Italiano per stranieri!

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Correggimi se sbaglio

Novembre 18, 2021 by barbara

Come senz’altro fanno molti di voi, anch’io collaboro con più di una scuola nel ruolo di insegnante di italiano a stranieri.

Una di queste è un’azienda spagnola che si occupa di formazione linguistica alle aziende, pertanto la maggior parte dei collaboratori sono spagnoli. Tra questi, c’è Álvaro, un gentile insegnante di spagnolo che si è occupato del mio OnBoarding, in particolare mi ha insegnato a utilizzare la piattaforma online “Moodle” (io non la conoscevo prima… E tu l’hai mai usata?)

Ora, io e Álvaro avremmo potuto comunicare in inglese, scegliendola come lingua veicolare, ma gli ho proposto di parlare in spagnolo, dal momento che me la cavo abbastanza bene (ho vissuto circa un anno in Spagna, lavorando per due distinte aziende e ho quindi acquisito una discreta padronanza dello spagnolo in ambito lavorativo).

Ok, dicevo. Io e Álvaro abbiamo iniziato a comunicare in spagnolo con lo scopo di risolvere un problema, ovvero di permettere a me di diventare autonoma nella gestione di un lavoro. Questo scambio non aveva la finalità di insegnare a me lo spagnolo, né di migliorarlo, ma semplicemente di raggiungere un obiettivo terzo.

Lo so che ho ribadito più volte quanto sia importante per i nostri studenti apprendere la lingua attraverso l’esecuzione di un’attività diversa dalla lingua stessa (si chiama metodologia CLIL, la conosci?) ma devo dirti che quello che mi è successo mi ha fatto riflettere. Dopo avermi fatto decisamente innervosire.

É successo che Álvaro si è spontaneamente proposto di regalarmi una lezione di spagnolo gratuita, anzi due o tre. Sì, perché mentre parlavo e dopo avergli scritto un messaggio, si preoccupava tempestivamente di correggermi. Accenti, tempi verbali, modi di esprimermi… ad Álvaro non sfuggiva proprio niente.

Io gli rispondevo “Grazie, molto utile!” (in spagnolo, ma lo scrivo in italiano perché ora ho paura di sbagliare) e lui rincarava la dose. Alla fine mi sono ritrovata con almeno cinque liste di annotazioni e il ricordo di un momento di formazione pieno di interruzioni e digressioni.

Ora, so di essere una persona un po’ permalosa, ma sono anche consapevole di avere delle carenze in spagnolo. Non è la mia lingua madre, la padroneggio a un livello che si aggira intorno al B2. Però, invece dell’inglese, ho scelto di parlare con Álvaro in spagnolo, perché pensavo di facilitarlo. Era il mio modo per essere gentile con lui.

Cosa ho imparato da tutta questa storia? Perché te la sto raccontando?

Perché mi ha fatto pensare a tutte le volte in cui è necessario o meno correggere gli studenti di italiano e sarei molto curiosa di sapere come gestisci questo aspetto dell’insegnamento dell’italiano.

Di solito, tendo a non correggerli mentre stanno parlando e si stanno sforzando di esprimere un concetto o di raccontarmi qualcosa. Lo reputo piuttosto fastidioso e demotivante. Piuttosto, cerco di appuntarmi i loro “errori” e glieli ripropongo verso la fine della sessione, spronandoli a ragionarci su insieme.

Devo confessarti che questo metodo non è sempre applicabile. Ci sono delle volte in cui la reiterazione dell’errore diventa rischiosa e quindi intervengo prontamente, interrompendoli. Per intenderci, ecco alcuni esempi di imprecisioni molto frequenti tra gli studenti anglofoni: il “governamento” (invece di “governo”), “recemente” (invece di “recentemente”), “io sono inglesa” o “io sono irlandesa” (invece di “inglese” e “irlandese”).

Insomma, personalmente continuo a pensare che la lingua sia uno strumento comunicativo, un modo per raggiungere uno scopo. Certo, si può ragionare in termini “metalinguistici” (quando, cioè, parliamo della lingua stessa), ma anche in quest’ultimo caso non bisognerebbe dimenticarsi che la lingua non è il fine, ma il mezzo.

Correggimi se sbaglio.

 

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Forse non è così ovvio come sembra (a te)

Novembre 3, 2021 by barbara

Lavori per una scuola o autonomamente? Forse, come me, entrambe le cose.

Se hai provato a cercare lavoro in proprio oltre ai corsi che ti vengono assegnati da un intermediario come un’azienda o una scuola (ne avevamo parlato qui, ti ricordi?) forse ti sarai accorta/o che non basta dire “Hey, insegno italiano agli stranieri!” per trovare nuovi studenti.

Più che dirlo (tutti possono farlo, no?) devi trovare il modo di mostrare la tua professionalità e le tue competenze come insegnante di italiano per stranieri. Non esiste “il modo giusto”, ognuno di noi deve trovare il suo.

Io, per esempio, ho iniziato a scrivere storie per raccontare l’Italia dal mio punto di vista e cercare di combatterne gli stereotipi. Con queste storie ho creato anche un podcast, ma non ti metto il link perché non è questo il punto.

ll punto è che, dopo aver speso molto tempo a “scervellarmi” su quale fosse la value proposition che volessi promuovere con la mia attività, mi sono ritrovata a leggere la richiesta di una lettrice (o ascoltatrice) che, senza peli sulla lingua, mi diceva questo. Ti riporto le sue parole letteralmente:

Dear Teacher,
I enjoy listening to your stories, though I understand few of the stories, but listen to get used to pronunciation.
I would prefer basic children stories, if possible.

Insomma, in tre righe questa persona mi ha dimostrato di non aver capito niente di quello che faccio. Non scrivo storie per bambini, scrivo storie per adulti che vogliono imparare italiano e cerco di raccontare la società italiana, non favole.

Eppure, ho deciso di riesumare una vecchia storia per bambini seppellita sotto strati di polvere tra i libri dell’università e l’ho pubblicata.

L’ho fatto più che altro per dimostrare a quella gentile signora e a tutti gli altri che una storia per bambini non è più facile da comprendere a livello linguistico, anzi!

Innanzi tutto, una storia per bambini è sintetica e la sintesi, sia a livello di comprensione che di produzione, è una competenza che si sviluppa solo con una certa padronanza della lingua. E poi, le storie per bambini sono spesso (e non è azzardato dire sempre) scritte al passato remoto, un tempo piuttosto ostico per i nostri studenti, come ben sai.

Insomma, mi pareva più che ovvio che questa richiesta fosse assurda! (Sì, iniziavo a scaldarmi).

E poi è successo che un’altra persona, che aveva letto la mia storia, mi ha riferito che non ci aveva capito niente e si sentiva molto frustrata per non essere riuscita a capire nemmeno una storia per bambini!

Fantastico, ho pensato. Di male in peggio. Quella storia non solo non mi aveva supportata ad avvalorare la mia testi, ma al contrario mi aveva remato contro, demotivando gli studenti.

Poi, mi sono calmata.

Ho riflettuto sul fatto che ci ho messo anni di università per capire che le storie per bambini sono molto difficili da scrivere e mesi di lavoro per capire che lo sono anche da comprendere. Ci ho messo molto tempo per capire molti altri concetti che cerco di trasmettere attraverso quello che faccio.

Sembra però che io abbia bisogno di ancora molto tempo per tenere a mente che forse, quello che per noi appare ovvio, non è lo stesso per le persone a cui vorremmo trasmettere le nostre conoscenze.

PS. Alla fine, ho scritto alla signora e le ho suggerito di dare un’occhiata qui. Sul catalogo di EasyReaders.org non troverà storie per bambini, ma una serie di storie scritte appositamente per studenti che stanno imparando italiano, divise per livello. Perché anche le storie per adulti possono essere semplici, se vengono semplificate con sapienza 😉

 

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Per “tenerti” gli studenti devi fare una sola cosa…

Ottobre 23, 2021 by barbara

Questa mattina mi sono svegliata piuttosto presto perché avevo un appuntamento. L’appuntamento era online, con una consulente che mi sta supportando in un percorso personale. Sì, esatto, una psicoterapeuta.

L’ho conosciuta nell’ultima fase del lockdown, quando mi sono decisa a chiedere aiuto per una condizione che mi stava risultando troppo complicato risolvere da sola. Lei è una persona molto competente e sono generalmente soddisfatta delle nostre sessioni, tuttavia ha un unico difetto: arriva spesso in ritardo.

Ora, non che io debba impegnarmi particolarmente in un tragitto difficoltoso per raggiungere il suo studio, dal momento che mi basta mettermi comoda nella mia camera da letto, però devo dirti che l’orario in cui ci incontriamo per incastrare i nostri rispettivi impegni non mi consente di fare una serie di azioni che cercherei di fare altrimenti.

Inoltre, l’impegno mentale è notevole.

Prima del nostro incontro, cerco di raccogliere le idee e di pensare alle cose da dirle. La verità è che d’istinto, cercherei di evitare l’incontro (se tu hai mai avuto un’esperienza simile capirai che lavorare su se stessi non è proprio una passeggiata), ma cerco di far prevalere la parte razionale.

Mettersi nei panni degli studenti

Tutto questo per dirti che, con gli studenti, non è molto diverso. Tu forse in una giornata hai due, quattro, dieci appuntamenti con diversi di loro, ma ognuno di loro ha solo te. E se ognuno di loro fa come faccio io quando indosso le vesti della della paziente, molto probabilmente la loro settimana funziona più o meno così:

Nei giorni prima dell’incontro, qualcuno potrebbe invitarli a bere un caffè fuori e loro risponderebbero che non possono, perché hanno un impegno (con te).

Il giorno precedente, potrebbero passare un po’ di tempo a riguardarsi gli appunti (parlare in una lingua straniera e sentirsi chiamati a raccontare cose che sono avvenute in un’altra lingua non è per nulla facile).

Il giorno stesso, probabilmente si preparerebbero con qualche minuto di anticipo, per controllare che il computer sia connesso a internet (tu lo usi tutti i giorni, ma magari loro lo usano solo una volta a settimana), che gli auricolari funzionino, che il loro abbigliamento sia adatto a un appuntamento per cui – ricordiamocelo sempre – stanno pagando del denaro.

Ora, ti lascio solo immaginare come possano sentirsi se tu, a quell’appuntamento, non ti presentassi.

Ecco, ora che hai visualizzato questo scenario posso raccontarti quello che mi è successo stamattina, anche se penso che lo avrai già intuito. Proprio così, la “mia” terapeuta non si è presentata all’appuntamento.

L’ho aspettata per 15 minuti e quando mi sono resa conto che non sarebbe arrivata, le ho mandato un messaggio in cui le domandavo se andasse tutto bene. Dopo un’oretta, mi è arrivata la risposta, in cui lei si scusava per essersi dimenticata di me, facendo ricadere la colpa su un problema tecnico.

Morale della favola

Esiste un unico modo per “tenersi” gli studenti. E con questo virgolettato intendo non solo il fatto che gli studenti rimangano clienti, quindi che continuino ad acquistare le lezioni con te, ma anche il fatto che – all’interno del percorso – non saltino ripetutamente le lezioni o, ancora peggio, decidano di abbandonare il corso.

Certo, gli imprevisti possono sempre capitare (in tre anni che faccio questo lavoro, le volte in cui non mi sono presentata a lezione per diversi motivi non si possono già più contare sulle dita delle mani).

L’importante è saperli gestire. Avvisare del ritardo o dell’imprevisto quando possibile, chiedere scusa senza banali giustificazioni, mettersi nei panni degli studenti e “sbattersi” per coltivare la relazione con loro.

C’è qualcosa che potresti fare per riconquistare la loro fiducia?

Pensaci, perché la fiducia nel nostro lavoro è molto più che importante.

 

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Qual è il vero senso delle lezioni online?

Ottobre 8, 2021 by barbara

Da quando lavoro come insegnante di italiano per stranieri in modalità online mi sono imbattuta in alcuni dibattiti su quale sia il modo migliore per svolgere questo lavoro. C’è però una questione spesso evitata, forse data per scontata, talvolta dimenticata: qual è il vero senso delle lezioni online?

Nelle discussioni di cui sopra, questa questione emerge in modo indiretto. Non se ne parla esplicitamente, ma attraverso commenti del tipo: “Ma dove andremo a finire!”, che di solito compaiono quando si menzionano canali Youtube, podcast e app per l’auto-apprendimento utilizzati dagli stranieri che vogliono imparare l’italiano.

Solo per citarne alcuni, sto pensando a Duolingo (alzi la mano chi ha uno studente che NON l’ha mai usato) ma anche a “influencer della lingua italiana“ come Lucrezia (sì, la ragazza romana di Learn Italian With Lucrezia).

Molti insegnanti, specialmente chi fa questo lavoro da molti anni e ha speso tempo e denaro in formazione, rivendicano – anche con una certa veemenza – una prerogativa o perlomeno un riconoscimento di autorevolezza. Ma è possibile che gli studenti possano pensare di imparare da autodidatti, con l’aiuto della tecnologia o di questi “guru” che spuntano online?

Cari colleghi, io credo proprio di sì.

Facciamo un passo indietro, a quando ci hanno insegnato la differenza tra italiano L2 e italiano LS. Ci hanno detto, e con non poche ragioni, che l’italiano come lingua seconda è molto meno controllabile dell’italiano come lingua straniera. Chi vive in Italia, infatti, è soggetto a innumerevoli stimoli che sfuggono ai programmi didattici degli insegnanti, ai quali – volente o nolente – gli insegnanti devono adattarsi con voli pindarici e tanta tanta creatività.

Ma siamo sicuri che, anche se in piccola parte, questo non accada anche con gli studenti che vivono all’estero? Se ci riflettiamo un attimo, è facile immaginare la facilità con cui i nostri studenti, dalle loro case situate in un fuso orario diverso dal nostro, possono accedere a contenuti in italiano. YouTube ne è un’inestimabile risorsa, così come tutte le app incluso Spotify… tutto gratis.

Il vero problema dei nostri studenti è come districarsi in questo mare di possibilità, per riuscire a nuotare (anche “a cagnolino”, non importa) senza annegare. Perché sì, è facile lasciarsi sopraffare da tutti questi stimoli che – oltre a non essere sempre adeguati ai loro gusti e al loro livello – possono anche essere molto demotivanti nello scoprire che ci sono così tanti aspetti della lingua italiana che ancora non si conoscono!

Ed è proprio qui che entriamo in gioco noi con il nostro ruolo di guida. Noi che sappiamo didattizzare il materiale autentico, noi che sappiamo rincuorarli con la certezza che una lingua non si impara dal giorno alla notte, ma soprattutto noi che sappiamo motivarli. La relazione che creiamo con i nostri studenti è unica e inimitabile! E non c’è app o canale YouTube che regga il paragone.

Semplicemente, ci poniamo su un altro piano o forse sarebbe meglio dire che ci poniamo sullo stesso livello, ma in una posizione diversa. Perché se impariamo a riconoscere quale sia il vero senso delle lezioni di italiano, allora potremmo anche imparare a convivere con tutte quelle risorse gratuite che pensavamo ci fossero ostili, come dei competitors. Invece, possono diventare nostri grandi amici, se sappiamo utilizzarli bene.

Quindi bravo Duolingo, brava Lucrezia e bravi noi, che sappiamo insegnare ma anche imparare a nuotare molto bene in questo mare di possibilità.

 

E tu, come la pensi? Lascia un commento! Oppure, leggi altri articoli 🙂

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Dove trovi gli argomenti per le tue lezioni? 4 siti utili.

Settembre 23, 2021 by barbara

Tempo fa, ti avevo raccontato dove trovo esercizi e altri materiali utili per assegnare compiti di italiano ai miei studenti. Si trattava di quelle che, secondo me, erano le migliori risorse web per imparare l’italiano. Tuttavia, queste fonti si rivelano più utili per una pratica individuale che per ideare corsi di italiano focalizzati sulla conversazione.

Oggi vorrei quindi condividere con te i 4 siti che solitamente utilizzo nelle lezioni di conversazione in italiano con i miei studenti, specialmente quelle individuali. Di solito procedo nel seguente modo: invio il link di un articolo allo studente una settimana prima del nostro incontro e, a seconda del livello di italiano dello studente e della sua modalità di apprendimento favorita, lo corredo di domande guida oppure lascio lo studente libero di scrivere un breve testo in preparazione alla sessione o semplicemente di limitarsi alla lettura dell’articolo.

1.Wired.it

Wired.it è la versione web di una rivista di proprietà del gruppo Edizioni Condé Nast S.p.A. che propone principalmente notizie di attualità, curiosità e lifestyle. Gli articoli pubblicati dalla rivista web si caratterizzano per brevità e linguaggio informale, caratteristiche che li rendono adatti anche a studenti principianti o a studenti con competenze di comprensione più avanzate, non particolarmente interessati a tematiche sociali “impegnate”.

2.Comingsoon.it

Comingsoon.it è un sito web per appassionati di cinema e serie tv che propone articoli di approfondimento su nuove uscite, interviste ad attori e registi, aggiornamenti su festival e premi. Ho scoperto solo recentemente il potere che una storia, anche semplicemente la “trama” di film, può liberare se impiegata in una lezione di italiano.

A partire da un articolo di Comingsoon.it, infatti, possono essere create moltissime attività didattiche e non è necessario che lo studente conosca il film o la serie tv di cui si parla nell’articolo.

Facciamo un esempio concreto: la notizia che il famoso film ‘Le fate ignoranti’ di Ferzan Özpetek diventa una serie tv. Nell’articolo, vi sono alcune frasi che ho utilizzato per spronare lo studente a formulare domande con le preposizioni (es. “passavo tanto tempo con Stefano Accorsi” per ricavare la domanda “con chi passavi tanto tempo?”), mentre il tema mi ha permesso di domandare allo studente: “ricordi un film che ha avuto successo nel tuo Paese come ‘Le fate ignoranti’ in Italia?”.

3.Internazionale.it

Internazionale è un settimanale che propone articoli di attualità e approfondimento tratti da giornali internazionali di stampo liberale e tradotti in italiano. Internazionale.it è la sua versione web, contenente non solo traduzioni ma anche articoli originali in lingua italiana. La qualità dei contenuti del sito è eccellente, il linguaggio colto, le tematiche profonde (molte inchieste e reportage), con un peso verso argomenti socio/geo-politici. Con gli articoli di Internazionale.it riesco sempre a trovare argomenti interessanti da proporre ai miei studenti (e non necessariamente politici). Ad esempio, recentemente abbiamo parlato di scuola e di educazione grazie ai seguenti articoli: “Il vero motivo per cui la scuola ai bambini non piace” e “L’importanza dei primi giorni di scuola“.

4.Ilpost.it

Infine, il mitico Post. Dico così perché posso dirmi piuttosto fidelizzata a questo giornale, di natura 100% online, che mi aiuta spesso a trovare contenuti adatti a studenti dalle caratteristiche diverse. Per esempio, oltre al sito web ricco di interessanti articoli, Ilpost.it ha anche un profilo Instagram molto efficace per l’immediatezza e chiarezza della comunicazione. Le notizie, molto più brevi rispetto a quelle pubblicate sul sito, vengono associate a immagini, video o infografiche che possono essere fruite anche dagli studenti principianti. In alternativa, la sezione delle “Flashes” offre notizie altrettanto brevi, che ben si prestano a un’analisi linguistica più approfondita. Gli studenti più competenti, infine, possono ascoltare i podcast di proprietà de Ilpost.it, divulgati attraverso l’app di Spreaker.

Conoscevi qualcuno di questi siti web? Ne utilizzi altri con i tuoi studenti? Sono molto curiosa di sapere come la pensi e come lavori. Lo scambio di idee per un confronto costruttivo qui sono sempre ben accetti. Lascia un commento, se ti va…

…Oppure: Leggi altri articoli!

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Come ti confronti con i tuoi colleghi?

Settembre 10, 2021 by barbara

Parliamoci chiaro, il lavoro dell’insegnante è piuttosto solitario. Eccezione fatta per il momento della lezione, in cui l’aspetto relazionale con lo studente o gli studenti prende spazio, tutto ciò che viene prima o dopo sono… affari nostri.

Gli incontri con chi ci commissiona il corso (spesso disorganizzati e frammentari), la ricerca del libro di testo e del materiale ideale per quello specifico progetto, l’assegnazione dei compiti e la loro correzione, gli scambi organizzativi con gli studenti per imprevisti nel calendario pianificato. Se tutto questo ti suona familiare, sai bene quanto questa vita possa essere tanto stimolante quanto frustrante.

In questo ultimo periodo, poi, la modalità di lavoro “100% online” ha modificato ulteriormente lo stile di vita di noi insegnanti, togliendoci tutti quei momenti extra-lavorativi (l’incontro alla macchinetta del caffè della scuola, fare due chiacchiere sulla porta dopo lezione…), fondamentali non solo per il nostro benessere ma anche per la nostra professione.

Hai avuto modo di confrontarti con i colleghi negli ultimi tempi?

Se la risposta è no oppure sni, ti invito a leggere il prossimo paragrafo. Se la risposta è sì, ti prego lascia un commento e regala a tutti noi un po’ di positività 😉

Come confrontarsi con i colleghi (anche online)

Sembra banale, ma la risposta è contenuta nel problema stesso: se questi importanti momenti di confronto non avvengono più in modo spontaneo, dobbiamo farli accadere noi… anche online. Ecco alcuni suggerimenti pratici:

  • Chiedi alla scuola di organizzare meeting con i colleghi a cadenza regolare

Se come me collabori con una o più scuole, esprimi con il tuo referente o la tua referente questa necessità (credimi, ne sarà più che felice). Meglio ancora se richiedi lo stesso a tutte le scuole o le organizzazioni con cui lavori o collabori. Ognuna, infatti, fornisce agli insegnanti degli strumenti, il cui utilizzo concreto prevede sempre un certo margine di creatività per gli insegnanti. Ascoltando come gli altri utilizzano gli stessi strumenti che usi anche tu, potrai imparare nuovi modi di applicarli al tuo personalissimo metodo di insegnamento con i tuoi studenti.

  • Chiedi agli insegnanti la loro disponibilità settimanale e fissa un incontro mensile

Se come me non sei solo un/un’ insegnante, ma gestisci anche un team di insegnanti, a un certo punto ti renderai conto che gli incontri one to one non sono sufficienti per coordinare un gruppo. Infatti, gli scambi con i colleghi non possono essere unidirezionali: per intenderci, non potrai continuare solo a dare informazioni e istruzioni, ma dovrai anche metterti in ascolto dei problemi, delle richieste e dei suggerimenti che vengono “dal basso”. Per questo ti suggerisco di proporre al team di insegnanti che gestisci degli incontri ricorrenti, per esempio a cadenza mensile, con lo scopo di dare valore al lavoro di tutti gli insegnanti di italiano per stranieri. Attenzione: si tratta di un momento cadenzato di brainstorming in aggiunta ai consueti scambi pratico-informativi con ciascun insegnante.

  • Ottimizza l’utilizzo degli strumenti a tua disposizione

Ok, forse tutto questo non ti è nuovo. Insomma, sai benissimo qual è il valore del confronto e ovviamente è sai che è opportuno organizzare meeting affinché tale confronto avvenga. Ma qual è secondo te il modo migliore per organizzare tali riunioni? Dalla mia esperienza personale, ho imparato a non prendere la questione troppo sottogamba.

Per prima cosa, bisogna capire quanto grande sia il gruppo di partecipanti. Nel caso di gruppi numerosi, ti suggerisco di utilizzare un sistema di registrazione che può essere una semplice email (meglio se rivolta a un indirizzo specifico e con un oggetto specifico) di cui tenere traccia in un certo database (un foglio Excel è sufficiente). Un’alternativa è utilizzare delle piattaforme esterne come per esempio Eventbrite, che permette di creare anche biglietti gratuiti.

La seconda cosa da fare è programmare il meeting. Lo strumento che più mi piace è Zoom, che permette di creare diverse riunioni, ciascuna con il proprio link e passcode. Per ciascuna riunione, è bene modificare le impostazioni in modo tale che non si verifichino disguidi durante il meeting stesso (es. abilitare la sala d’attesa, accendere microfoni e telecamere dei partecipanti, attivare o meno la registrazione della lezione, impostare l’invio di un reminder il giorno prima dell’incontro).

Con Zoom è anche possibile impostare riunioni ricorrenti, cioè che si verificano a cadenza regolare. In questo caso il link sarà sempre lo stesso e, se l’evento viene condiviso con un calendario come quello di Google, verrà ripetuto senza essere modificato.

Infine, il timing è importantissimo, specialmente se i partecipanti risiedono in diverse parti del mondo (e noi insegnanti di italiano per stranieri siamo un po’ girovaghi, non è vero?). A tal proposito trovo molto utile sincronizzare l’account di Zoom con il calendario di Google, in modo tale da porter creare eventi ricorrenti su Google calendar che abbiano già il link di Zoom incorporato e che vengano sincronizzati con la localizzazione di ogni partecipante.

Ecco fatto: la riunione con i colleghi è stata pianificata! Non sarà forse come incontrarsi casualmente davanti alla macchinetta del caffè, ma almeno ci permetterà di mettere sul fuoco una vera moka 😉

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Non chiamateli (solo) compiti delle vacanze

Agosto 23, 2021 by barbara

Ieri era Ferragosto, una festa tutta italiana che i nostri studenti stranieri avranno sicuramente imparato a conoscere se non perché gliel’hai spiegata tu, perlomeno perché tu a Ferragosto non hai lavorato (spero!). La settimana di Ferragosto, volente o nolente, è infatti un momento di pausa per tutti in Italia: negozi e bar chiusi, aziende e scuole chiuse, motivo per cui molti progetti didattici “sono fermi”. Quale momento migliore, quindi, per assegnare i compiti delle vacanze ai tuoi studenti? Se hai scordato di farlo o se pensi che non sia utile, aspetta un momento… ti sto per spiegare perché non si tratta (solo) di compiti delle vacanze…

Compiti delle vacanze di italiano per stranieri: sì o no?

Ti ricordi quando andavi a scuola e gli insegnanti ti assegnavano i famigerati compiti delle vacanze estive? Non so tu, ma io li ho sempre fatti a metà. “Piantati lì” tra un bagno nel mare e una passeggiata sulle Dolomiti. Insomma… cosa mi avrebbe potuto spingere a completarli se non la mera paura di ricevere un brutto voto a settembre? Il problema è che, una volta ricominciata la scuola, nessuno li controllava mai e io, come i miei compagni di classe, lo sapevamo bene.

Diverso era il caso in cui i compiti consistevano nella lettura di libri. Qualche volta, la storia mi prendeva e riuscivo a portarla a termine sotto l’ombrellone, ma la maggior parte delle volte i libri erano così complicati per la mia età che finivo per addormentarmi e per lasciare il segnalibro sempre nello stesso punto.

Insomma, questi ricordi mi hanno fatto domandare se avesse senso assegnare dei compiti delle vacanze ai miei studenti di italiano. La risposta che mi sono data è che ha senso solo se tali compiti rispettano alcune caratteristiche.

Quali compiti di italiano per stranieri?

Secondo me, i compiti delle vacanze per studenti stranieri devono essere:

  • Limitati: nel tempo e nella quantità. Questo significa che devono avere una deadline (cioè una data di consegna ben precisa) e devono essere calcolati in base al tempo di “vacanza”, ovvero il tempo che intercorre tra la fine delle lezioni e il loro nuovo inizio dopo la pausa estiva.
  • Informativi: legati all’attualità o più in generale alla cultura italiana, meglio se con riferimenti al periodo estivo. La loro funzione, infatti, non deve limitarsi all’esercizio pratico, ma deve in qualche modo sopperire all’assenza dell’insegnante in un dato lasso di tempo.
  • Personalizzati: No ai pacchetti preconfezionati, uguali per tutti (vedi libri delle vacanze). Una precisazione: personalmente non ho niente contro gli eserciziari, ma penso che si tratti di uno strumento che gli studenti possono procurarsi in autonomia (anche su consiglio dell’insegnante). Invece, i compiti delle vacanze che un insegnante assegna ai suoi studenti di italiano dovrebbero essere pensati in base al percorso fatto insieme fino a quel momento e focalizzati sulle debolezze che l’insegnante ha riscontrato nell’apprendente. Neanche a dirlo, i compiti devono ovviamente essere adatti al livello dello studente.
  • Variegati: cioè volti a stimolare diverse competenze (comprensione orale, comprensione scritta, produzione scritta e – perché no – persino orale). Tra le attività possibili si annoverano: ascolto di podcast, visione di video, lettura di articoli, scrittura di commenti e registrazione di vocali.
  • Originali: si tratta senza dubbio del punto più importante. Qui l’insegnante potrà dimostrare tutta la sua bravura (soprattutto creatività e inventiva) nella didattizzazione di materiali autentici.
  • Controllati: una volta tornato/a dalle ferie, prenditi tutto il tempo necessario, ma non dimenticarti di correggere i compiti dei tuoi studenti, specialmente se si tratta della prima volta. Questo punto è molto importante per mantenere viva la loro motivazione, con conseguenti benefici sul piano dell’apprendimento e su quello economico (uno studente motivato vorrà proseguire le lezioni in futuro!)

Il vero valore dei compiti delle vacanze

Come forse avrai intuito, il senso di assegnare dei compiti delle vacanze ai tuoi studenti durante le tue ferie non si esaurisce solo nel praticare l’italiano intanto che tu non ci sei. Il vero valore dei compiti delle vacanze risiede nel mantenere o rafforzare il legame con i tuoi studenti: attraverso i compiti dimostri loro quanto ci tieni a loro e quanto sai essere professionale.

Più gli studenti percepiranno che quelle attività sono pensate appositamente per loro, più ai loro occhi aumenterà il tuo valore come insegnante e più la loro motivazione a studiare per ricompensare il tuo sforzo si accrescerà.

Nel tempo, i risultati di questo approccio all’insegnamento (valido in generale, non solo in questa specifica occasione) si vedranno eccome: gli studenti si fidelizzeranno, attiveranno un passaparola proficuo e diventeranno sempre più collaborativi, rendendoti il lavoro non sono più semplice ma anche molto più gratificante.

E tu cosa ne pensi? Hai mai assegnato dei compiti delle vacanze ai tuoi studenti? Se ti va, raccontaci come è andata in un commento.

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Come insegnare ad adattarsi alla lingua italiana

Agosto 10, 2021 by barbara

Questa mattina un mio studente inglese era molto felice. Durante la nostra sessione settimanale di conversazione in italiano, mi ha infatti raccontato di un incontro con un uomo italiano in un ristorante in Inghilterra. Per farla breve, il mio studente ha avuto modo di parlare italiano con l’uomo in una situazione quotidiana e inaspettata, rispetto all’ambiente protetto in cui si collocano normalmente le nostre interazioni.

La vera gioia, a dire il vero, era tutta mia. Quell’incontro ha visibilmente giovato al mio studente su più livelli: su quello della fiducia prima di tutto, ma anche su quello dell’adattabilità.

Il mio studente si è sentito gratificato per essere stato in grado di comprendere e rispondere in modo accurato a uno sconosciuto italiano, fuori dalla sua zona di comfort. Ma quello che il mio studente in realtà ha fatto, ha un valore ancora più profondo dal punto di vista linguistico: si è adattato.

In parole povere, l’adattabilità linguistica riguarda non solo la padronanza della lingua da un punto di vista strettamente linguistico, quanto la comprensione della situazione in cui l’atto comunicativo è inserito: qual è il ruolo dei parlanti, qual è il contesto, qual è lo scopo, qual è il repertorio linguistico del gruppo di riferimento, quali sono le regole della comunità ecc.

Si può insegnare ad adattarsi alla lingua italiana?

Io credo di sì. Credo che la consapevolezza sia la base di qualsiasi progresso e che un buon insegnante non sia quello che mette nella testa dello studente delle nozioni come se dovesse riempire una scatola, ma piuttosto fornisce allo studente gli strumenti per acquisire la conoscenza in modo autonomo.

Prendiamo il racconto del mio studente. Come potrebbe essere utilizzato a scopi didattici?

Ecco alcune domande che gli ho fatto:

  • L’uomo parlava velocemente o lentamente?
  • Di cosa avete parlato? Quale lessico avete incontrato?
  • Da quale parte dell’Italia veniva l’uomo?
  • Che età aveva l’uomo?
  • Come definiresti il contesto in cui avete interagito? Formale o informale?

L’adattabilità alle variazioni della lingua italiana

Le risposte alle precedenti domande permettono di rendere lo studente più consapevole rispetto alle possibili variazioni della lingua italiana.

La lingua italiana presenta un gran numero di variazioni che richiedono una certa adattabilità linguistica tanto da parte di stranieri, quanto di madrelingua.

Secondo la sociolinguistica, tali variazioni possono essere classificate in base a cinque dimensioni: diacronica, diatopica, diafasica, diastratica e diamesica.

La dimensione diacronica riguarda il tempo. La lingua infatti è mutevole: cambia nel tempo anche rispetto a un passato vicino. I neologismi vengono introdotti nell’italiano quotidianamente e il modo migliore per acquisirli, qualora non si vivesse in Italia, è leggere i giornali ogni giorno. Ma non solo neologismi! Pensa a parole come “tampone” o “assembramento”: il loro uso durante la pandemia è aumentato incredibilmente, tanto da essere paragonabile a quello di parole quotidiane come “casa” o “spesa”.

La dimensione diatopica concerne lo spazio, ovvero l’origine spaziale, la distribuzione geografica e l’area di appartenenza dei parlanti. Rientrano qui non solo i dialetti, ma anche tutti quegli italiani regionali che rendono la nostra lingua così variegata. Uno straniero che sa dire “cornetto” a un barista napoletano e “brioche” a un barista milanese per ottenere la stessa colazione, ha sicuramente una marcia in più!

La dimensione diafasica si riferisce allo stile e al registro linguistico. Questo significa riconoscere che in base ai ruoli degli interlocutori è meglio scegliere una formula rispetto a un’altra. Per permettere ai nostri studenti di raggiungere questa sensibilità linguistica, non dobbiamo fare altro che metterli di fronte a diverse situazioni in cui farli riflettere sullo stile comunicativo nel complesso, al di là di un mero arricchimento lessicale.

La dimensione diastratica riguarda il piano sociale. Questa è la dimensione che più mi piace affrontare come insegnante, perché spesso i miei studenti si fossilizzano sulla “correttezza” della lingua, senza tenere conto dell’esistenza di migliaia di micro lingue (e non sto parlando dei dialetti). Parlo piuttosto della lingua dei giovani, di quella degli anziani, di quella degli abitanti di un quartiere popolare, piuttosto che di chi vive in quartieri residenziali. Si tratta del “gergo”, la cui funzione più interessante a mio parere è l’intento criptico, cioè la volontà di non farsi comprendere dagli esterni al gruppo.

Infine, la dimensione diamesica fa riferimento al mezzo di comunicazione. Storicamente si era soliti ragionare in termini dicotomici, laddove da una parte c’era la lingua scritta e quindi formale, dall’altra quella parlata e quindi informale. Oggi si preferisce immaginare un continuum lungo il quale si collocano una serie di comunicazioni, più o meno lunghe, che avvengono tramite una serie di strumenti talvolta a metà tra scritto e orale, tra formale e informale: pensiamo alla chat di WhatsApp (e ai messaggi vocali) tra colleghi o a un post-it lasciato sul frigorifero con scritto sopra la lista della spesa: una bellissima mescolanza di scritto e orale, formale e informale.

 

Prima di insegnare ai nostri studenti come adattarsi alla lingua italiana, dobbiamo avere ben chiaro quali sono le variazioni della lingua e imparare, prima di tutto, a trasmettere questa ricchezza.

Sei d’accordo? Lascia un commento oppure, se ti va, leggi altri articoli.

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Come trovare nuovi studenti di italiano (Seconda parte)

Luglio 27, 2021 by barbara

La scorsa volta ci siamo lasciati con la prima parte di questo tema che coinvolge noi insegnanti di italiano per stranieri: come trovare nuovi studenti di italiano?

Oggi ci concentreremo sulle lezioni online, in particolare sul caso di chi lavora come libero professionista, e vedremo anche nel dettaglio degli esempi concreti su come trovare nuovi studenti di italiano in queste circostanze.

Trovare nuovi studenti con la libera professione

I liberi professionisti (specialmente chi lavora al 100% in questa modalità) lo sanno bene: per trovare nuovi studenti di italiano (e in generale nuovi clienti) è fondamentale creare attorno a sé una rete di relazioni virtuose.

Questa premessa dovrebbe valere per tutte le cose della vita, a mio parere, ma risulta particolarmente cruciale per tutti quegli insegnanti che non hanno un’azienda o una scuola alle spalle su cui fare affidamento.

Per “rete di relazioni” si intendono per esempio colleghi che fanno il nostro stesso mestiere, persone straniere potenzialmente interessate a imparare l’italiano, scuole e aziende con cui collaborare. Inutile dire che si tratta di un lavoro lungo, che dura anni (ma che dico, dura tutta la carriera!) e i cui frutti si vedono con un po’ di pazienza.

Finché un giorno non si iniziano a ricevere telefonate e email. Quelle del presidente della cooperativa che era stato piacevolmente colpito da come avevi gestito un corso e te ne vuole affidare un altro. Quelle di amici dei tuoi studenti che vogliono provare a imparare italiano con te.

E così via, giorno dopo giorno.

Quindi come si trovano nuovi studenti di italiano?

Come avrai intuito, ci sono due modalità.

  • Modalità tradizionali: ricerca di un intermediario in base ai propri obiettivi e interessi (vedi prima parte)
  • Modalità online:
    • lavorando sulla propria presenza online
    • cercando un intermediario online
    • con il passaparola

Tutti questi punti, in realtà, sono strettamente correlati tra loro.

Di fatto, il passaparola può essere trasversale: dall’offline arrivare all’online e viceversa.

La propria presenza online (avere un sito web, una pagina Facebook, il profilo su una piattaforma come italki) può rafforzare la propria rete o generarne una nuova.

Gli “intermediari online” (appunto, una di quelle piattaforme che permettono di creare un proprio profilo come insegnante e quindi di accedere alla rete di studenti che seguono la piattaforma in questione) possono a loro volta generare un passaparola proficuo.

Tuttavia, la presenza online non basta. Bisogna “lavorarci su”.

Intendo dire che professarsi “un’insegnante qualificata in cerca di studenti” non può che essere solo un punto di partenza.

L'”online” ha le sue regole, che dopotutto non sono così diverse da quelle dell'”offline”.

Insomma, bisogna dimostrare il proprio valore.

La prima cosa da fare è indiscutibile: erogare un servizio di qualità. Le lezioni dovrebbero essere ben strutturate (o perlomeno pensate), devono avere una solida base tecnologica (l’insegnante dovrebbe avere piena padronanza della piattaforma ed essere in grado di renderla accessibile allo studente), i contenuti della lezione dovrebbero essere interessanti per lo studente, il clima dovrebbe essere amichevole e inclusivo e così via.

La seconda cosa da fare è curare l’aspetto promozionale: puoi essere l’insegnante più qualificato della Terra, ma devi anche farti conoscere alle persone giuste e nel modo giusto.

Lo potrai fare raccogliendo recensioni, che a Google piacciono molto e le premia rendendoti più visibile sui motori di ricerca. Lo potrai fare attraverso la creazione di contenuti interessanti per i tuoi potenziali studenti: esercizi, informazioni culturali, notizie sull’Italia che possano essere di loro interesse.

Una precisazione importante: di nuovo, dovresti avere ben chiaro qual è il tuo “target”. Ti faccio un esempio banale: se volessi raggiungere studenti anglofoni, allora sarebbe meglio impostare tutta la comunicazione in inglese… non pensi? (NB. La comunicazione è diversa dal contenuto, che invece dovrà ragionevolmente essere in italiano).

Ultimi ingredienti fondamentali per trovare nuovi studenti di italiano?

Non perdere mai la motivazione, mantenere costanza e metterci sempre tanta, tanta passione.

 

E tu cosa ne pensi? Lascia un commento oppure leggi altri articoli.

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Come trovare nuovi studenti di italiano? (Prima parte)

Luglio 16, 2021 by barbara

Oggi vorrei discutere con te un tema che riguarda molti di noi, che amiamo il nostro lavoro come insegnanti di italiano per stranieri e vorremmo anche che fosse sostenibile, insomma “che ci dia da mangiare”.

In questa sede non mi soffermerò sulla questione dei compensi; infatti abbiamo già parlato di quale debba essere il giusto compenso per un insegnante, nello specifico online.

Ora andiamo proprio alla radice della questione: dove si trovano gli stranieri interessati a imparare o migliorare l’italiano? Ma soprattutto: COME?

Italia: Settore pubblico e settore privato

La prima questione da considerare riguarda il settore in cui operiamo professionalmente, che può essere pubblico o privato.

Come sai, per accedere ai lavori del settore pubblico si procede per concorsi e bandi. Ad esempio, se possiedi tutti i requisiti, potresti accedere alla classe di concorso A23, che è relativamente nuova (è stata istituita nel 2016) e riguarda proprio l’insegnamento dell’italiano per discenti di lingua straniera nella scuola secondaria e nei CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti).

Se non avessi ancora tutti i requisiti per il concorso pubblico, ma volessi ugualmente fare esperienza nel settore, puoi sempre procedere tramite MAD (Messa a disposizione) per quanto riguarda la scuola secondaria, oppure controllare i bandi per progetti europei presso i CPIA, entrando quindi in graduatoria in base a punti che dipendono dalla tua formazione e dalla tua esperienza (un esempio famoso è il cosiddetto progetto FAMI).

Dall’altra parte, c’è il settore privato, che funziona con logiche completamente diverse. Per farti conoscere da uno dei soggetti che potrebbero aver bisogno di assegnare un corso di italiano L2 o LS a un/un’ insegnante come te, non devi fare altro che preparare un buon curriculum vitae da inviare.

Tali soggetti possono essere, ad esempio:

  • Scuole di lingua
  • Enti di formazione
  • Cooperative sociali
  • Associazioni di volontariato
  • Aziende con dipendenti stranieri

Italiano L2 e Italiano LS in Italia

A questo punto, è importante aprire una parentesi su chi sono gli studenti che stai cercando. Infatti, in base al “target” (parola presa in prestito dal marketing che a sua volta deriva dal linguaggio bellico e significa in sostanza “obiettivo”, inteso come persone da raggiungere) la questione cambia.

Se il tuo obiettivo sono gli studenti di italiano LS, allora sarà più facile per te rivolgere lo sguardo verso città turistiche italiane che sono meta di tutte quelle persone che vogliono imparare italiano per svago.

Se invece il tuo obiettivo sono gli studenti di italiano L2, allora dovrai rivolgerti a tutte quelle realtà presenti sul territorio che supportano i migranti nel loro percorso di integrazione in Italia.

Gli intermediari del settore privato in Italia

Ed eccoci arrivati a un’altra questione cruciale: gli intermediari del settore privato. In base ai tuoi obiettivi o alle tue preferenze, infatti, ti ritroverai a bussare alla porta di “intermediari”, ovvero quelle realtà che ti potranno mettere in contatto con gli studenti.

Come abbiamo visto prima, tali intermediari possono essere aziende, enti, scuole, associazioni… qualche volta persino attori del turismo (hotel, ristoranti) interessati a svolgere attività con stranieri (per esempio, un corso di cucina italiana per turisti stranieri… in italiano!).

In tutti questi casi, dovrai stipulare un contratto di collaborazione per il progetto di insegnamento che ti verrà assegnato, a meno che tu non diventi un dipendente della realtà stessa con un contratto di lavoro subordinato.

Di solito, chi comincia questo tipo di collaborazioni lo fa come soggetto privato (per intenderci, attraverso l’emissione di una ricevuta di collaborazione occasionale) oppure tramite fatturazione (se in possesso di partita IVA).

***

Per oggi ci fermiamo qui, ma la seconda parte è già pronta!

Nel frattempo, se ti venissero dubbi o domande o avessi voglia di scriverci la tua esperienza, ti invitiamo a lasciare un commento.

A presto!

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