Lavori per una scuola o autonomamente? Forse, come me, entrambe le cose.
Se hai provato a cercare lavoro in proprio oltre ai corsi che ti vengono assegnati da un intermediario come un’azienda o una scuola (ne avevamo parlato qui, ti ricordi?) forse ti sarai accorta/o che non basta dire “Hey, insegno italiano agli stranieri!” per trovare nuovi studenti.
Più che dirlo (tutti possono farlo, no?) devi trovare il modo di mostrare la tua professionalità e le tue competenze come insegnante di italiano per stranieri. Non esiste “il modo giusto”, ognuno di noi deve trovare il suo.
Io, per esempio, ho iniziato a scrivere storie per raccontare l’Italia dal mio punto di vista e cercare di combatterne gli stereotipi. Con queste storie ho creato anche un podcast, ma non ti metto il link perché non è questo il punto.
ll punto è che, dopo aver speso molto tempo a “scervellarmi” su quale fosse la value proposition che volessi promuovere con la mia attività, mi sono ritrovata a leggere la richiesta di una lettrice (o ascoltatrice) che, senza peli sulla lingua, mi diceva questo. Ti riporto le sue parole letteralmente:
Dear Teacher,
I enjoy listening to your stories, though I understand few of the stories, but listen to get used to pronunciation.
I would prefer basic children stories, if possible.
Insomma, in tre righe questa persona mi ha dimostrato di non aver capito niente di quello che faccio. Non scrivo storie per bambini, scrivo storie per adulti che vogliono imparare italiano e cerco di raccontare la società italiana, non favole.
Eppure, ho deciso di riesumare una vecchia storia per bambini seppellita sotto strati di polvere tra i libri dell’università e l’ho pubblicata.
L’ho fatto più che altro per dimostrare a quella gentile signora e a tutti gli altri che una storia per bambini non è più facile da comprendere a livello linguistico, anzi!
Innanzi tutto, una storia per bambini è sintetica e la sintesi, sia a livello di comprensione che di produzione, è una competenza che si sviluppa solo con una certa padronanza della lingua. E poi, le storie per bambini sono spesso (e non è azzardato dire sempre) scritte al passato remoto, un tempo piuttosto ostico per i nostri studenti, come ben sai.
Insomma, mi pareva più che ovvio che questa richiesta fosse assurda! (Sì, iniziavo a scaldarmi).
E poi è successo che un’altra persona, che aveva letto la mia storia, mi ha riferito che non ci aveva capito niente e si sentiva molto frustrata per non essere riuscita a capire nemmeno una storia per bambini!
Fantastico, ho pensato. Di male in peggio. Quella storia non solo non mi aveva supportata ad avvalorare la mia testi, ma al contrario mi aveva remato contro, demotivando gli studenti.
Poi, mi sono calmata.
Ho riflettuto sul fatto che ci ho messo anni di università per capire che le storie per bambini sono molto difficili da scrivere e mesi di lavoro per capire che lo sono anche da comprendere. Ci ho messo molto tempo per capire molti altri concetti che cerco di trasmettere attraverso quello che faccio.
Sembra però che io abbia bisogno di ancora molto tempo per tenere a mente che forse, quello che per noi appare ovvio, non è lo stesso per le persone a cui vorremmo trasmettere le nostre conoscenze.
PS. Alla fine, ho scritto alla signora e le ho suggerito di dare un’occhiata qui. Sul catalogo di EasyReaders.org non troverà storie per bambini, ma una serie di storie scritte appositamente per studenti che stanno imparando italiano, divise per livello. Perché anche le storie per adulti possono essere semplici, se vengono semplificate con sapienza 😉
Michele Ward dice
Sono d’accordo con ciò che Lei dice riguardo alla difficoltà delle favole per bambini. Ho appena tradotto dall’italiano in inglese tre libri di tali storie scritti all’inizio del secolo 19º. Sebbene il pubblico di queste opere siano i bambini, oggi sono gli adulti che le apprezzeranno.
barbara dice
Buongiorno Michele e grazie per la sua testimonianza preziosa (e, davvero, complimenti!)