Il progressivo invecchiamento della popolazione è uno dei tratti significativi del XXI secolo. Si stima che entro il 2050 la percentuale di anziani aumenterà dall’11% al 22 % della popolazione totale. Solo in Italia raggiungerà il 35,9%.
I cambiamenti socioculturali e le migliori condizioni di salute hanno modificato lo stile di vita degli anziani.
La cosiddetta terza età, che di solito viene fatta iniziare intorno ai 65 anni, non è più vista come un punto di declino, ma come una nuova fase della vita e come un’opportunità di sviluppo e apprendimento continuo.
Di fatto oggigiorno gli anziani viaggiano molto più rispetto a una volta, sono tecnologicamente più alfabetizzati, sono coinvolti in attività sociali, di volontariato e di apprendimento. Molti studenti anziani desiderano imparare una lingua straniera per vari motivi: per socializzare, per ritardare lo sviluppo dell’Alzheimer, per combattere il declino cognitivo o per realizzare un sogno nel cassetto.
Questo cambiamento ha favorito il fiorire di numerose iniziative formative, formali e non formali, indirizzate a questo nuovo pubblico di apprendenti. Essendo un fenomeno piuttosto recente, manca ancora una glottodidattica geragogica, una didattica delineata, documentata e rivolta specificatamente agli anziani.
Come sono gli studenti anziani?
Rispetto agli adolescenti, gli anziani hanno un bagaglio culturale maggiore, hanno esperienze di vita, sono sempre contenti di parlare delle loro esperienze personali ed esprimere un’opinione, senza reticenze. Si crea un gruppo più aperto, interessante e vario.
Gli studenti della terza età normalmente non sono interessati ad acquisire un certificato, crediti o diplomi. Sono spinti da una motivazione intrinseca: studiano per il piacere di imparare, per il gusto di rispondere ad una sfida personale, per arricchire la propria vita con nuove esperienze, per socializzare o perché era un sogno nel cassetto. Di solito sono molto più motivati rispetto ai giovani discenti. Come dice Balboni, la motivazione che spinge un adulto a intraprendere un nuovo e faticoso percorso formativo, è “ l’energia che mette in moto hardware e software e che si suddivide in dovere, bisogno e piacere” (2002, 38).
Col passare degli anni ho imparato che la socializzazione gioca un ruolo importantissimo nell’apprendimento. Gli studenti instaurano tra loro un ottimo rapporto, frequentano i corsi per ritrovarsi con i compagni, formano un gruppo che molto spesso si ritrova al di fuori dell’ambito scolastico. È uno degli aspetti che mi piace di più, il lato umano: affrontare una nuova esperienza assieme, combattere la solitudine e farsi nuovi amici.
Un altro aspetto da considerare è l’atteggiamento positivo (generalmente) che hanno nell’apprendere una lingua. Sono sempre molto rispettosi sia dei compagni che dell’insegnante, specialmente se madrelingua. Per me è un vero piacere insegnare a loro e allo stesso tempo imparo moltissimo a livello linguistico, umano e culturale.
Ci sono, ovviamente, alcuni fattori da considerare quando s’insegna alle persone anziane.
Vedremo in dettaglio nella seconda parte delle linee guida per il docente che insegna agli anziani.
Terza età ed insegnamento (parte 2): il docente
Bibliografia
Balboni P.E., a cura di (1996), Lo studio delle lingue nelle università della terza età, Vicenza, Del Rezzara.
— a cura di (2004), Educazione letteraria e nuove tecnologie, Torino, UTET.