Da quando lavoro come insegnante di italiano per stranieri in modalità online mi sono imbattuta in alcuni dibattiti su quale sia il modo migliore per svolgere questo lavoro. C’è però una questione spesso evitata, forse data per scontata, talvolta dimenticata: qual è il vero senso delle lezioni online?
Nelle discussioni di cui sopra, questa questione emerge in modo indiretto. Non se ne parla esplicitamente, ma attraverso commenti del tipo: “Ma dove andremo a finire!”, che di solito compaiono quando si menzionano canali Youtube, podcast e app per l’auto-apprendimento utilizzati dagli stranieri che vogliono imparare l’italiano.
Solo per citarne alcuni, sto pensando a Duolingo (alzi la mano chi ha uno studente che NON l’ha mai usato) ma anche a “influencer della lingua italiana“ come Lucrezia (sì, la ragazza romana di Learn Italian With Lucrezia).
Molti insegnanti, specialmente chi fa questo lavoro da molti anni e ha speso tempo e denaro in formazione, rivendicano – anche con una certa veemenza – una prerogativa o perlomeno un riconoscimento di autorevolezza. Ma è possibile che gli studenti possano pensare di imparare da autodidatti, con l’aiuto della tecnologia o di questi “guru” che spuntano online?
Cari colleghi, io credo proprio di sì.
Facciamo un passo indietro, a quando ci hanno insegnato la differenza tra italiano L2 e italiano LS. Ci hanno detto, e con non poche ragioni, che l’italiano come lingua seconda è molto meno controllabile dell’italiano come lingua straniera. Chi vive in Italia, infatti, è soggetto a innumerevoli stimoli che sfuggono ai programmi didattici degli insegnanti, ai quali – volente o nolente – gli insegnanti devono adattarsi con voli pindarici e tanta tanta creatività.
Ma siamo sicuri che, anche se in piccola parte, questo non accada anche con gli studenti che vivono all’estero? Se ci riflettiamo un attimo, è facile immaginare la facilità con cui i nostri studenti, dalle loro case situate in un fuso orario diverso dal nostro, possono accedere a contenuti in italiano. YouTube ne è un’inestimabile risorsa, così come tutte le app incluso Spotify… tutto gratis.
Il vero problema dei nostri studenti è come districarsi in questo mare di possibilità, per riuscire a nuotare (anche “a cagnolino”, non importa) senza annegare. Perché sì, è facile lasciarsi sopraffare da tutti questi stimoli che – oltre a non essere sempre adeguati ai loro gusti e al loro livello – possono anche essere molto demotivanti nello scoprire che ci sono così tanti aspetti della lingua italiana che ancora non si conoscono!
Ed è proprio qui che entriamo in gioco noi con il nostro ruolo di guida. Noi che sappiamo didattizzare il materiale autentico, noi che sappiamo rincuorarli con la certezza che una lingua non si impara dal giorno alla notte, ma soprattutto noi che sappiamo motivarli. La relazione che creiamo con i nostri studenti è unica e inimitabile! E non c’è app o canale YouTube che regga il paragone.
Semplicemente, ci poniamo su un altro piano o forse sarebbe meglio dire che ci poniamo sullo stesso livello, ma in una posizione diversa. Perché se impariamo a riconoscere quale sia il vero senso delle lezioni di italiano, allora potremmo anche imparare a convivere con tutte quelle risorse gratuite che pensavamo ci fossero ostili, come dei competitors. Invece, possono diventare nostri grandi amici, se sappiamo utilizzarli bene.
Quindi bravo Duolingo, brava Lucrezia e bravi noi, che sappiamo insegnare ma anche imparare a nuotare molto bene in questo mare di possibilità.
E tu, come la pensi? Lascia un commento! Oppure, leggi altri articoli 🙂
Barbara Aceranti dice
La penso esattamente come te! Tutte le risorse che hai citato dobbiamo farcele amiche e non nemiche, e, tanto per restare nella metafora che hai usato, devono diventare anzi i nostri salvagenti e braccioli per nuotare, a stare a galla senza niente, per quello ci siamo noi insegnanti!
barbara dice
Grazie per il tuo commento, Barbara. PS. La tua metafora è ancora più bella.