Sono arrivata a Londra da poco più di un mese e ho già trovato un nuovo lavoro come insegnante di italiano per stranieri. Incredibile eh? Quello che pensavo anch’io… Prima di rendermi conto di quanto la città sia viva, specialmente dal punto di vista lavorativo, tanto dal non rendere molto difficile trovare qualcosa da fare.
Le persone vanno e vengono, a Londra, e la vivacità del mercato immobiliare ne è la più evidente testimonianza: per trovare un appartamento in affitto ci sono delle vere e proprie gare tra i candidati che cercano di conquistarsi la fiducia del padrone di casa.
E il lavoro non è da meno, tanto che quello di cui sto per parlarti me lo sono trovata prima di partire, quando ancora ero in Italia.
Ho usato un trucchetto che mi sento di condividere con te (è uno dei miei più preziosi segreti, sai?) cioè ho utilizzato lo strumento gratuito di Google Alert, che mi informa ogni volta che qualcuno pubblica una nuova pagina su Google che da qualche parte includa una certa parola chiave (impostata da me).
Ed ecco come mi è comparso, direttamente nella casella di posta elettronica, un annuncio che titolava “Italian Teacher for Monday Dinners in London” e che come luogo di lavoro aveva… Un ristorante!
Dopo aver inviato una email per manifestare interesse (e curiosità!) riguardo al lavoro, sono stata contattata dal proprietario per una breve videochiamata conoscitiva. Fin da subito il proprietario mi ha dato l’impressione di non curarsi troppo della parte “educativa” del progetto, quanto piuttosto dell’aspetto legato all’intrattenimento.
Ma io in quel momento ero sommersa dagli scatoloni del trasloco e, a dire il vero, non avevo proprio capito bene ogni cosa che mi avesse detto questa persona, che parlava un inglese molto colloquiale e… Molto veloce!
Fatto sta che sono partita e nel bel mezzo della seconda fase di delirio (se hai mai affrontato un trasloco, so che puoi capirmi) il proprietario del ristorante mi ha ricontattata per un lunch meeting.
Ora, ti lascio immaginare la situazione. Io che, con un quaderno in borsa e la testa piena di pensieri, mi allontano sempre più dalla mia zona di comfort e apro la porta del ristorante. L’ambiente è accogliente e silenzioso, perché il locale non è ancora aperto al pubblico.
Il caposala mi fa cenno di seguirlo in una zona più piccola, dove il proprietario e la moglie mi attendono seduti a una tavola apparecchiata. Iniziano “i convenevoli” in inglese e subito mi trovo di fronte a diversi ostacoli. Il modo di parlare del proprietario è davvero difficile da comprendere, considerate le mie limitate competenze linguistiche di questo periodo. E poi arriva il menù: cosa scelgo? Capirò in seguito che la proposta del cuoco è di utilizzare ingredienti italiani per creare piatti innovativi di ispirazione italiana. Una bellissima idea ma anche un grande punto di domanda quando non conosci la traduzione inglese delle pietanze.
Chiacchieriamo del più e del meno (il cosiddetto small talk) e ogni tanto accenniamo al corso di italiano di cui dovrei occuparmi.
Capisco che il corso sarà organizzato una volta a settimana in due turni, uno a partire dalle 18:30 e l’altro a partire dalle 20. Il primo turno è dedicato alle famiglie con bambini, il secondo ai soli adulti. Ai partecipanti verrà proposta una cena con lezione di italiana annessa.
Bello, vero?
Magnifico… Se sei un partecipante.
Se sei l’insegnante, sono un altro paio di maniche.
Sono sicura che, come collega, ti saranno venute in mente alcune domande come:
- Quanti partecipanti?
- Quali sono gli obiettivi del corso?
- Qual è il livello dei gruppi?
Ebbene, ho scoperto presto che queste sono domande da insegnante, non da imprenditore.
Tranne la prima, la cui risposta è stata “Quanti più partecipanti riusciremo ad attirare, meglio è!”
(Ok, ora puoi sostituire la parola partecipante con “cliente”.)
E se te lo stai chiedendo, sì, ho messo subito le mani avanti: ho detto che i gruppi che di solito organizzo vanno da un minimo di tre a un massimo di cinque partecipanti, altrimenti diventa davvero difficile riuscire a coinvolgerli tutti e quindi a ottenere dei risultati, anche solo in termini di motivazione personale a continuare lo studio dell’italiano.
E poi il livello, è importantissimo! I gruppi “misti” possono funzionare se i partecipanti sono collaborativi, ma qualcuno di loro sarà sempre svantaggiato e si finisce fare un minestrone che non piace a nessuno (senza contare il lavoro doppio che deve fare l’insegnante per dosare la difficoltà delle attività).
E vogliamo parlare dei bambini? Un corso che si rivolge ai bambini ha dei contenuti completamente diversi da uno che si rivolge agli adulti.
Infine, parliamo dei compensi. La proposta che mi è stata fatta è di 120 Sterline britanniche a serata (due turni), inclusa la cena. L’orario effettivo di lavoro è dalle 18:30 alle 21:15, ma ovviamente è bene arrivare una mezz’ora prima per sistemare il proiettore. E la preparazione, come spesso accade, in questo caso non è inclusa.
Io, alla fine, una decisione l’ho presa. Ma prima di raccontartela sono curiosa di sapere… Tu avresti accettato?
Euterpe dice
Molto interessante questa idea di questo ristoratore, ma molto difficile da mettere in pratica. dal punto di vista di insegnante avrei molte perplessità… però presa come organizzare serate gioco con l’italiano forse potrebbe avere un senso. Se invece deve equivalere a un corso di lingua la vedo difficile, i clienti sarebbero disposti a venire a cena tutte le settimane? Non so a quanto equivalgano 120 sterline, ma personalmente questo incarico mi spaventerebbe troppo per acettarlo.
Isabelle dice
Buongiorno, infatti mi sembra complicata , quella situazione anche per gli orari.. però forse l avrei accettata perché mi piacciono le sfide però avrei proposto la mia organizzazione dei corsi.
Isabelle