di Francesca Bizzotto
Sarò sincera: quando ho iniziato ad insegnare online, non avrei mai pensato che sarebbe potuto diventare un lavoro a tempo pieno, con una sua regolarità. Però ho presto realizzato che mi sbagliavo sul conto dei corsi online: gli studenti possono rimanere con noi per diversi anni e continuare a fare lezione settimanalmente (o quasi). Ma come fare? Spoiler: questo articolo non vi darà alcuna ricetta segreta, ma soltanto qualche piccolo consiglio che spero vi sia utile!
La nostra didattica deve poggiare su basi solide ed essere efficace. Da questo non si prescinde. Ma, dopo anni di sana autocritica ho capito che, perché gli studenti rinnovino, oltre ad un’adeguata dose di fortuna, serve buon senso, passione e qualche piccola regola per “fidelizzarli”.
L’ascolto
Siamo abituati a sommergere i nostri studenti di domande appena li conosciamo, finché non abbiamo definito esattamente chi sono e come possiamo essergli utili! Dunque, per prima cosa, dobbiamo sicuramente elaborare un buon programma che esaurisca, il più possibile, le loro prime richieste ma che dia anche spazio a sviluppi futuri (altrimenti perché dovrebbero rinnovare il pacchetto con noi?). Poi procediamo con il programma cercando di raggiungere gli obiettivi, ma non limitiamoci a depennare gli argomenti dalla lista, assicuriamoci invece che li abbiano realmente appresi. L’obiettivo è tenere monitorato il percorso e alta la motivazione (qualunque ne sia il motore)! Allora, in realtà, la cosa più importante è non smettere mai di fargli domande!
Anche nel corso del tempo, continuate a chiedere feedback! Cercate di capire se il carico di lavoro che gli date è eccessivo, o se è fiacco, se gli argomenti e lo stile della lezione sono di loro gradimento, se la velocità del programma è adeguata al loro ritmo, se stiamo rispettando le loro aspettative, se sentono di progredire.
Certo, non dobbiamo delegare tutto a loro: siamo noi i professionisti e siamo noi che facciamo e manteniamo la rotta, ma non dobbiamo temere di chiedere. Il loro feedback vi darà conferme, vi farà raddrizzare il tiro e darà loro la certezza che a voi importa davvero della loro soddisfazione. E non abbiate paura di rimettere in discussione il programma (la velocità, i contenuti, il grado di profondità dei punti affrontati, …). Dobbiamo essere flessibili e non dimenticarci che, soprattutto nel caso delle lezioni individuali, loro chiedono un’offerta personalizzata e costantemente aderente ai loro bisogni.
E infine, alzate sempre l’asticella! Ravvivate il programma con nuove sfide e obiettivi, create delle attese! Questo darà loro la percezione della progressione, alzerà la loro autostima e troveranno un motivo in più per continuare a fare lezioni con voi.
La condivisione del percorso
Non dimentichiamoci che quello che per noi è evidente, potrebbe non esserlo per loro e potrebbero non riconoscere facilmente di aver già raggiunto un obiettivo. Palesiamo, dunque, i traguardi superati e le nuove sfide che vogliamo lanciargli: “Ho sentito che sei incerto sulla scelta tra passato prossimo e imperfetto. La prossima volta ci lavoriamo un pochino insieme. Che ne pensi?”
Rendiamoli partecipi e negoziamo sul percorso. Facciamolo in apertura della lezione, nella mail con l’invio dei materiali (per chi lo fa), facciamogli guardare la “mappa del tragitto” e realizzare a che punto siamo nel programma che abbiamo pensato per loro. Non calate dall’alto il vostro sapere, ma lavorate insieme a loro sulle strategie per costruire le abilità linguistiche che vogliono ottenere.
L’incoraggiamento sincero
Non dimentichiamoci che stanno studiando italiano e noi lo sappiamo bene di che impresa si tratta. Quindi siate positivi e incoraggianti. Raccontategli degli sviluppi che vedete in loro, della scioltezza acquisita, della maggiore comprensione che hanno sviluppato!
Non perdiamo la sincerità però. È sempre necessario mantenersi obiettivi e professionali. Elogiarli sempre non li aiuterà, esattamente come non lo fa l’ammonirli. Ricordiamoci che stanno investendo anche su di noi (dal momento che hanno deciso di averci come insegnanti) e ci stanno affidando la guida del loro percorso di apprendimento: si devono poter fidare di noi. Cerchiamo di essere leali.
La regolarità
Se vogliamo costanza, dobbiamo essere noi i primi ad essere costanti.
Tutti abbiamo bisogno di vacanze e spesso ci sono imprevisti nelle nostre vite ma, comunque intendiamo questa professione (se un secondo lavoro o il lavoro della nostra vita), evitiamo di essere intermittenti. Se non strettamente necessario, non annulliamo o spostiamo continuamente l’appuntamento, e chiediamo anche a loro di essere regolari.
Intendiamoci: ho uno studente che lavora a turni e ha figli piccoli. Capita raramente che facciamo lezione allo stesso giorno e alla stessa ora. E questo è necessario per lui, e va bene per me. Ma in quasi tutti gli altri casi, la mia regolarità è apprezzata e stimola la fiducia. E questo fa bene anche a noi, soprattutto se – anche voi, come me – in agenda dovete garantire lo spazio a decine di lezioni individuali.
Cerchiamo la regolarità anche nell’invio dei materiali prima e dopo la lezione. Cerchiamo di essere organizzati e consolidiamo dei meccanismi attorno alla lezione, per creare delle abitudini e sfruttare al meglio il momento insieme. La serietà passa anche da questo e così potremo aspettarcela anche da loro.
La cura
Ho più volte ascoltato discussioni sul tema delle attenzioni da dare agli studenti e sulla gestione del nostro tempo con loro e sono giunta ad una mia personale opinione – perché credo si tratti proprio di una scelta di carattere personale – che dunque sarà naturalmente contestabile!
Ritengo che non si tratti sempre di quantità, ma di qualità. Ad esempio, usare 5 minuti in apertura di lezione per i convenevoli, lo trovo fondamentale. Non dobbiamo diventare per forza loro amici, ma non scordiamoci che sono persone. Che siamo persone. Quei 5 minuti sono un buon riscaldamento linguistico, abbassano il filtro affettivo e ci permettono di creare un rapporto umano. Allora, raccontategli cosa avete fatto nel fine settimana, domandategli dei nipoti, chiedetegli consiglio su che libro leggere. E questo si può fare dentro e fuori dalla lezione: con i giusti limiti, rispondetegli alla mail in cui vi mandano la foto dei lavori in giardino o dell’ultima torta sfornata. Un discreto e sincero interessamento vi costa poco tempo, ma vi aiuta a costruire legami.
E, a lezione, concentriamoci davvero su di loro. Per noi possono essere soltanto 30 minuti, ma per loro sono i 30 minuti di italiano della settimana: dedicategli tutte le vostre attenzioni. A lezione siate lì per loro, voltate il telefono e non contate i minuti, se possibile. Rendete il momento prezioso e gradevole.
Il rispetto chiama il rispetto. O almeno è così nella maggior parte dei casi.
Qualche “coccola”
Infine, questo consiglio è per i più appassionati: fate qualcosa di extra!
Se ne avete il tempo, create qualcosa per loro. Un fuori programma per supportarli nello studio autonomo e fargli sentire che vi importa del loro apprendimento.
Io ho iniziato a farlo per interesse personale e perché ormai, devo dirlo, mi sono affezionata a molti di loro e faccio mie le loro battaglie con l’italiano.
Mi direte: con tutto quello che devo fare?! Certo, il nostro tempo è prezioso ma, se non avete proprio tempo, possiamo anche farla semplice! Ad esempio, trovate sui social una vignetta carina che parla di noi italiani? Condividetela! Avete preparato una scheda di grammatica per uno studente? Inviatela come “regalo” ad altri studenti a cui potrebbe essere utile. Sentite passare alla radio una nuova canzone italiana? Perché non inviargliela con il testo?! Trovate una buona ricetta sfogliando una rivista? Magari a qualcuno può interessare… Insomma, non tutto deve essere “didattica”, bastano piccole attenzioni che saranno gradite e che li faranno sentire “nei vostri pensieri”. Al posto loro, a me piacerebbe ricevere queste piccole “coccole”.
E se, nonostante tutti i nostri sforzi, decidono lo stesso di sospendere le lezioni? Può succedere. Può essere per fare una pausa, per studiare un’altra lingua, per un motivo personale, e va bene, è fisiologico. Io allora faccio così: appuro di non poterci fare effettivamente niente (ritorna l’importanza di chiedere un feedback) e rispetto la loro scelta. Quando si tratta solo di una pausa, lascio passare un po’ di tempo, settimane o mesi a seconda del motivo della sospensione, e poi mi faccio sentire con un messaggio. Credetemi, se vi sentono premurosi, moltissime volte ritornano.
Insomma, concludendo, siete insegnanti capaci e la vostra didattica è efficace. Questo lo sanno già ed è il motivo per cui vi sceglieranno ancora e ancora, ma se li trattate con “cura” e lascerete un sorriso sul loro viso quando li salutate, questo farà la differenza. E farà bene anche al vostro cuore.
Franci