di Barbara Bassi
Da quando lavoro come insegnante di italiano a stranieri, spesso ho avuto modo di riflettere su quella che dovrebbe essere la migliore relazione tra insegnante e studente. Sì, perché – volente o nolente – questa è una professione in cui l’aspetto relazionale è fondamentale. In questa sede sono già state affrontate interessanti situazioni come quella in cui l’insegnante è giovane e l’alunno è adulto, ma qui mi piacerebbe sapere più in generale cosa ne pensate del rapporto docente-studente. Per voi quando è lecito che si trasformi in amicizia e quando invece è meglio che rimanga confinato alla sfera professionale? Ragioniamoci un po’ insieme.
Il ruolo dell’insegnante nella relazione con lo studente
Quando si comincia un corso, come per esempio lezioni di italiano online, il ruolo dell’insegnante è fondamentale. La maggior parte delle volte, infatti, lo studente si iscrive al corso per curiosità e non ha idea di cosa aspettarsi (spesso ha anche un po’ di timore, quello positivo che prova chi si mette in gioco). Nella prima lezione, che sia di prova o già acquistata, il docente si gioca il tutto per tutto. Quell’ora o quei 30 minuti determineranno infatti non solo la scelta dello studente di proseguire o meno le lezioni con lui/lei, ma anche la facilità di gestire gli incontri futuri. Come avviene in un qualsiasi contratto o patto, infatti, i termini del rapporto tra le parti devono essere chiari fin da subito. Alla fine della lezione, oltre ad aver appreso qualcosa di nuovo sulla lingua italiana (si spera!), lo studente deve aver capito qual è lo spazio entro il quale può svilupparsi il suo rapporto con l’insegnante. Può fargli domande personali? Lo può contattare via email per chiedere dei compiti extra? Può raccontarsi in modo libero senza aver paura di essere giudicato? Può chiedergli dei consigli? Non esiste un’unica soluzione per queste domande, esistono risposte in grado di costruire un rapporto insegnante-alunno ottimale.
La libertà nel rapporto docente studente
Date le considerazioni appena espresse, bisogna fare una precisazione. Occorre cioè distinguere il caso della relazione docente-studente obbligatoria – quella che avviene durante gli anni della cosiddetta scuola dell’obbligo – dal rapporto tra insegnante e alunno che si verifica per un atto volontario, ovvero è lo studente che sceglie di iscriversi a un corso privato per sua spontanea volontà. In quest’ultimo caso, le carte in tavola cambiano e – pur trattandosi di un rapporto basato su uno scambio economico – la libertà è una componente intrinseca a tale evento. Da un lato, infatti, l’insegnante non deve seguire un programma indicato dal Ministero dell’Istruzione, dall’altro lo studente non è obbligato a fare i compiti o a prepararsi per una verifica o un test imprescindibili. Un buon insegnante, inoltre, è in grado di modificare il corso in itinere, mano a mano che si accorge dei progressi dello studente o di sue eventuali lacune. Gli argomenti trattati, poi, possono cambiare in base agli interessi dell’alunno, come il caso dello studente straniero che sta programmando un viaggio in Italia e si sente di chiedere suggerimenti al suo insegnante online. Tutto questo rientra nei compiti di quest’ultimo? Se l’impostazione data si incentra sulla parte linguistico-culturale, perché no. Se poi entrambi convengono che sarebbe bello prendersi un caffè seduti allo stesso tavolino del bar dopo mesi passati a vedersi solo attraverso uno schermo… Cosa c’è di male?
I rischi nel rapporto di amicizia tra docente e discente
Nella relazione con uno studente, ci sono in realtà tanti rischi che un insegnante dovrebbe considerare. Proprio a causa della natura più libera di una lezione privata, ogni studente potrebbe intendere quest’ultima in modo diverso. Il caso più problematico avviene quando l’alunno non percepisce l’autorevolezza dell’insegnante, compromettendone il lavoro in termini di efficacia. Detto con altre parole, il docente deve stare attento a mantenere il suo ruolo di guida, tenendo la rotta pianificata o portando la lezione in una direzione che reputa più consona per le esigenze del momento. Questo non è compito dello studente, che tutt’al più può decidere l’argomento dell’incontro, ma non il modo in cui svolgerlo. L’inevitabile conseguenza di questo tipo di deriva è un fallimento della lezione in termini formativi. Lo stesso effetto potrebbe essere provocato da uno squilibrio nella relazione tra docente e discente, che pesa maggiormente sul lato dell’amicizia. Se infatti la lezione diventa una chiacchierata tra i due e il cosiddetto teacher talking time viene impiegato per raccontare le proprie vicende personali senza alcun fine educativo, lo scopo primario dell’incontro viene meno, lo scambio diventa paritario e si perde la ragione di un compenso economico.
Come avrete intuito, ho affrontato la questione dando per scontato che il rapporto insegnante alunno sia di lungo termine. Se così non fosse, non avrebbe senso fare certi ragionamenti perché l’amicizia – quella degna di chiamarsi tale – ha il tempo come migliore alleato. Dopotutto, le amicizie che nascono sul lavoro sono sempre esistite, così come le cene aziendali e – oggi in particolar modo – gli eventi di team building. Forse quindi la vera questione non riguarda tanto il confine tra professionalità e amicizia, ma si trasforma in una domanda più interessante: si può essere professionali anche con gli amici? A voi la parola.
Ulteriori articoli sull’insegnamento dell’italiano agli stranieri
Maria Luisa Crivellari dice
Ritengo che il rapporto tra studente ed insegnante debba rimanere nei confini professionali. Non può diventare un rapporto di amicizia perché non è questo lo scopo prefissato.
Barbara dice
Mi sembra un punto di vista più che ragionevole 🙂
Lua dice
Bell’articolo!
Sì, sono convinta che quando si parla di insegnamento e apprendimento dell’italiano a/di stranieri adulti, il muro della severità e della riservatezza non solo si può abbattere, ma si deve!
L’amicizia intesa come confidenza e familiarità è alla base di questo tipo di rapporto insegnante/studente, senza ovviamente tralasciare la coscienziosità e la professionalità.
D’altronde proprio i momenti di conversazione libera e autentica permettono allo studente di “impossessarsi” delle strutture e del lessico più vero e quotidiano.
E quanto ti ringrazierà il tuo studente quando lo inviterai a prendere un aperitivo o un caffè! Sarà uno dei momenti di apprendimento che ricorderà per sempre.
Barbara dice
Ciao Lucia, anch’io la penso come te. Allo stesso tempo cerco sempre di non oltrepassare una linea immaginaria che mi sono auto-imposta, anche se non è facile.