Italiano per stranieri!

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Le ovvietà (per te) che fanno la differenza (per i tuoi studenti)

Gennaio 20, 2022 by barbara

Essere insegnante di italiano per stranieri per tre anni mi ha portata a incontrare persone molto diverse tra loro e molto diverse da me. Qualcuno le chiama differenze “culturali”, sta di fatto che vivere a chilometri di distanza qualche differenza la fa. E per noi insegnanti, questa differenza può trasformarsi da ostacolo a enorme vantaggio! Per farti capire cosa intendo, ho raccolto per te sette differenze tra le mie abitudini italiane e quelle dei miei studenti stranieri che ho scoperto in questi anni. Se saprai usarle al meglio, potrai costruirci intorno delle lezioni di italiano davvero memorabili.

La seconda classe

In questo periodo sto tenendo un corso di italiano online a un gruppo di studenti “principianti”. Il tema del corso è il viaggio e l’obiettivo è preparare gli studenti al loro primo viaggio in Italia. Ogni lezione ha una parte di lessico preparatorio attraverso esercizi di associazione immagine-parola tramite i quali poter apprendere nuovi vocaboli in modo giocoso. Arrivati alle parole “Prima classe” e “Seconda classe” i partecipanti americani sono scoppiati in una risata incontenibile. Cosa c’è? Ho chiesto loro, cercando di capire se avessi sbagliato qualcosa. Eppure, l’unica cosa che avevo fatto era proporre due immagini che raffigurassero l’interno delle carrozze, sulla cui porta compare rispettivamente un 1 e un 2 a indicazione della classe di viaggio sui treni italiani. Finalmente, una di loro mi spiega che negli Stati Uniti non esiste la seconda classe, ma solo la prima. In pratica, non vedeva la necessità di tale indicazione, risultandole piuttosto ridicola.

Le donne in televisione

Uno dei temi che mi piace più trattare durante le lezioni online di italiano è quello dell’equità di genere, del maschilismo e del femminismo. Mi piace perché sono temi attuali, su cui tutti possono farsi un’opinione e perché penso sia molto interessante confrontare la situazione nei nostri rispettivi Paesi. Spesso, ad esempio, propongo ai miei studenti più “avanzati” l’ascolto e la discussione di uno degli episodi del podcast Morgana, che è ben fatto e penso mostri una parte di Italia molto progressista. E poi, in una manciata di minuti, tutta questa stima verso il progresso del mio Paese sfuma. Succede ogni volta che accendo la tv sulla BBC e vedo presentatrici dal fisico formoso, talvolta di etnia africana, bellissime nella loro unicità e disinvolte come se le loro caratteristiche fisiche non importassero, così come dovrebbe essere. Tutte indossano abiti “normali”, spesso accollati e piuttosto coprenti. Differenze con l’Italia? Lascio a voi tirare le somme…

ll phon in bagno

Dove ci si asciuga i capelli in Italia? Beh, in bagno, ovvio. Eppure, ho appena scoperto che questa consuetudine non vale per tutti i Paesi. In Inghilterra, per esempio, collegare il phon alla presa di corrente del bagno è assolutamente vietato per motivi di sicurezza e anzi è reso impossibile (il limite dei watt consumabili consente al massimo di utilizzare un rasoio elettrico). Quindi, ecco, forse è il caso di menzionare questa differenza a uno studente inglese in procinto di partire per una vacanza-studio in Italia. Oppure per tutti i tuoi studenti (sono sicura che saranno in molti) che pianificano il prossimo viaggio nel Bel Paese, magari il primo! Non trovano l’asciugacapelli nella loro camera d’albergo? Se c’è, si trova probabilmente in bagno.

La viabilità

Si sa, l’Italia non è proprio famosa per l’ordine e il rispetto delle regole. Tuttavia, c’è una cosa che non ci preoccupiamo di far funzionare, ma semplicemente la rispettiamo in base alle regole che vigono nel nostro Paese: la viabilità. D’accordo, quando si tratta di rotonde ci sono ancora molti dubbi su quale lato della strada occupare e su quando mettere o meno la freccia. Però, diciamocelo, coi semafori è tutto chiaro, no? Con il rosso si sta fermi, con il verde si parte. E con il giallo si rallenta (badare bene, NON si accelera) perché il giallo viene prima del rosso, di cui ci segnala l’arrivo. Ebbene, questo non è uguale in tutti i Paesi. In Inghilterra, oltre a guidare dalla parte opposta a quella a cui siamo abituati, il semaforo si illumina di giallo anche prima dell’arrivo del verde. E poi, vogliamo parlare degli attraversamenti pedonali? Se in Italia non ci preoccupiamo del nostro turno da pedoni (semplicemente lo attendiamo), in Inghilterra come in Spagna è importante ricordarsi di prenotare l’attraversamento, premendo l’apposito bottone. Quindi insomma, tranquillizzate pure i vostri studenti: il verde prima o poi arriverà anche se non lo hanno chiamato!

I guanti al supermercato

Proprio ieri mi trovavo in un supermercato inglese, nel cuore di Londra, in cui per la prima volta ho fatto la spesa. Arrivata al reparto frutta e verdura, ho tratto un sospiro di sollievo: sacchetti biodegradabili e bilancia erano al loro posto… Ma dov’erano i guanti per prelevare i prodotti? Dopo essermi guardata in giro e aver notato che nessuno sembrava preoccuparsene, mi sono approcciata anch’io alle cipolle… a mani nude! E così, mentre con la coda dell’occhio rimanevo in allarme per il mio imminente arresto, mi sono tornate in mente le parole di una mia studentessa tedesca in Italia: “Ma perché voi italiani usate sacchetti biodegradabili per rispettare l’ambiente e poi obbligate i clienti a usare guanti di plastica monouso?”. Eh, bella domanda, Christine!

Timbrare il biglietto

Durante lo stesso corso di cui ti ho parlato prima, mi sono accorta di aver creato una gran confusione ai partecipanti. In realtà, non era proprio tutta colpa mia. Voglio dire, non potevo fare altrimenti: mi sono ritrovata a mostrare loro una foto di quei “lenzuoli” che sono i biglietti del treno italiani e a spiegare che il biglietto va “obliterato” oppure “timbrato” prima della partenza nel caso in cui il posto non sia assegnato (quindi sui regionali e sui regionali veloci). Invece, su Intercity, Frecce e Italo non bisogna preoccuparsene dal momento che il posto è assegnato. Poi però, succede che qualcuno deve andare da Milano a Siena, cambiando a Firenze. Il viaggio si divide in due: un primo sul Frecciarossa, senza necessità di timbrare il biglietto, un secondo su un regionale, per cui occorre obliterarlo. Insomma, una gran confusione eh? Se cercate un libro divertente e illuminante su questo tema, leggete (o consigliate) “Coincidenze” di Tim Parks.

La mancia ai camerieri

Nella maggior parte dei Paesi occidentali, si è soliti lasciare una mancia al cameriere o alla cameriera che ci ha servito al tavolo. Per esempio in Inghilterra, in Francia, negli Stati Uniti, in Germania. Rispetto all’Italia, questa viene proprio esplicitata nello scontrino. In Spagna invece non è inclusa ma è consuetudine lasciare il 5-10% in più. Lo stesso vale per tutti gli altri Paesi menzionati: laddove non è indicata, meglio lasciare dal 10 al 15% di mancia ai camerieri (15-20 negli Stati Uniti) per non fare brutta figura. In pratica, questa è l’unica differenza di cui i tuoi studenti stranieri non dovrebbero preoccuparsi, nonché uno dei motivi per cui i ristoratori italiani amano i clienti stranieri!

 

Ti è piaciuto questo articolo? Fammelo sapere nei commenti.

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Se hai ancora cinque minuti di tempo, dai un’occhiata a tutti gli altri articoli che io e il team di ItalianoXstranieri abbiamo scritto in passato.

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Idee per le lezioni di italiano durante le vacanze di Natale

Dicembre 23, 2021 by barbara

Sono tanti gli studenti che approfittano delle vacanze di Natale per dedicarsi all’apprendimento dell’italiano. Specialmente i lavoratori, normalmente impegnati durante la settimana, scelgono il periodo delle feste per fare un corso di italiano online con gli insegnanti disponibili. Sei tra questi ultimi? Ecco alcune idee per realizzare lezioni interessanti durante le vacanze di Natale, per tutti i livelli.

  • Le tradizioni natalizie

Una delle ricchezze dell’Italia è senza dubbio la varietà in quanto a tradizioni. Quale emiliano-romagnolo non si è mai ritrovato nella (caldissima come il loro brodo) discussione riguardante anolini, tortellini, cappelletti e compagnia? (Ok, forse non avrei dovuto menzionare il brodo…).

Ebbene, non c’è modo più semplice per esprimere il proprio punto di vista che durante una lezione di italiano a stranieri che certamente ti daranno ragione.

La prima cosa da fare è fornire le prove. Il web brulica di immagini accattivanti e non solo di cibo. Io, ad esempio, me ne sono procurata una dell’albero di Natale (che nella mia città si fa per l’Immacolata, l’8 di dicembre), una di Santa Lucia con il suo asinello (per raccontare quel giorno magico che è il 13 dicembre per i bambini di Piacenza), una del panettone e una del pandoro (per raccontare un altro famoso dilemma gastronomico italiano) e così via. Con una manciata di foto, non ho solo riempito una lezione (anche due, volendo!) ma ho anche raccontato tutte le tradizioni italiane per il periodo natalizio a chi non le conosceva.

L’utilizzo delle fotografie rende queste lezioni adatte a studenti di ogni livello, anche principianti.

  • L’anno che verrà

Lucio Dalla è forse il mio cantautore italiano preferito e L’anno che verrà è uno dei suoi capolavori. Si tratta di una canzone che si presta a diverse interpretazioni, a cominciare dal fatto che sia più o meno triste o allegra.

È una canzone che può essere letta su diversi livelli:

  • quello linguistico (è scritta sotto forma di lettera, piuttosto prosaica e non troppo complessa)
  • quello semantico (il testo è una magistrale sintesi degli eventi che investirono l’Italia del 1978, nel pieno degli “anni di piombo”. Scopri di più leggendo questo articolo)

La ricchezza di significati e strutture linguistiche della canzone la rende adatta a studenti di livello intermedio e avanzato, interessati alla cultura italiana.

 

Nell’augurarti buone feste (o buon lavoro!), ti invito a lasciare un commento se hai voglia di condividere con la community altre idee per le lezioni di italiano durante le vacanze di Natale.🎄

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Cosa si porta a casa lo studente?

Dicembre 18, 2021 by barbara

Le liste mi piacciono moltissimo, specialmente le cosiddette to do list. Spuntare le parole punto per punto è gratificante e certe volte dà pure un senso alla giornata, che sia stata impegnata in ufficio o al supermercato. Fatto, finito, missione compiuta.

Quando invece si tratta di insegnamento, le liste diventano pericolose. Secondo me sono molto utili per stilare il programma del corso o i compiti delle vacanze di Natale, ma lo sono un po’ meno quando si utilizzano allo scopo di far assimilare dei vocaboli.

Le parole estrapolate dal loro contesto, riportate asetticamente una dopo l’altra, diventano pesanti come dei macigni per la memora.

Sì, ma! – potrebbe ribattere qualcuno – come faccio a far percepire allo studente che ha imparato qualcosa di nuovo dopo la lezione? Cos’altro posso lasciargli da “portarsi a casa”?

Un concetto può bastare

L’esperienza mi ha insegnato che gli studenti non sono scatole da riempire. Ogni volta che li incontriamo ci troviamo davanti una grande complessità: la personalità, l’umore del giorno, le aspettative, le conoscenze e i dubbi. La loro scatola è tutt’altro che vuota!

Un bravo e una brava insegnate sa cogliere quella complessità e capire quale aspetto abbia maggiore peso in una certa lezione, che – ricordiamolo sempre – si tratta di un evento unico e inimitabile. Così, una volta si ritroverà a stravolgere i piani e rimarrà a chiacchierare a lungo dei problemi famigliari del suo interlocutore, ma la volta dopo potrebbe rendersi conto che lo studente non ha affatto voglia di parlare di com’è andata la sua settimana. In quel caso, guardare insieme un video divertente è proprio ciò che gli serve per lasciarsela alle spalle, quella brutta settimana.

Certo, lo scopo della lezione non è terapeutico ma educativo. Ed è proprio qui che entriamo in gioco noi insegnanti. Noi che, nel momento giusto, sappiamo cogliere il concetto che darà un senso alla lezione di italiano.

Prendiamo il caso (vero, fresco di stamattina) dello studente che ci racconta che ha comprato delle saponette come regalo di Natale e ora casa sua smells. Come non cogliere l’occasione di insegnargli che to smell in italiano si dice in due modi diversi? Ovviamente, non prima di avergli lasciato finire il discorso per non interromperlo.

Potrei farti innumerevoli esempi, ma sarebbero difficili da spiegare perché sono piuttosto unici. Non parlo degli errori, che spesso si ripetono, ma del momento giusto.

Il momento giusto non si può prevedere, bisogna semplicemente stare all’erta e rimanere ricettivi per tutta la durata della lezione. Col tempo, si impara anche ad avere pazienza, per non bruciarsi tali occasioni nei primi minuti di lezione.

Infatti, non serve strafare: un concetto può bastare.

 

La pensi diversamente? Lascia un commento!

Oppure… Leggi altri articoli.

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Il ruolo dell’empatia nell’insegnamento dell’italiano come L2

Dicembre 3, 2021 by itxstra

di Giorgio Rini

Nell’insegnamento dell’italiano come L2 è molto importante scegliere un approccio basato sull’empatia. Non a caso, infatti, si parla, nelle moderne teorie dell’apprendimento, di insegnante “affettivo”.

Quest’ultimo è l’insegnante che, portando avanti la sua azione educativa e didattica, sceglie di basarsi sulla via del dialogo, sulla comunicazione empatica. Per un insegnante in genere e per un insegnante di italiano come L2 nello specifico è veramente fondamentale essere empatici.

Ma che cosa vuol dire esattamente avere la possibilità di sfruttare le emozioni per favorire l’apprendimento? Significa sviluppare una capacità relazionale, che dovrebbe essere innata in un insegnante, ma che si può anche esercitare e portare avanti attraverso delle tecniche ben precise.

Il ruolo delle emozioni nell’apprendimento

Le emozioni hanno un ruolo cruciale nel favorire l’apprendimento. Infatti esiste un collegamento molto stretto tra i contenuti appresi e quello che in gergo viene chiamato rinforzo emozionale. Quando si studia una lingua come l’italiano, le informazioni vengono apprese attraverso una sorta di archiviazione nella memoria.

I contenuti grammaticali, lessicali e letterari possono rimanere più impressi nella memoria proprio in base all’intensità della componente emotiva che è associata ad essi.

La scienza nel corso del tempo è riuscita a dimostrare che gli stati d’animo di gioia, di interesse, in generale positivi possono rafforzare questo processo di apprendimento. Al contrario stati d’animo negativi influiscono in maniera poco efficace nel determinare un apprendimento meno performante.

Come dovrebbe essere il clima in classe

Da tutto questo si evince come è necessario creare in classe da parte dell’insegnante di italiano come L2 un clima positivo, un’atmosfera che possa costituire un terreno di base fondamentale per favorire l’apprendimento.

Ed è proprio la caratteristica dell’empatia che crea questa trasmissione di contenuti positiva dal docente all’apprendente. Essere empatici significa creare in classe o anche nella classe online la capacità di essere predisposti al dialogo, di ascoltare le esigenze degli studenti, di comunicare una compartecipazione che possa essere condivisa a livello generale.

L’insegnante di italiano come lingua straniera deve essere un facilitatore e può riuscire a mettere in atto questo ruolo attraverso la creazione di un clima positivo ed empatico. Non dimentichiamo mai che l’apprendimento in fin dei conti può essere considerato un setting che deve essere adeguatamente predisposto per rafforzare le conoscenze.

Empatia significa anche ascolto empatico, perché l’insegnante non deve soltanto comprendere e valutare i contenuti e le nozioni apprese dagli studenti, ma deve anche fare attenzione a quali sentimenti e a quali emozioni sono collegate ad essi.

È come se l’insegnante, secondo un concetto di empatia affettiva, si mettesse nei panni degli studenti.

Che cosa c’è di meglio che essere compresi fino in fondo? Non si può trascurare una valutazione che non tenga conto delle emozioni di fondo che stanno alla base dell’apprendimento.

Non basta soltanto l’empatia cognitiva e quindi riuscire a fare proprio il punto di vista dello studente. Imparare è molto di più e l’insegnamento dell’italiano può essere favorito anche dalle ultime tecnologie innovative, che predispongono ambienti di apprendimento molto importanti, giocando un ruolo di rafforzamento.

Predisporre anche queste tecnologie, come l’accesso al web e le esercitazioni online, significa preoccuparsi empaticamente dello studente e fornirgli tutti i mezzi necessari perché l’apprendimento possa riuscire con successo.

E tu cosa ne pensi?

 

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Correggimi se sbaglio

Novembre 18, 2021 by barbara

Come senz’altro fanno molti di voi, anch’io collaboro con più di una scuola nel ruolo di insegnante di italiano a stranieri.

Una di queste è un’azienda spagnola che si occupa di formazione linguistica alle aziende, pertanto la maggior parte dei collaboratori sono spagnoli. Tra questi, c’è Álvaro, un gentile insegnante di spagnolo che si è occupato del mio OnBoarding, in particolare mi ha insegnato a utilizzare la piattaforma online “Moodle” (io non la conoscevo prima… E tu l’hai mai usata?)

Ora, io e Álvaro avremmo potuto comunicare in inglese, scegliendola come lingua veicolare, ma gli ho proposto di parlare in spagnolo, dal momento che me la cavo abbastanza bene (ho vissuto circa un anno in Spagna, lavorando per due distinte aziende e ho quindi acquisito una discreta padronanza dello spagnolo in ambito lavorativo).

Ok, dicevo. Io e Álvaro abbiamo iniziato a comunicare in spagnolo con lo scopo di risolvere un problema, ovvero di permettere a me di diventare autonoma nella gestione di un lavoro. Questo scambio non aveva la finalità di insegnare a me lo spagnolo, né di migliorarlo, ma semplicemente di raggiungere un obiettivo terzo.

Lo so che ho ribadito più volte quanto sia importante per i nostri studenti apprendere la lingua attraverso l’esecuzione di un’attività diversa dalla lingua stessa (si chiama metodologia CLIL, la conosci?) ma devo dirti che quello che mi è successo mi ha fatto riflettere. Dopo avermi fatto decisamente innervosire.

É successo che Álvaro si è spontaneamente proposto di regalarmi una lezione di spagnolo gratuita, anzi due o tre. Sì, perché mentre parlavo e dopo avergli scritto un messaggio, si preoccupava tempestivamente di correggermi. Accenti, tempi verbali, modi di esprimermi… ad Álvaro non sfuggiva proprio niente.

Io gli rispondevo “Grazie, molto utile!” (in spagnolo, ma lo scrivo in italiano perché ora ho paura di sbagliare) e lui rincarava la dose. Alla fine mi sono ritrovata con almeno cinque liste di annotazioni e il ricordo di un momento di formazione pieno di interruzioni e digressioni.

Ora, so di essere una persona un po’ permalosa, ma sono anche consapevole di avere delle carenze in spagnolo. Non è la mia lingua madre, la padroneggio a un livello che si aggira intorno al B2. Però, invece dell’inglese, ho scelto di parlare con Álvaro in spagnolo, perché pensavo di facilitarlo. Era il mio modo per essere gentile con lui.

Cosa ho imparato da tutta questa storia? Perché te la sto raccontando?

Perché mi ha fatto pensare a tutte le volte in cui è necessario o meno correggere gli studenti di italiano e sarei molto curiosa di sapere come gestisci questo aspetto dell’insegnamento dell’italiano.

Di solito, tendo a non correggerli mentre stanno parlando e si stanno sforzando di esprimere un concetto o di raccontarmi qualcosa. Lo reputo piuttosto fastidioso e demotivante. Piuttosto, cerco di appuntarmi i loro “errori” e glieli ripropongo verso la fine della sessione, spronandoli a ragionarci su insieme.

Devo confessarti che questo metodo non è sempre applicabile. Ci sono delle volte in cui la reiterazione dell’errore diventa rischiosa e quindi intervengo prontamente, interrompendoli. Per intenderci, ecco alcuni esempi di imprecisioni molto frequenti tra gli studenti anglofoni: il “governamento” (invece di “governo”), “recemente” (invece di “recentemente”), “io sono inglesa” o “io sono irlandesa” (invece di “inglese” e “irlandese”).

Insomma, personalmente continuo a pensare che la lingua sia uno strumento comunicativo, un modo per raggiungere uno scopo. Certo, si può ragionare in termini “metalinguistici” (quando, cioè, parliamo della lingua stessa), ma anche in quest’ultimo caso non bisognerebbe dimenticarsi che la lingua non è il fine, ma il mezzo.

Correggimi se sbaglio.

 

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Forse non è così ovvio come sembra (a te)

Novembre 3, 2021 by barbara

Lavori per una scuola o autonomamente? Forse, come me, entrambe le cose.

Se hai provato a cercare lavoro in proprio oltre ai corsi che ti vengono assegnati da un intermediario come un’azienda o una scuola (ne avevamo parlato qui, ti ricordi?) forse ti sarai accorta/o che non basta dire “Hey, insegno italiano agli stranieri!” per trovare nuovi studenti.

Più che dirlo (tutti possono farlo, no?) devi trovare il modo di mostrare la tua professionalità e le tue competenze come insegnante di italiano per stranieri. Non esiste “il modo giusto”, ognuno di noi deve trovare il suo.

Io, per esempio, ho iniziato a scrivere storie per raccontare l’Italia dal mio punto di vista e cercare di combatterne gli stereotipi. Con queste storie ho creato anche un podcast, ma non ti metto il link perché non è questo il punto.

ll punto è che, dopo aver speso molto tempo a “scervellarmi” su quale fosse la value proposition che volessi promuovere con la mia attività, mi sono ritrovata a leggere la richiesta di una lettrice (o ascoltatrice) che, senza peli sulla lingua, mi diceva questo. Ti riporto le sue parole letteralmente:

Dear Teacher,
I enjoy listening to your stories, though I understand few of the stories, but listen to get used to pronunciation.
I would prefer basic children stories, if possible.

Insomma, in tre righe questa persona mi ha dimostrato di non aver capito niente di quello che faccio. Non scrivo storie per bambini, scrivo storie per adulti che vogliono imparare italiano e cerco di raccontare la società italiana, non favole.

Eppure, ho deciso di riesumare una vecchia storia per bambini seppellita sotto strati di polvere tra i libri dell’università e l’ho pubblicata.

L’ho fatto più che altro per dimostrare a quella gentile signora e a tutti gli altri che una storia per bambini non è più facile da comprendere a livello linguistico, anzi!

Innanzi tutto, una storia per bambini è sintetica e la sintesi, sia a livello di comprensione che di produzione, è una competenza che si sviluppa solo con una certa padronanza della lingua. E poi, le storie per bambini sono spesso (e non è azzardato dire sempre) scritte al passato remoto, un tempo piuttosto ostico per i nostri studenti, come ben sai.

Insomma, mi pareva più che ovvio che questa richiesta fosse assurda! (Sì, iniziavo a scaldarmi).

E poi è successo che un’altra persona, che aveva letto la mia storia, mi ha riferito che non ci aveva capito niente e si sentiva molto frustrata per non essere riuscita a capire nemmeno una storia per bambini!

Fantastico, ho pensato. Di male in peggio. Quella storia non solo non mi aveva supportata ad avvalorare la mia testi, ma al contrario mi aveva remato contro, demotivando gli studenti.

Poi, mi sono calmata.

Ho riflettuto sul fatto che ci ho messo anni di università per capire che le storie per bambini sono molto difficili da scrivere e mesi di lavoro per capire che lo sono anche da comprendere. Ci ho messo molto tempo per capire molti altri concetti che cerco di trasmettere attraverso quello che faccio.

Sembra però che io abbia bisogno di ancora molto tempo per tenere a mente che forse, quello che per noi appare ovvio, non è lo stesso per le persone a cui vorremmo trasmettere le nostre conoscenze.

PS. Alla fine, ho scritto alla signora e le ho suggerito di dare un’occhiata qui. Sul catalogo di EasyReaders.org non troverà storie per bambini, ma una serie di storie scritte appositamente per studenti che stanno imparando italiano, divise per livello. Perché anche le storie per adulti possono essere semplici, se vengono semplificate con sapienza 😉

 

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Per “tenerti” gli studenti devi fare una sola cosa…

Ottobre 23, 2021 by barbara

Questa mattina mi sono svegliata piuttosto presto perché avevo un appuntamento. L’appuntamento era online, con una consulente che mi sta supportando in un percorso personale. Sì, esatto, una psicoterapeuta.

L’ho conosciuta nell’ultima fase del lockdown, quando mi sono decisa a chiedere aiuto per una condizione che mi stava risultando troppo complicato risolvere da sola. Lei è una persona molto competente e sono generalmente soddisfatta delle nostre sessioni, tuttavia ha un unico difetto: arriva spesso in ritardo.

Ora, non che io debba impegnarmi particolarmente in un tragitto difficoltoso per raggiungere il suo studio, dal momento che mi basta mettermi comoda nella mia camera da letto, però devo dirti che l’orario in cui ci incontriamo per incastrare i nostri rispettivi impegni non mi consente di fare una serie di azioni che cercherei di fare altrimenti.

Inoltre, l’impegno mentale è notevole.

Prima del nostro incontro, cerco di raccogliere le idee e di pensare alle cose da dirle. La verità è che d’istinto, cercherei di evitare l’incontro (se tu hai mai avuto un’esperienza simile capirai che lavorare su se stessi non è proprio una passeggiata), ma cerco di far prevalere la parte razionale.

Mettersi nei panni degli studenti

Tutto questo per dirti che, con gli studenti, non è molto diverso. Tu forse in una giornata hai due, quattro, dieci appuntamenti con diversi di loro, ma ognuno di loro ha solo te. E se ognuno di loro fa come faccio io quando indosso le vesti della della paziente, molto probabilmente la loro settimana funziona più o meno così:

Nei giorni prima dell’incontro, qualcuno potrebbe invitarli a bere un caffè fuori e loro risponderebbero che non possono, perché hanno un impegno (con te).

Il giorno precedente, potrebbero passare un po’ di tempo a riguardarsi gli appunti (parlare in una lingua straniera e sentirsi chiamati a raccontare cose che sono avvenute in un’altra lingua non è per nulla facile).

Il giorno stesso, probabilmente si preparerebbero con qualche minuto di anticipo, per controllare che il computer sia connesso a internet (tu lo usi tutti i giorni, ma magari loro lo usano solo una volta a settimana), che gli auricolari funzionino, che il loro abbigliamento sia adatto a un appuntamento per cui – ricordiamocelo sempre – stanno pagando del denaro.

Ora, ti lascio solo immaginare come possano sentirsi se tu, a quell’appuntamento, non ti presentassi.

Ecco, ora che hai visualizzato questo scenario posso raccontarti quello che mi è successo stamattina, anche se penso che lo avrai già intuito. Proprio così, la “mia” terapeuta non si è presentata all’appuntamento.

L’ho aspettata per 15 minuti e quando mi sono resa conto che non sarebbe arrivata, le ho mandato un messaggio in cui le domandavo se andasse tutto bene. Dopo un’oretta, mi è arrivata la risposta, in cui lei si scusava per essersi dimenticata di me, facendo ricadere la colpa su un problema tecnico.

Morale della favola

Esiste un unico modo per “tenersi” gli studenti. E con questo virgolettato intendo non solo il fatto che gli studenti rimangano clienti, quindi che continuino ad acquistare le lezioni con te, ma anche il fatto che – all’interno del percorso – non saltino ripetutamente le lezioni o, ancora peggio, decidano di abbandonare il corso.

Certo, gli imprevisti possono sempre capitare (in tre anni che faccio questo lavoro, le volte in cui non mi sono presentata a lezione per diversi motivi non si possono già più contare sulle dita delle mani).

L’importante è saperli gestire. Avvisare del ritardo o dell’imprevisto quando possibile, chiedere scusa senza banali giustificazioni, mettersi nei panni degli studenti e “sbattersi” per coltivare la relazione con loro.

C’è qualcosa che potresti fare per riconquistare la loro fiducia?

Pensaci, perché la fiducia nel nostro lavoro è molto più che importante.

 

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Qual è il vero senso delle lezioni online?

Ottobre 8, 2021 by barbara

Da quando lavoro come insegnante di italiano per stranieri in modalità online mi sono imbattuta in alcuni dibattiti su quale sia il modo migliore per svolgere questo lavoro. C’è però una questione spesso evitata, forse data per scontata, talvolta dimenticata: qual è il vero senso delle lezioni online?

Nelle discussioni di cui sopra, questa questione emerge in modo indiretto. Non se ne parla esplicitamente, ma attraverso commenti del tipo: “Ma dove andremo a finire!”, che di solito compaiono quando si menzionano canali Youtube, podcast e app per l’auto-apprendimento utilizzati dagli stranieri che vogliono imparare l’italiano.

Solo per citarne alcuni, sto pensando a Duolingo (alzi la mano chi ha uno studente che NON l’ha mai usato) ma anche a “influencer della lingua italiana“ come Lucrezia (sì, la ragazza romana di Learn Italian With Lucrezia).

Molti insegnanti, specialmente chi fa questo lavoro da molti anni e ha speso tempo e denaro in formazione, rivendicano – anche con una certa veemenza – una prerogativa o perlomeno un riconoscimento di autorevolezza. Ma è possibile che gli studenti possano pensare di imparare da autodidatti, con l’aiuto della tecnologia o di questi “guru” che spuntano online?

Cari colleghi, io credo proprio di sì.

Facciamo un passo indietro, a quando ci hanno insegnato la differenza tra italiano L2 e italiano LS. Ci hanno detto, e con non poche ragioni, che l’italiano come lingua seconda è molto meno controllabile dell’italiano come lingua straniera. Chi vive in Italia, infatti, è soggetto a innumerevoli stimoli che sfuggono ai programmi didattici degli insegnanti, ai quali – volente o nolente – gli insegnanti devono adattarsi con voli pindarici e tanta tanta creatività.

Ma siamo sicuri che, anche se in piccola parte, questo non accada anche con gli studenti che vivono all’estero? Se ci riflettiamo un attimo, è facile immaginare la facilità con cui i nostri studenti, dalle loro case situate in un fuso orario diverso dal nostro, possono accedere a contenuti in italiano. YouTube ne è un’inestimabile risorsa, così come tutte le app incluso Spotify… tutto gratis.

Il vero problema dei nostri studenti è come districarsi in questo mare di possibilità, per riuscire a nuotare (anche “a cagnolino”, non importa) senza annegare. Perché sì, è facile lasciarsi sopraffare da tutti questi stimoli che – oltre a non essere sempre adeguati ai loro gusti e al loro livello – possono anche essere molto demotivanti nello scoprire che ci sono così tanti aspetti della lingua italiana che ancora non si conoscono!

Ed è proprio qui che entriamo in gioco noi con il nostro ruolo di guida. Noi che sappiamo didattizzare il materiale autentico, noi che sappiamo rincuorarli con la certezza che una lingua non si impara dal giorno alla notte, ma soprattutto noi che sappiamo motivarli. La relazione che creiamo con i nostri studenti è unica e inimitabile! E non c’è app o canale YouTube che regga il paragone.

Semplicemente, ci poniamo su un altro piano o forse sarebbe meglio dire che ci poniamo sullo stesso livello, ma in una posizione diversa. Perché se impariamo a riconoscere quale sia il vero senso delle lezioni di italiano, allora potremmo anche imparare a convivere con tutte quelle risorse gratuite che pensavamo ci fossero ostili, come dei competitors. Invece, possono diventare nostri grandi amici, se sappiamo utilizzarli bene.

Quindi bravo Duolingo, brava Lucrezia e bravi noi, che sappiamo insegnare ma anche imparare a nuotare molto bene in questo mare di possibilità.

 

E tu, come la pensi? Lascia un commento! Oppure, leggi altri articoli 🙂

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Dove trovi gli argomenti per le tue lezioni? 4 siti utili.

Settembre 23, 2021 by barbara

Tempo fa, ti avevo raccontato dove trovo esercizi e altri materiali utili per assegnare compiti di italiano ai miei studenti. Si trattava di quelle che, secondo me, erano le migliori risorse web per imparare l’italiano. Tuttavia, queste fonti si rivelano più utili per una pratica individuale che per ideare corsi di italiano focalizzati sulla conversazione.

Oggi vorrei quindi condividere con te i 4 siti che solitamente utilizzo nelle lezioni di conversazione in italiano con i miei studenti, specialmente quelle individuali. Di solito procedo nel seguente modo: invio il link di un articolo allo studente una settimana prima del nostro incontro e, a seconda del livello di italiano dello studente e della sua modalità di apprendimento favorita, lo corredo di domande guida oppure lascio lo studente libero di scrivere un breve testo in preparazione alla sessione o semplicemente di limitarsi alla lettura dell’articolo.

1.Wired.it

Wired.it è la versione web di una rivista di proprietà del gruppo Edizioni Condé Nast S.p.A. che propone principalmente notizie di attualità, curiosità e lifestyle. Gli articoli pubblicati dalla rivista web si caratterizzano per brevità e linguaggio informale, caratteristiche che li rendono adatti anche a studenti principianti o a studenti con competenze di comprensione più avanzate, non particolarmente interessati a tematiche sociali “impegnate”.

2.Comingsoon.it

Comingsoon.it è un sito web per appassionati di cinema e serie tv che propone articoli di approfondimento su nuove uscite, interviste ad attori e registi, aggiornamenti su festival e premi. Ho scoperto solo recentemente il potere che una storia, anche semplicemente la “trama” di film, può liberare se impiegata in una lezione di italiano.

A partire da un articolo di Comingsoon.it, infatti, possono essere create moltissime attività didattiche e non è necessario che lo studente conosca il film o la serie tv di cui si parla nell’articolo.

Facciamo un esempio concreto: la notizia che il famoso film ‘Le fate ignoranti’ di Ferzan Özpetek diventa una serie tv. Nell’articolo, vi sono alcune frasi che ho utilizzato per spronare lo studente a formulare domande con le preposizioni (es. “passavo tanto tempo con Stefano Accorsi” per ricavare la domanda “con chi passavi tanto tempo?”), mentre il tema mi ha permesso di domandare allo studente: “ricordi un film che ha avuto successo nel tuo Paese come ‘Le fate ignoranti’ in Italia?”.

3.Internazionale.it

Internazionale è un settimanale che propone articoli di attualità e approfondimento tratti da giornali internazionali di stampo liberale e tradotti in italiano. Internazionale.it è la sua versione web, contenente non solo traduzioni ma anche articoli originali in lingua italiana. La qualità dei contenuti del sito è eccellente, il linguaggio colto, le tematiche profonde (molte inchieste e reportage), con un peso verso argomenti socio/geo-politici. Con gli articoli di Internazionale.it riesco sempre a trovare argomenti interessanti da proporre ai miei studenti (e non necessariamente politici). Ad esempio, recentemente abbiamo parlato di scuola e di educazione grazie ai seguenti articoli: “Il vero motivo per cui la scuola ai bambini non piace” e “L’importanza dei primi giorni di scuola“.

4.Ilpost.it

Infine, il mitico Post. Dico così perché posso dirmi piuttosto fidelizzata a questo giornale, di natura 100% online, che mi aiuta spesso a trovare contenuti adatti a studenti dalle caratteristiche diverse. Per esempio, oltre al sito web ricco di interessanti articoli, Ilpost.it ha anche un profilo Instagram molto efficace per l’immediatezza e chiarezza della comunicazione. Le notizie, molto più brevi rispetto a quelle pubblicate sul sito, vengono associate a immagini, video o infografiche che possono essere fruite anche dagli studenti principianti. In alternativa, la sezione delle “Flashes” offre notizie altrettanto brevi, che ben si prestano a un’analisi linguistica più approfondita. Gli studenti più competenti, infine, possono ascoltare i podcast di proprietà de Ilpost.it, divulgati attraverso l’app di Spreaker.

Conoscevi qualcuno di questi siti web? Ne utilizzi altri con i tuoi studenti? Sono molto curiosa di sapere come la pensi e come lavori. Lo scambio di idee per un confronto costruttivo qui sono sempre ben accetti. Lascia un commento, se ti va…

…Oppure: Leggi altri articoli!

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Come ti confronti con i tuoi colleghi?

Settembre 10, 2021 by barbara

Parliamoci chiaro, il lavoro dell’insegnante è piuttosto solitario. Eccezione fatta per il momento della lezione, in cui l’aspetto relazionale con lo studente o gli studenti prende spazio, tutto ciò che viene prima o dopo sono… affari nostri.

Gli incontri con chi ci commissiona il corso (spesso disorganizzati e frammentari), la ricerca del libro di testo e del materiale ideale per quello specifico progetto, l’assegnazione dei compiti e la loro correzione, gli scambi organizzativi con gli studenti per imprevisti nel calendario pianificato. Se tutto questo ti suona familiare, sai bene quanto questa vita possa essere tanto stimolante quanto frustrante.

In questo ultimo periodo, poi, la modalità di lavoro “100% online” ha modificato ulteriormente lo stile di vita di noi insegnanti, togliendoci tutti quei momenti extra-lavorativi (l’incontro alla macchinetta del caffè della scuola, fare due chiacchiere sulla porta dopo lezione…), fondamentali non solo per il nostro benessere ma anche per la nostra professione.

Hai avuto modo di confrontarti con i colleghi negli ultimi tempi?

Se la risposta è no oppure sni, ti invito a leggere il prossimo paragrafo. Se la risposta è sì, ti prego lascia un commento e regala a tutti noi un po’ di positività 😉

Come confrontarsi con i colleghi (anche online)

Sembra banale, ma la risposta è contenuta nel problema stesso: se questi importanti momenti di confronto non avvengono più in modo spontaneo, dobbiamo farli accadere noi… anche online. Ecco alcuni suggerimenti pratici:

  • Chiedi alla scuola di organizzare meeting con i colleghi a cadenza regolare

Se come me collabori con una o più scuole, esprimi con il tuo referente o la tua referente questa necessità (credimi, ne sarà più che felice). Meglio ancora se richiedi lo stesso a tutte le scuole o le organizzazioni con cui lavori o collabori. Ognuna, infatti, fornisce agli insegnanti degli strumenti, il cui utilizzo concreto prevede sempre un certo margine di creatività per gli insegnanti. Ascoltando come gli altri utilizzano gli stessi strumenti che usi anche tu, potrai imparare nuovi modi di applicarli al tuo personalissimo metodo di insegnamento con i tuoi studenti.

  • Chiedi agli insegnanti la loro disponibilità settimanale e fissa un incontro mensile

Se come me non sei solo un/un’ insegnante, ma gestisci anche un team di insegnanti, a un certo punto ti renderai conto che gli incontri one to one non sono sufficienti per coordinare un gruppo. Infatti, gli scambi con i colleghi non possono essere unidirezionali: per intenderci, non potrai continuare solo a dare informazioni e istruzioni, ma dovrai anche metterti in ascolto dei problemi, delle richieste e dei suggerimenti che vengono “dal basso”. Per questo ti suggerisco di proporre al team di insegnanti che gestisci degli incontri ricorrenti, per esempio a cadenza mensile, con lo scopo di dare valore al lavoro di tutti gli insegnanti di italiano per stranieri. Attenzione: si tratta di un momento cadenzato di brainstorming in aggiunta ai consueti scambi pratico-informativi con ciascun insegnante.

  • Ottimizza l’utilizzo degli strumenti a tua disposizione

Ok, forse tutto questo non ti è nuovo. Insomma, sai benissimo qual è il valore del confronto e ovviamente è sai che è opportuno organizzare meeting affinché tale confronto avvenga. Ma qual è secondo te il modo migliore per organizzare tali riunioni? Dalla mia esperienza personale, ho imparato a non prendere la questione troppo sottogamba.

Per prima cosa, bisogna capire quanto grande sia il gruppo di partecipanti. Nel caso di gruppi numerosi, ti suggerisco di utilizzare un sistema di registrazione che può essere una semplice email (meglio se rivolta a un indirizzo specifico e con un oggetto specifico) di cui tenere traccia in un certo database (un foglio Excel è sufficiente). Un’alternativa è utilizzare delle piattaforme esterne come per esempio Eventbrite, che permette di creare anche biglietti gratuiti.

La seconda cosa da fare è programmare il meeting. Lo strumento che più mi piace è Zoom, che permette di creare diverse riunioni, ciascuna con il proprio link e passcode. Per ciascuna riunione, è bene modificare le impostazioni in modo tale che non si verifichino disguidi durante il meeting stesso (es. abilitare la sala d’attesa, accendere microfoni e telecamere dei partecipanti, attivare o meno la registrazione della lezione, impostare l’invio di un reminder il giorno prima dell’incontro).

Con Zoom è anche possibile impostare riunioni ricorrenti, cioè che si verificano a cadenza regolare. In questo caso il link sarà sempre lo stesso e, se l’evento viene condiviso con un calendario come quello di Google, verrà ripetuto senza essere modificato.

Infine, il timing è importantissimo, specialmente se i partecipanti risiedono in diverse parti del mondo (e noi insegnanti di italiano per stranieri siamo un po’ girovaghi, non è vero?). A tal proposito trovo molto utile sincronizzare l’account di Zoom con il calendario di Google, in modo tale da porter creare eventi ricorrenti su Google calendar che abbiano già il link di Zoom incorporato e che vengano sincronizzati con la localizzazione di ogni partecipante.

Ecco fatto: la riunione con i colleghi è stata pianificata! Non sarà forse come incontrarsi casualmente davanti alla macchinetta del caffè, ma almeno ci permetterà di mettere sul fuoco una vera moka 😉

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