La domanda è di quelle che fanno nascere fazioni opposte e agguerrite: qual è l’italiano che dobbiamo insegnare ai nostri studenti?
L’italiano standard, si sa, è la lingua di radio e TV ed è difficile trovare un madrelingua che parli senza accento. Per farlo bisogna pulire la nostra parlata di tutte quelle caratteristiche che svelano la provenienza regionale, le vocali aperte o chiuse, la pronuncia della “c” e della “s”, le doppie e il raddoppiamento fonosintattico, solo per nominarne alcune. Quindi seguire una formazione apposita e frequentare dei corsi di dizione, oltre a controllare decine di varianti geografiche (si dice “in posta” o “alla posta”?).
La scuola della glottodidattica italiana è sempre stata molto flessibile sull’argomento. Non è così per altre lingue, in inglese per esempio si insiste molto sulla varietà di lingua insegnata, per cui British e American English vengono insegnati rispettivamente dagli insegnanti dei due paesi, dove non è raro che la dizione faccia parte della formazione necessaria per insegnare. In Italia, invece, non è necessario farla ma è bene che gli insegnanti o aspiranti tali, tengano conto di alcune regole di base.
Innanzitutto, l’accento non deve mai sconfinare nell’errore di pronuncia. Se un nostro studente scrivesse “gato” e “borza”, invece di “gatto” e “borsa”, li segneremmo sicuramente come errori di ortografia. Allo stesso modo l’insegnante non è giustificato a pronunciare così queste parole, neanche se è veneto o romano, appunto perché in questo caso la variante regionale diventa un errore rispetto alla pronuncia standard dell’italiano.
In secondo luogo la consapevolezza risolve molti problemi. A un livello principiante non è importante, ma dall’intermedio in su si può spiegare che per esempio la forma panitaliana è “cocomero”, ma “anguria” è così diffuso al nord tanto da essere accettato.
La soluzione quindi è che l’insegnate sappia che la pronuncia standard di “casa”, “stesso” e “tre” è rispettivamente /’ka:za/, /’stesso/ e /’tre:/, ma poi sia libero di dire ai suoi studenti /’ka:sa/, /’stɛsso/ e /’trɛ:/. Gli studenti apprenderanno spontaneamente la variante di pronuncia a cui sono più esposti, esattamente come abbiamo fatto noi quando abbiamo appreso la lingua da bambini.
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