Questa mattina mi sono svegliata piuttosto presto perché avevo un appuntamento. L’appuntamento era online, con una consulente che mi sta supportando in un percorso personale. Sì, esatto, una psicoterapeuta.
L’ho conosciuta nell’ultima fase del lockdown, quando mi sono decisa a chiedere aiuto per una condizione che mi stava risultando troppo complicato risolvere da sola. Lei è una persona molto competente e sono generalmente soddisfatta delle nostre sessioni, tuttavia ha un unico difetto: arriva spesso in ritardo.
Ora, non che io debba impegnarmi particolarmente in un tragitto difficoltoso per raggiungere il suo studio, dal momento che mi basta mettermi comoda nella mia camera da letto, però devo dirti che l’orario in cui ci incontriamo per incastrare i nostri rispettivi impegni non mi consente di fare una serie di azioni che cercherei di fare altrimenti.
Inoltre, l’impegno mentale è notevole.
Prima del nostro incontro, cerco di raccogliere le idee e di pensare alle cose da dirle. La verità è che d’istinto, cercherei di evitare l’incontro (se tu hai mai avuto un’esperienza simile capirai che lavorare su se stessi non è proprio una passeggiata), ma cerco di far prevalere la parte razionale.
Mettersi nei panni degli studenti
Tutto questo per dirti che, con gli studenti, non è molto diverso. Tu forse in una giornata hai due, quattro, dieci appuntamenti con diversi di loro, ma ognuno di loro ha solo te. E se ognuno di loro fa come faccio io quando indosso le vesti della della paziente, molto probabilmente la loro settimana funziona più o meno così:
Nei giorni prima dell’incontro, qualcuno potrebbe invitarli a bere un caffè fuori e loro risponderebbero che non possono, perché hanno un impegno (con te).
Il giorno precedente, potrebbero passare un po’ di tempo a riguardarsi gli appunti (parlare in una lingua straniera e sentirsi chiamati a raccontare cose che sono avvenute in un’altra lingua non è per nulla facile).
Il giorno stesso, probabilmente si preparerebbero con qualche minuto di anticipo, per controllare che il computer sia connesso a internet (tu lo usi tutti i giorni, ma magari loro lo usano solo una volta a settimana), che gli auricolari funzionino, che il loro abbigliamento sia adatto a un appuntamento per cui – ricordiamocelo sempre – stanno pagando del denaro.
Ora, ti lascio solo immaginare come possano sentirsi se tu, a quell’appuntamento, non ti presentassi.
Ecco, ora che hai visualizzato questo scenario posso raccontarti quello che mi è successo stamattina, anche se penso che lo avrai già intuito. Proprio così, la “mia” terapeuta non si è presentata all’appuntamento.
L’ho aspettata per 15 minuti e quando mi sono resa conto che non sarebbe arrivata, le ho mandato un messaggio in cui le domandavo se andasse tutto bene. Dopo un’oretta, mi è arrivata la risposta, in cui lei si scusava per essersi dimenticata di me, facendo ricadere la colpa su un problema tecnico.
Morale della favola
Esiste un unico modo per “tenersi” gli studenti. E con questo virgolettato intendo non solo il fatto che gli studenti rimangano clienti, quindi che continuino ad acquistare le lezioni con te, ma anche il fatto che – all’interno del percorso – non saltino ripetutamente le lezioni o, ancora peggio, decidano di abbandonare il corso.
Certo, gli imprevisti possono sempre capitare (in tre anni che faccio questo lavoro, le volte in cui non mi sono presentata a lezione per diversi motivi non si possono già più contare sulle dita delle mani).
L’importante è saperli gestire. Avvisare del ritardo o dell’imprevisto quando possibile, chiedere scusa senza banali giustificazioni, mettersi nei panni degli studenti e “sbattersi” per coltivare la relazione con loro.
C’è qualcosa che potresti fare per riconquistare la loro fiducia?
Pensaci, perché la fiducia nel nostro lavoro è molto più che importante.
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Cristina dice
Un bell’ articolo! Sono pienamente d’accordo con te: è importante mostrare sempre rispetto per gli altri e il loro tempo, soprattutto quando si lavora. Buona giornata 🙂
barbara dice
Cristina grazie, mi fa molto piacere 🙂