A me è capitato la prima volta con un amico straniero che parla italiano. Sfinito dopo un pomeriggio di giochi, indicando dei bambini mi disse “È dura, con tutti questi frichi!” “E che cosa sono i frichi?” Mi guardò sbalordito, ma che razza di persona non conosce il significato della parola “bambino”? Il problema è che quella parola, così semplice, non era italiana, ma dialettale. Lui, spagnolo ma con madre marchigiana, che aveva imparato l’italiano nei dintorni di Ascoli Piceno, non se ne era mai accorto.
Tutti gli stranieri che vivono in Italia dopo un po’ di tempo se ne rendono conto. Basta prendere un treno, spostarsi per un paio d’ore e si scopre che in un’altra città tutti parlano in maniera diversa, leggermente se la città è vicina, e completamente se la città è lontana oltre duecento chilometri.
Spesso questa scoperta causa non poco disappunto. Ma come, io mi son impegnato tanto e adesso tutto quello che ho studiato non vale più se vado in un’altra regione? Per questo, da un livello intermedio in su sarebbe opportuno parlare dei dialetti e spiegare ai nostri studenti la ricchezza linguistica dell’Italia. Ecco alcuni spunti per introdurre il tema.
Canzoni
Da “Pizzicarella mia” a “La società dei magnaccioni”, ci sono tante canzoni dialettali che sono conosciute a livello nazionale. Una bella attività sulla pizzica con annessa traduzione del testo è un ottimo modo per introdurre il tema dei dialetti e la cultura che portano.
Video
Dalla famosa barzelletta “Er cavajere nero” a “Ramboso”, Rambo in dialetto veneto, o “Savvatore” la trasposizione de “Il gladiatore” in siciliano, Youtube è ricco di video e parodie in dialetto che lasceranno i vostri studenti a bocca aperta. Attenzione però: visionate con cura il materiale in anticipo per sapere che cosa dovrete affrontare, normalmente i contenuti spaziano dal volgare all’estremamente volgare.
VIVALDI
Ossia il VIVaio Acustico delle Lingue e dei Dialetti, d’Italia che si trova qui. Un progetto importantissimo di raccolta dei dialetti italiani. Se avete a disposizione dei computer, lasciate che i vostri studenti si sbizzarriscano a cercare le varianti di pronuncia di decine di parole e frasi. Oppure, a un livello più avanzato, fate sentire loro gli input e fateli tirare a indovinare sulla regione. Un punto a chi si avvicina di più. Alla fine non vi stupite se vi diranno “m pui pì”, “un ne posso phiù” o “non di bozzo bruzzu”. Cosa significa? Sta a voi scoprirlo!
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