rapporto tra insegnante e alunno che si verifica per un atto volontario, ovvero è lo studente che sceglie di iscriversi a un corso privato per sua spontanea volontà. In quest’ultimo caso, le carte in tavola cambiano e – pur trattandosi di un rapporto basato su uno scambio economico – la libertà è una componente intrinseca a tale evento. Da un lato, infatti, l’insegnante non deve seguire un programma indicato dal Ministero dell’Istruzione, dall’altro lo studente non è obbligato a fare i compiti o a prepararsi per una verifica o un test imprescindibili. Un buon insegnante, inoltre, è in grado di modificare il corso in itinere, mano a mano che si accorge dei progressi dello studente o di sue eventuali lacune. Gli argomenti trattati, poi, possono cambiare in base agli interessi dell’alunno, come il caso dello studente straniero che sta programmando un viaggio in Italia e si sente di chiedere suggerimenti al suo insegnante online. Tutto questo rientra nei compiti di quest’ultimo? Se l’impostazione data si incentra sulla parte linguistico-culturale, perché no. Se poi entrambi convengono che sarebbe bello prendersi un caffè seduti allo stesso tavolino del bar dopo mesi passati a vedersi solo attraverso uno schermo… Cosa c’è di male?

I rischi nel rapporto di amicizia tra docente e discente

Nella relazione con uno studente, ci sono in realtà tanti rischi che un insegnante dovrebbe considerare. Proprio a causa della natura più libera di una lezione privata, ogni studente potrebbe intendere quest’ultima in modo diverso. Il caso più problematico avviene quando l’alunno non percepisce l’autorevolezza dell’insegnante, compromettendone il lavoro in termini di efficacia. Detto con altre parole, il docente deve stare attento a mantenere il suo ruolo di guida, tenendo la rotta pianificata o portando la lezione in una direzione che reputa più consona per le esigenze del momento. Questo non è compito dello studente, che tutt’al più può decidere l’argomento dell’incontro, ma non il modo in cui svolgerlo. L’inevitabile conseguenza di questo tipo di deriva è un fallimento della lezione in termini formativi. Lo stesso effetto potrebbe essere provocato da uno squilibrio nella relazione tra docente e discente, che pesa maggiormente sul lato dell’amicizia. Se infatti la lezione diventa una chiacchierata tra i due e il cosiddetto teacher talking time viene impiegato per raccontare le proprie vicende personali senza alcun fine educativo, lo scopo primario dell’incontro viene meno, lo scambio diventa paritario e si perde la ragione di un compenso economico.

Come avrete intuito, ho affrontato la questione dando per scontato che il rapporto insegnante alunno sia di lungo termine. Se così non fosse, non avrebbe senso fare certi ragionamenti perché l’amicizia – quella degna di chiamarsi tale – ha il tempo come migliore alleato. Dopotutto, le amicizie che nascono sul lavoro sono sempre esistite, così come le cene aziendali e – oggi in particolar modo – gli eventi di team building. Forse quindi la vera questione non riguarda tanto il confine tra professionalità e amicizia, ma si trasforma in una domanda più interessante: si può essere professionali anche con gli amici? A voi la parola.

Ulteriori articoli sull’insegnamento dell’italiano agli stranieri

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Gli stereotipi sugli italiani a lezione

Agosto 28, 2019 by itxstra

L’idea che si ha all’estero degli italiani è senza dubbio tra le più caricaturali. Per gli studenti stranieri che imparano la lingua italiana è dunque senz’altro interessante saperne di più circa tale immagine stereotipata. Sicuramente catturerete la loro attenzione approfondendo quali punti sono veri e quali sono frutto della fantasia o di alterazioni della realtà.

Ecco alcuni spunti che potete trattare a lezione dopo una piccola ricerca su internet (o ricorrendo alle vostre conoscenze personali):

1-La Mafia.

L’immagine del Padrino, che si associa immediatamente al termine “Mafia” ha poco a che fare con le realtà mafiose presenti ad oggi nella penisola. Si può descriverle brevemente (Camorra, ‘Ndrangheta, Sacra Corona Unita) associandole al loro luogo d’origine, proporre la storia di Falcone e Borsellino, parlare di Saviano e consigliare la serie Gomorra oltre ai film Gomorra e Suburra (quest’ultimo, meno famoso, sulla  relazione tra mafia e politica è ambientato a Roma);

2- La pizza.

Un percorso interessante consiste nel raccontarne le origini e la storia degli ingredienti e del nome (il lievito egizio, il pomodoro delle Americhe, la pitta greca, il mito del nome ‘Margherita’ associato alla regina…);

3- Il gesticolare.

Lo stereotipo qui ha un fondamento reale, ma è portato agli estremi dagli italoamericani che spesso, senza curarsi del significato reale dei gesti, li usano esageratamente per enfatizzare la propria ‘italianità’. Si possono invece spiegare i gesti più utilizzati nella loro forma abituale;

4- La parlata alla ‘SuperMario’.

Anche in questo caso si tratta della parlata degli italoamericani di seconda o terza generazione. Una lezione sull’emigrazione italiana negli Stati Uniti è cruciale per comprendere la differenza tra l’italoamericano e l’italiano che vive ad oggi in Italia. Con le classi più avanzate sarebbe interessante instaurare un parallelismo con il fenomeno migratorio odierno dall’Africa in Italia;

5- Lo stile nel vestire e il latin lover.

Per dimenticare il tipico bellimbusto è sufficiente parlare della multietnicità e della globalizzazione. Chi sono gli italiani di oggi? Si può approfittare anche per trattare la storia dei primi sarti italiani e delle loro capacità imprenditoriali, dei prodotti tessili storicamente conosciuti all’estero e, perché no, del Made in Italy famoso nel mondo.

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Come aiutare l’alunno a pensare invece di memorizzare?

Agosto 21, 2019 by itxstra

Come aiutare l’alunno a pensare invece di memorizzare?

Per apprendere una lingua è necessario uno sforzo mnemonico, per crearsi un bagaglio di termini, declinazioni e costruzioni che funzionino come base per organizzare le successive acquisizioni.
Tuttavia la memoria va agevolata e potenziata con alcuni trucchi, e supportata con la comprensione. Ecco, di seguito, alcuni elementi che facilitano la memorizzazione e che l’insegnante di italiano può impiegare durante le lezioni:

1.
Le traduzioni “maccheroniche”.
Quando la struttura richiesta dai termini (soprattutto nel caso dei verbi o di formule fisse) è peculiare e differente da quella utilizzata nella lingua madre dagli studenti, le traduzioni maccheroniche sono un ottimo alleato. Esse permettono allo studente di capire come un italiano penserebbe quel verbo o costrutto.
Al principio gli/le suonerà strano ed artificioso ma questo, dal punto di vista della memoria, è solo un vantaggio! Masticherà un poco la formula che gli avete proposto proprio perché risulta stridente. Insistete sull’espressione in questione proponendogli/le subito alcune frasi in cui questa compaia. Così ne accelererete il processo di assimilazione;

2.
I costrutti equivalenti.
La situazione agli antipodi, rispetto a quella appena trattata, è quella in cui in inglese (o nella lingua madre dell’alunno) la struttura in questione ha un corrispettivo esatto. Anche in questo caso sottolineate abbondantemente l’affinità tra le due espressioni, così l’alunno ricorderà di dover semplicemente ricorrere a una traduzione letterale e aggiungerà da subito l’espressione appena imparata a quelle che usa con disinvoltura.

3.
L’etimologia delle parole.
Quando l’insegnante ha una buona conoscenza del latino e del greco antico può senz’altro impiegarla. Va tenuto presente, però, che l’obiettivo è quello di alleggerire lo studente e non di caricarlo ulteriormente con informazioni superflue. Bisogna pertanto limitarsi a dare un appiglio utile alla memoria ed evitare riferimenti eccessivamente complessi.
Facciamo un esempio efficace.
Come memorizzare il termine “cattivo”?
“Cattivo” deriva da captivus, ovvero prigioniero, da cui anche l’inglese captivity.
Questo tipo di spiegazione agevola la memoria poiché ha un riferimento noto nella lingua inglese e coinvolge una specie di “storia” o inferenza che è la seguente: il termine è passato dal designare chi sta dietro le sbarre, perché prigioniero di guerra o incarcerato, a indicare tutti coloro che sono malvagi.

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Insegnante giovane e alunno adulto. Lezioni individuali

Agosto 14, 2019 by itxstra

Un paio di anni fa i miei professori dell’università avevano l’età che, oggi, hanno molti dei miei alunni.

Confesso che ogni tanto ho pensato di mettere un paio d’occhiali. E non perché mi manchino diottrie: ci vedo benissimo! Ma, piuttosto, per dimostrare qualche anno in più davanti ai miei alunni over quaranta.
In realtà ho capito ben presto che la credibilità non si basa sull’età anagrafica bensì sul modo in cui si impostano le lezioni.

E inoltre il madre lingua, per giovane che sia, è come un “adulto nella propria lingua”, mentre il discente è nella tappa dell’infanzia o prima adolescenza per ciò che riguarda il nuovo idioma, pur essendo adulto in un senso assoluto.

Vista in questo modo, non viene invertita la legge naturale secondo cui i più anziani insegnano ai più giovani.

Alcuni consigli…

1) L’importanza dei primi passi. Perché non dedicare la prima lezione all’alunno, a conoscere l’individuo e i suoi obiettivi linguistici? Rispetto alle lezioni con bambini e adolescenti, in cui ascoltare e conoscere servono all’insegnante per tracciare il cammino, nel caso di un adulto, una modalità più collaborativa, dialogata e disposta a concordare il percorso didattico, dà una migliore sensazione all’alunno.

2) Aut aut. A questo proposito, un modo efficace per mantenere il controllo della situazione e lasciare discreta libertà allo studente, è quello di proporre due (o tre) opzioni. Così potrà scegliere senza perdersi nei meandri dello scibile umano e senza sentirsi abbandonato a se stesso.

3) Sempre sul pezzo. Essere preparati è fondamentale. La lezione approssimativa darà l’impressione del professore sbarbatello tentennante e alle prime armi.

4) Gli errori. Vanno sottolineati con coerenza, pena la perdita di credibilità. Ciò significa che, nell’ambito di un medesimo arco di tempo, se si decide di far notare all’alunno un certo errore, bisogna farglielo notare sempre. È importante presentare l’errore in modo simpatico e disinvolto soprattutto quando è assai frequente.

5) Occhio ai complimenti. L’eccesso d’enfasi può risultare fastidioso, e l’alunno sentirsi trattato in modo infantile. È opportuno complimentarsi mostrando sincero stupore. O, per meglio dire, è bene complimentarsi quando si è sinceramente rallegrati, soddisfatti e colpiti dai risultati del discente.

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Musica per insegnare italiano: canzoni a lezione di italiano

Agosto 7, 2019 by itxstra

Nel precedente articolo si è parlato di come integrare la musica nelle lezioni di italiano. Ora si tratterà, più nello specifico, di come strutturare una lezione che ruoti attorno a una canzone, sia quando si ha a che fare con un solo alunno, che quando si lavora con un gruppo classe.

1)
Lezione individuale

A) Ascolto della parte selezionata per intero;
B) Comprensione durante il secondo ascolto. Premete il tasto pausa così l’alunno potrà ripetere ad alta voce la frase appena ascoltata, e abbozzarne una prima traduzione/spiegazione;
C) Analisi e spiegazione dell’insegnante durante il terzo ascolto;
D) Riempimento di spazi in un testo incompleto che offrirete all’alunno. Quanto più la canzone è lenta, l’analisi del punto (C) è stata approfondita e l’alunno è avanzato, tanto più ampi saranno gli spazi;
D) Karaoke;
E) Chiedete di inventare alcune frasi utilizzando SOLO le parole ascoltate nella canzone. Lasciate allo studente la possibilità di sbirciare il testo!

2)
Attività con una classe

A) Ascolto della parte selezionata;
B) Divisione della classe in squadre di 5/6 individui. Durante il secondo ascolto ciascun membro della squadra scrive il testo per conto proprio. Alla fine, la squadra si riunisce ed elegge un caposquadra, che scrive la canzone per intero. I testi vengono corretti dall’insegnante. Ogni parola errata equivale a -1 punto, ogni errore di grammatica a -0,5.
C) Ciascuna squadra sceglie un proprio membro che canterà la canzone.
I capisquadra devono ora stabilire chi fra i concorrenti ha cantato meglio. Questi otterrà 3 punti per la propria squadra
D) Ora ciascun gruppo elegge un nuovo caposquadra, che deve scrivere il maggior numero di frasi usando solo le parole del testo (lasciatene una copia a ciascuna squadra). Avranno a disposizione 5/7 minuti che l’insegnante cronometrerà. Gli altri membri possono suggerire ma non scrivere. Si calcolano nel punteggio esclusivamente le frasi corrette (+3 punti).

Buon ascolto e buon divertimento!

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Musica per insegnare italiano: quando, quanto, come, con chi

Luglio 31, 2019 by itxstra

Una delle tecniche fondamentali per imparare una nuova lingua è ripetere, ripetere e ripetere… Lavoro che, assai sovente, risulta noioso per lo studente e per l’insegnante. Per fortuna ci sono le canzoni! Esse ci permettono di introdurre qualcosa di ripetitivo ma non tedioso.
Non sempre, tuttavia, la musica è adeguata. Ecco, allora, qualche consiglio.

1) Con quali studenti ricorrere alla musica?

Senz’altro, con coloro che si dimostrano interessati.
L’esercizio dell’ascoltare e decifrare canzoni è prescindibile. Pertanto, se non solletica l’attenzione dello studente, può essere sostituito dalla visione di video, brevi documentari o corti più adatti per lui.
Va da sé che il livello dei testi debba essere adeguato al livello dello studente, così come il genere musicale. Per quel che riguarda quest’ultimo punto, l’età anagrafica gioca un ruolo cruciale.

2) In che misura usarla?

L’analisi di una canzone non deve diventare il sostituto abituale della lezione. A volte è difficile limitare i tempi di ascolto, specialmente se agli alunni piace questa parte del corso. È consigliabile tuttavia concederle al massimo l’8/10% del tempo a disposizione.

3) Quando e come usarla?

È efficace inserire una lezione musicale per introdurre un argomento, per concluderlo o come intervallo durante la spiegazione.
La strategia migliore è quella di dedicare una lezione unicamente alla canzone in modo da non essere dispersivi. In molti casi è preferibile selezionarne una sola strofa e il ritornello (o quella porzione che contiene il maggior numero di termini interessanti). Insomma: less is more, se l’obiettivo è che gli alunni assimilino nuove espressioni.

4) In che contesto impiegarla?

La musica è uno strumento che si adatta tanto alle lezioni individuali, quanto alle classi. Gli esercizi che si possono svolgere nell’uno e nell’altro caso sono differenti (vedi il prossimo articolo).

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Insegnanti italiani in Spagna 2. Il settore privato

Luglio 24, 2019 by itxstra

Ben ritrovati!

In questa seconda parte parleremo di quali sono le opzioni per coloro che vogliono insegnare italiano in Spagna senza passare per la dantesca via della scuola pubblica. Vi dico già da ora che il percorso non è affatto rose e fiori.

Nelle scuole private e nei colegios concertados (un ibrido fra pubbliche e private) si può lavorare venendo selezionati dal dirigente scolastico sulla base del curriculum, un po’ come in Italia.
Dunque sono scuole accessibili, in linea teorica, anche per professori che hanno conseguito la laurea in altri paesi. Soprattutto per quel che riguarda gli insegnanti di lingua, non ci sono grandi ostacoli. Purtroppo però l’italiano non viene insegnato praticamente in nessuna scuola come seconda lingua.

Ultimamente, in Spagna proliferano le Academias ovvero centri privati per il doposcuola che offrono una sorta di ripetizioni a classi o individui.
Talvolta sono richiesti professori di greco classico e latino (che qui al liceo si studiano poco e male).
Altre volte invece l’interesse è per le lezioni di lingua. Poiché l’insegnamento della lingua inglese nelle scuole spagnole è di livello inferiore persino a quello italiano (vi lascio immaginare…!), i genitori assai sovente mandano i figli ai doposcuola di Inglese.
Può succedere che queste accademie offrano anche tedesco, francese e cinese. Quasi del tutto assente l’italiano.
Generalmente, ma non sempre, tali scuole cercano insegnanti madrelingua.
È comunque imprescindibile presentarsi con un minimo di curriculum se si vuole essere presi in considerazione.

Per riassumere, se siete agli inizi e non siete madrelingua inglesi, le cose si complicano notevolmente.
Scordatevi, in questo contesto, un contratto che non sia “de obra y servicio”. Esso consente al datore di lavoro di mandarvi a casa in qualunque momento.

Per ricercare clienti privati, se escludiamo il buon vecchio attacchinaggio, rimane l’opzione:
www.tusclasesparticulares.com
Si tratta di un sito gratuito spagnolo che mette in contatto insegnanti e alunni.

Non mi resta che augurarvi ¡mucha suerte!

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